Sono passati più di 150 anni dalla morte di Marcel Proust eppure, nonostante il rapido scorrere del tempo e il cambiamento costante del panorama letterario, il suo è un nome ancora vivo. Quella di Proust, infatti, è una personalità eterna: non potrà mai morire davvero.
D’altronde, come si può dimenticare un autore che è stato un rivoluzionario, un innovatore e forse, addirittura, un folle?
Come possiamo lasciar cadere nell’oblio un uomo che ha preso tra le mani la struttura del romanzo per poi ribaltarla, demolirla e unirla ad altri generi letterari?
Su una colonna portante della letteratura, come lo è Marcel Proust, ci sarebbero un’infinità di cose da dire. Ma partiamo dal principio: la sua vita.
Biografia di Marcel Proust
Proust nasce nel 1871, a Parigi, da una famiglia benestante. Questo gli permette di vivere un’infanzia agiata e serena in luoghi e ambienti borghesi, da dove il piccolo scrittore trae una grande ispirazione e una passione per la lettura e per la scrittura. Infatti, Marcel fin da subito si rivela come un bambino vivace e curioso sebbene afflitto da una salute cagionevole che lo porta a soffrire di violenti attacchi d’asma. Questo lo costringerà, in primis, a lunghi soggiorni al mare ma, più in generale, a un’esistenza travagliata. Inizia, infatti, ad allontanarsi e a preferire la solitudine alla socialità. La situazione si aggrava ulteriormente dopo la scomparsa dei suoi genitori: nel 1903 perde il padre e nel 1905 la madre per cui provava un amore viscerale e quasi ossessivo. Fu, dunque, un duro colpo per lui. Un dolore amplificato dalle sue condizioni di salute, che si rifiutavano di migliorare. Per questo motivo, decide di correre via: si trasferisce, cambiando varie dimore e dedicandosi a una vita da recluso.
La sua unica attività? Leggere e scrivere.
La lettura ci insegna ad accrescere il valore della vita, valore che non abbiamo saputo apprezzare e della cui grandezza solo grazie al libro ci rendiamo conto.
Alla Ricerca del Tempo Perduto
In questo clima Marcel Proust partorisce il suo capolavoro: Alla Ricerca del Tempo Perduto. Un romanzo complesso ma sicuramente non banale. Un libro diviso in 7 tomi, che vanno dal 1913 al 1927:
La Strada di Swann;
Un Amore di Swann;
All’Ombra delle Fanciulle in Fiore;
Guermantes;
Sodoma e Gomorra;
Albertine Scomparsa;
Il Tempo Ritrovato.
Classificarlo, attribuendogli l’etichetta precisa di un singolo genere a questo romanzo è una missione ostica e spinosa. In merito, si è scritto che trattasi di un’autobiografia fittizia, e finanche lo stesso Proust si è interrogato su questo punto.
Mi è lecito chiamare romanzo questo libro? È forse qualcosa di meno e molto di più: l’essenza medesima della mia vita qui distillata, senza nulla aggiungervi, quale cola dalle fessure delle ore.
Questa affermazione proietta il lettore verso l’universo dell’autobiografia, però non bisogna mai dimenticare che Proust è imprevedibile. Infatti, eccolo qui, pronto a confonderci le idee, quando in un saggio ci dice che:
Un libro è il prodotto di un io differente da quello che manifestiamo nelle nostre abitudini, nella società, nei nostri vizi.
Per questo definire Alla Ricerca del Tempo Perduto è difficoltoso e forse, viene da pensare che sarebbe anche una limitazione e una riduzione della sua grandezza. Non c’è, infatti, una trama romanzesca o un filo logico preciso e lineare: al centro dell’opera, c’è solo Proust.
La riflessione
Proust cerca di ripercorre attraverso le pagine del suo romanzo la propria vita e il tempo passato, tentando di riportarlo a sé attraverso la narrazione.
I personaggi che compiano sono tantissimi, più di 2.500, appartenenti a differenti classi sociali e con differenti origini, ma si può dire che, in fin dei conti, la vera grande protagonista è solo una: la memoria.
Infatti, grazie alla memoria, Proust rivive la sua storia dall’infanzia alla maturità e attraverso questo meccanismo, nasce quasi spontaneamente una profonda riflessione sulla vita e su i suoi aspetti più disparati, primo fra tutti, proprio il funzionamento della memoria. Anche per questo motivo ancora oggi quest’opera è considerata un caposaldo della letteratura e, più in generale, una vera e propria meraviglia: poiché Proust è riuscito a parlare della vita in una maniera del tutto nuova e sconvolgente, raccontandola come nessuno aveva mai fatto prima. Proust è partito dai suoi sensi e dalle sue esperienze emotive per scrivere di tutti noi.
Le critiche
L’abbiamo detto all’inizio: Alla Ricerca del Tempo Perduto è un libro complesso. Per questo e per via della sua ragguardevole lunghezza ha suscitato non poche polemiche, attirando a sé una pioggia di critiche. Viene infatti considerato uno dei romanzi più lunghi al mondo, le varie edizioni contano tra le 3000 e le 4000 pagine, i periodi sono molto lunghi e le descrizioni così dettagliate ed approfondite da aver fatto storcere il naso a editori, lettori e critici.
Se da un lato, una figura come quella di Eric Auerbach aveva apprezzato l’opera al punto da dire che “a confronto con l’opera di Proust, quasi tutti i romanzi che si conoscono sembrano dei semplici racconti” dall’altro lato sono stati abbondanti i lettori a non aver apprezzato questa minuzia. Si pensi che un lettore della casa editrice Ollendorf ha scritto:
Sarò particolarmente tonto, ma non riesco a capire come questo signore possa impiegare trenta pagine a descrivere come si gira e si rigira nel letto prima di prendere sonno.
Fatica o piacere?
Probabilmente non possiamo negare che leggere Alla Ricerca del Tempo Perduto di Marcel Proust sia faticoso: non si tratta infatti di una storia semplice e scorrevole e dobbiamo ammettere che arrivare alla fine della pagine può sembrare una missione quasi titanica. Ma c’è un piccolo dettaglio che è ancora più vero e che probabilmente è il motivo del perdurante successo dell’opera a distanza di così tanti anni dalla sua pubblicazione. Leggendo Alla Ricerca del Tempo Perduto non si può fare a meno di restare affascinati dalla maestria del suo autore per la profondità delle riflessioni, per l’accuratezza con cui descrive le sensazioni più intime e i pensieri del protagonista e per la capacità di rappresentare fatti e situazioni in cui ciascun lettore prima o poi finisce per riconoscere se stesso.
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Un commento su “Tra fatica e meraviglia, leggere oggi Marcel Proust”
Marcel Proust insegna a tutti che leggere è come sognare, ma solo a pochi che scrivere è sognare.