Ricordati chi sei: la catarsi nel Rinascimento Disney

I film d’animazione sono nostri fedeli compagni fin dall’infanzia; sono stati motivo di riso, pianto, riflessione, in molti casi hanno rappresentato la prima esperienza cinematografica a cui molti di noi si sono accostati. Siamo cresciuti con le avventure da essi narrate, apprezzando e cogliendo aspetti e prospettive d’indagine sempre diversi a seconda dell’età. E accorgendoci di quanto tali prodotti, primariamente pensati per intrattenere un pubblico infantile, parlassero alle versioni adulte di noi stessi in maniera più efficace e profonda di quanto facessero agli spensierati bambini del nostro passato.

Concretizzazione e adattamento audiovisivo del mondo delle fiabe, i film d’animazione pescano da sempre a piene mani da quel genere letterario che prima Propp (Morfologia della fiaba) e poi Greimas, padre dell’analisi semiotica narrativa, si interessarono a teorizzare attraverso l’individuazione di una serie di strutture e personaggi ricorrenti. Sebbene infatti le grandi case di produzione si siano servite di qualsivoglia ispirazione narrativa, dalla mitologia alle antiche leggende popolari finanche alla riproposizione in chiave cartoonesca di avvenimenti storici, lo schema narrativo dei prodotti d’animazione ricalca con evidenza il modello del racconto fiabesco.

La catarsi

Un eroe, protagonista della vicenda, un cammino da compiere, un obiettivo da raggiungere, mille peripezie, aiutanti, un malvagio antagonista. Una intelaiatura riconoscibile, all’interno della quale a rivestire un ruolo di primaria importanza è la fase della catarsi. L’istante in cui l’eroe, abbattuto da un tristo susseguirsi di eventi, risolleva il capo e, forgiato di nuova forza, reagisce alle avversità.

Ti lasciamo in pace. Dopo tutto siamo fatti solo di pietra.
Pensavamo che tu fossi fatto di una materia più forte.

(Il gobbo di Notre Dame)

Un momento decisivo per lo sviluppo del racconto, contraddistinto dalla carica emotiva di una presa di coscienza forte e di una ritrovata consapevolezza dei propri mezzi. Snodo fondamentale più volte sfruttato ed elaborato, a cui quel periodo storico della Walt Disney Company, solitamente ricordato con il nome di Rinascimento (1989-1999), ha dedicato particolare spazio e un adeguato approfondimento.

Amore, amicizia, famiglia

Ad accendere la scintilla di questo incendio di poetica rinascita sono elementi di carattere composito, variabili di racconto in racconto, eppure passibili di identificazione secondo denominatori comuni.

È l’amore a ridestare la Bestia e Quasimodo, spettatori quasi impotenti della propria fine e di quella della propria amata; l’amicizia a salvare Pocahontas, Ercole e Mulan, volti rassegnati alle estreme latitudini del globo, incapaci di reagire a una sorte che sembra averli spezzati. La famiglia a donare nuovo coraggio a Tarzan e Simba, principi lontani da casa, dalle radici di un mondo che ha bisogno di loro.
Personaggi tanto diversi all’origine della propria storia quanto legati da un eguale destino di solitudine, emarginazione e spasmodica ricerca di sé.

Un percorso dai contorni sfumati e dagli esiti imprevedibili, al termine del quale, ad attendere gli eroi al di là della coltre di fumo di una lacerante frustrazione, sono i volti di donne amate, i sorrisi di amici fidati, lo sguardo fiero di un genitore o il nebuloso ricordo del proprio cammino.

Conosci la tua via, bambina, ora seguila!

(Pocahontas)

Un cammino che scandaglia ampi ventagli emotivi, liberando infine una rabbia esplosiva e primordiale, una rabbia purificatrice che liberi l’eroe dai propri demoni e lo conduca sulle amene vie di una ritrovata tenacia.

Paradossale umanità

Dopotutto non è mai stata la perfezione a definirci; non una strada priva di ostacoli a motivare il nostro desiderio di scoperta. Né le ferite a distogliere il nostro sguardo da nuove sfide.

Ecco perché il reale motivo che sta alla base dell’affezione che fin da bambini ci lega alla maggior parte degli eroi del Rinascimento Disney (e più in generale ai numerosi personaggi ideati dalle case di produzione animata) è da ricercarsi nella fallibilità degli stessi.
Perché l’eroe non è perfetto, può sbagliare, cadere, perdere persino la volontà di rialzarsi. Ma, al di là della forma in cui ci si presenta, animale, mostruosa o divina che sia, egli è e sarà sempre caratterizzato da una profonda umanità.

Ed è contestualmente a questa assurda e paradossale umanità che la sua parabola di caduta e risollevamento si fa carico di un significato alto, quasi cristologico, di resurrezione.
Una resurrezione dalle ceneri della propria vita, riproposizione metaforica del mito della fenice e genesi di un fuoco nuovo, di una speranza lasciata libera di divampare.

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