Made in Ilva: il dramma dell’operaio è una performance

Per la prima volta approda al Pacta Salone Milano Made in Ilva, una performance di teatro totale produzione Instabili Vaganti che ha ottenuto diversi riconoscimenti dalla critica. Pluripremiato e tradotto in tre lingue, presentato nei più importanti festival internazionali, Made in Ilva è una riflessione intorno alla brutalizzazione che subiscono gli operai delle grandi fabbriche italiane. In particolare, lo spettacolo focalizza l’attenzione sulla famosa realtà dell’Ilva di Taranto, operando nel corso della messa in scena una focalizzazione sempre più puntuale sul caso specifico. Inizialmente infatti l’operaio in scena è presentato come l’archetipo di un qualunque lavoratore; successivamente, il contesto viene sempre più definito fino a circoscrivere dettagliatamente l’episodio.

Made in Ilva: la performance di voce e corpo

A livello drammaturgico, Made in Ilva è un intreccio di generi e stile. Lo spettacolo prende ispirazione dal diario di un operaio dell’Ilva di Taranto e da alcune interviste rilasciate da altri operai che lavorano nella stessa fabbrica. Tuttavia, alla cronaca si mescola la poesia: la rappresentazione porta in scena infatti testi poetici di L. Di Ruscio e frammenti composti appositamente per la regia.
Lo spettacolo, nonostante presenti un unico personaggio protagonista sulla scena, è un dialogo a due voci. Al centro vi è un operaio dell’Ilva, che appare agli occhi del pubblico quasi imprigionato nella fabbrica metallica. La descrizione della sua condizione non avviene solo grazie all’ausilio delle parole, bensì grazie al corpo. Un accurato lavoro di ricerca e sperimentazione ha dato vita a uno spettacolo che mescola teatro danza, teatro fisico e performance. L’obiettivo non è quello di raccontare al pubblico una storia, ma offrire una testimonianza emotiva di una condizione esistenziale.

La presenza di un personaggio femminile a margine della scena è utile proprio per creare un esperimento di suoni e voci. Se il protagonista rappresenta l’operaio, la donna è la voce fuori campo, il narratore che permette, a seconda delle necessità, di contestualizzare e decontestualizzare la vicenda, rendendola più concreta o più astratta. Lo spettacolo è un’opera d’arte totale che sfrutta l’intero repertorio a servizio dell’attore, con l’obiettivo di denunciare la meccanizzazione dell’uomo con l’ausilio del solo corpo umano, il corpo scenico. Per questo, la scenografia appare quasi completamente spoglia. Solo due oggetti infatti popolano il palco: uno sgabello e la maschera da saldatore. Il primo viene utilizzato come gabbia, prigionia, all’interno del quale l’attore si muove più volte e cerca di scappare. Il secondo, invece, ha un valore prettamente simbolico.

La maschera del saldatore è la maschera dell’attore

La maschera è un oggetto estremamente interessante all’interno dello spettacolo. Consente infatti di far dialogare intimamente il mondo della fabbrica con quello dello spettacolo. Il saldatore, come l’attore, per andare in scena necessita di una maschera: l’uno per proteggersi, l’altro per esprimersi. In ogni caso, è necessario ricordare come la maschera venga utilizzata in quanto ausilio, senza però sostituire l’uomo stesso. Made in Ilva mette in guardia proprio circa la meccanizzazione e disumanizzazione del processo produttivo. La fabbrica rischia di dimenticare gli uomini per trasformarli in maschere senza volto, oggetti metallici nati e vissuti solo per lavorare. Così, verso la fine, risulta chiara la denuncia dello spettacolo: l’uomo non si nasconde più dietro la maschera, ma diventa esso stesso la maschera, sacrificando così l’unicità del suo volto e, dunque, della sua anima.

Nella brevità della messa in scena, Made in Ilva offre al pubblico uno spunto di riflessione sulla condizione del lavoratore in epoca contemporanea. Mette in risalto il “rovescio della medaglia”, quella condizione di vita troppo spesso trascurata poiché poco evidenziata dalla cronaca. In un contesto (come quello dell’Ilva di Taranto) protagonista di una tragedia globale, si tende spesso a ignorare la storia di chi ogni giorno vive in prima persona quella stessa realtà, manifestando la propria tragedia individuale.

Made in Ilva è un invito all’ascolto, al non soffermarsi sulla superficie delle cose, all’andare sempre ostinatamente oltre.

FONTI

pacta.org

visione dello spettacolo

CREDITS

Pacta Salone Milano

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