Maria Luisa Spaziani: chiamatemi “poeta”

Nell’estate del 2014 muore la poetessa Maria Luisa Spaziani, una delle figure più note in campo letterario del Novecento. Alla sua dipartita i media italiani reagiscono con indifferenza, nonostante si tratti di una scrittrice talentuosa, fondamentale per quanto riguarda la storia della letteratura italiana. Per ben tre volte, tra il 1990 e il 1997, viene candidata al Premio Nobel per la letteratura. Eppure, se ne parla decisamente poco.

Ai più è conosciuta a causa del suo rapporto ambiguo con un altro grande poeta, Eugenio Montale. Infatti, risulta essere proprio lei la Volpe dei Madrigali privati dello scrittore.

Tu, scelto a caso dalla sorte, ora sei l’unico,

il padre, il figlio, l’angelo e il demonio.

Mi immergo a fondo in te, il più essenziale abbraccio

e le tue labbra restano evanescenti sogni.

Maria Luisa Spaziani inizia a scrivere ancor prima dell’incontro con Montale, avvenuto nel 1949. L’amore tra i due poeti, rimasto platonico, risulta essere soltanto una conseguenza della passione che entrambi nutrono per la poesia e la scrittura.

Poetessa è un termine che andrebbe cancellato. Se uno dice ‘Saffo è stata la più grande poetessa greca’ afferma una cosa vera. Poi però se chiedono di elencare i più grandi poeti greci a Saffo si pensa per ultima. Invece non ci sono categorie diverse fermo restando tutte le possibilità, tutti i valori di genere. Io chiedo che mi si giudichi non in quanto donna ma perché ho scritto delle poesie e queste poesie mi rendono poeta.

La poetica di Maria Luisa Spaziani

La poetica della Spaziani si avvale della musicalità dei versi che contengono parole di uso comune, prive di fronzoli, la cui retorica risulta semplice. I vari libri della poetessa sembrano legati da un filo conduttore, così come la struttura interna dei suoi componimenti poetici. Infatti, è solita impostare i suoi testi in due quartine. Nelle sue opere si percepisce la tensione al viaggio e alla fuga. Altri temi predominanti sono la natura, la luna, il mare, l’amore e la poesia stessa.

La poesia è come la preghiera, è contemplazione perché si crea un senso di solitudine verso le cose che si guardano

Ciò che rende Maria Luisa Spaziani una delle più grandi poetesse del Novecento, oltre la sua acutezza mentale e sensibilità, è la capacità di unire un tipo di scrittura delicato e formale all’esasperazione delle emozioni.

Vorrei sentire la tua mano fresca
sulla fronte che brucia. Così scende
sopra i roseti esausti la rugiada.
Così sboccia la luna nel buio.

Aiutami ad amarti, ad inventarti
nelle tue assenze. La mia fantasia
è comunque un tuo dono, un chiaro alibi
in questo mondo senza altrove.

La vita e le opere di Maria Luisa Spazianimaria luisa spaziani

Maria Luisa Spaziani nasce a Torino il 7 dicembre del 1922 da una famiglia benestante, il che le permette di dedicarsi agli studi. A soli 19 anni fonda una rivista letteraria, <<Il Girasole>>, che con il passare del tempo acquisisce notorietà e viene rinominata <<Il Dado>>. Il giornale attira diversi nomi noti nel panorama artistico e letterario, tra cui Virginia Woolf, la quale poco prima di morire le invia un capitolo del suo romanzo inedito Le onde. Autografato e dedicato alla “piccola direttrice”.

La Spaziani si laurea in lingue all’università di Torino presentando una tesi su Proust. La sua passione per la letteratura francese si riversa, oltre che nel suo immaginario creativo, anche nella vita reale. Visiterà Parigi, grazie ad una borsa di studio, nel 1953.

Sono venuta a Parigi per dimenticarti
ma tu ostinato me ne intridi ogni spazio.
Sei la chimera orrida delle gronde di Notre-Dame,
sei l’angelo che invincibile sorride

Maria Luisa Spaziani, inoltre, visse a Milano, a Messina e infine a Roma. Queste sono le città della poetessa, fogli bianchi sui quali deposita memorie, sogni, speranze. Città che hanno ospitato amori defunti, scoperte magnifiche, amicizie profonde. Luoghi che hanno dato vita ai suoi componimenti più famosi, come Le acque del Sabato, la sua prima raccolta pubblicata nel 1945 da Mondadori.

 

Amarti… Ma il linguaggio è una gabbietta

di cornacchie assai rauche. La più saggia

eloquenza sarà tacerti accanto,

mio germoglio che dormi nella neve.

Due anni dopo, a causa di un tracollo finanziario del padre, la Spaziani inizia a lavorare come insegnante di francese presso un collegio torinese. Nel 1959 esce la raccolta Luna lombarda, poi confluita in Utilità della memoria.

Nel 1966 viene chiamata ad insegnare letteratura tedesca e francese all’università di Messina. Fa da pendolare tra Roma e Sicilia per ben trent’anni e inevitabilmente, il paesaggio del Sud entra nelle sue poesie. L’esperienza catartica del mare, dello Stretto e del Mediterraneo la portano a partorire L’occhio del Ciclone, pubblicato nel 1970. Un testo orfico e naturalistico, ricco di ambiguità e inquietudine.

Nel corso del tempo la poesia di Maria Luisa Spaziani da caustica e pungente diventa sempre più discorsiva e diaristica. Lo testimonia la raccolta Transito con Catene del 1977 e Geometria del Disordine del 1981. Con quest’ultima vince il Premio Viareggio. Con la raccolta La Traversata dell’Oasi si rasenta quasi la narrativa, che contiene diversi componimenti riguardanti la vita sentimentale dell’autrice.

Quest’amore

Quest’oasi fiorita

Sarà presto un’immensa maceria.

Già i bocci s’intristiscono, le foglie

Non puntano più al sole.

Accogliere, accettare quel destino

È strappo acuto, è bruciatura, è taglio.

Colossei, partenoni avranno pianto

Alla caduta della prima pietra?

Maria Luisa Spaziani, oltre ad essere una poetessa, è una donna molto attiva nel panorama culturale italiano. Nel 1978 fonda insieme a Caproni il Movimento Poesia che alla morte di Montale diventa Centro Internazionale Eugenio Montale e Premio Montale. Negli Anni Ottanta scrive e conduce alcuni programmi radiofonici, si occupa di giornalismo, teatro, e scrive racconti.

Nel 1990 raggiunge l’apice del suo successo con la pubblicazione di un poema in ottave dedicato a Giovanna D’arco, una figura che l’ha sempre affascinata fin dalla più tenera età.

Per me Giovanna d’Arco è semplicemente la poesia; è la donna come dovrebbe essere dopo ogni femminismo riuscito, e cioè una creatura che abbia le stesse potenzialità di un uomo ma che agisce autonomamente, secondo il suo personale destino, secondo i suoi gusti, le sue scelte, in stretta simbiosi con l’universo maschile.


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