Il racconto della commedia dell’arte e dei personaggi che popolano la scena dei più importanti canovacci approda oggi nella Val Padana, per raccontare la storia di una delle più celebri maschere: lo Zanni. Ma se questo nome appare sconosciuto ai più, non lo sarà di certo quello di Arlecchino, Brighella, Truffaldino o Pulcinella. Si tratta infatti di maschere appartenenti alla tradizione popolare, frutto di una cultura cittadina ancorata ai canoni locali. Pulcinella, per esempio, è la maschera napoletana per eccellenza, Arlecchino quella bergamasca. Tutti i personaggi appartengono alla grande famiglia dello Zanni, il servo più povero e ignorante della gerarchia comica. La maschera assume aspetti e forme piuttosto diverse, parallelamente alle molteplici sfaccettature dello stesso personaggio. I tratti possono infatti essere più o meno dolci, il naso più o meno pronunciato, ma le caratteristiche sostanziali – fisiche e caratteriali – sono tra loro equivalenti.
Alcuni primi accenni del personaggio dello Zanni si evidenziano anche nella cultura della Grecia antica. Qui si parla di Sannos per indicare una persona ridicola e stolta, nell’aspetto e nelle movenze.
Tuttavia, la maschera vera e propria, di concezione moderna, nasce nel XV secolo tra le compagnie della Val Padana. Se i suoi tratti ricordano i servi poveri e ignoranti provenienti dalle campagne bergamasche, il nome Zanni deriva dal dialetto veneto. Si tratta della traduzione del nome “Gianni”, molto diffuso nelle campagne veneto-lombarde, luogo da cui provengono i servitori dei ricchi mercanti veneziani. Così, per antonomasia, il nome è stato ben presto utilizzato per identificare i servi in senso lato. A poco a poco, il nome Zanni si è trasformato in un vero e proprio carattere, personificato da una maschera. In questo modo, con la nascita delle prime compagnie, la maschera è diventata protagonista assoluta degli spettacoli di commedia dell’arte.
Nel tempo, lo Zanni semplice si è perso per lasciare posto a personaggi più complessi e con caratteristiche ben identificate. Come è stato precedentemente anticipato, si sono distinti Arlecchino, Brighella, Pulcinella e molti altri. Ciascuno di essi evidenzia alcune sfaccettature di un carattere complesso ed estremamente variegato.
Le caratteristiche del personaggio
La maschera dello Zanni è strettamente legata al mondo rurale e contadino e celebra l’attaccamento dell’uomo alla terra. Tuttavia, a questo suo a lato concreto e terreno è spesso affiancato un aspetto sinistro, quasi demoniaco. Lo si nota dal naso arcigno e dalle sopracciglia corrucciate, oltre che dal costume, bianco con una cinta nera (che ricorda il regno dei morti) e dalla maschera stessa. In effetti, questa presenta un bernoccolo sulla fronte che, secondo la tradizione, indicherebbe un marchio diabolico. Nello Zanni il diabolico si mescola al buffo, per ottenere un effetto grottesco. Poiché si tratta di una maschera terrena che ricorda un povero e rozzo contadino, i bisogni primari che il personaggio necessita di soddisfare sono sempre e solo il sesso e la fame. Quest’ultimi rappresentano dunque i moventi delle avventure dello Zanni e costituiscono la ragione per la quale si innestano le relazioni con tutti gli altri personaggi della commedia.
Zanni furbo e Zanni goffo
Proprio a causa delle molteplici sfaccettature presenti all’interno della stessa maschera, è facile distinguere due tipologie di Zanni. Da una parte, si evidenzia lo Zanni furbo, estremamente agile e veloce, che imbroglia il suo padrone per raggiungere gli obiettivi precedentemente descritti. Appartiene a questa prima categoria di personaggi Arlecchino, come si può facilmente notare in Arlecchino servitore di due padroni di Goldoni. Qui la furbizia di Arlecchino, assoluto protagonista della commedia, si spinge al punto da ottenere due padroni, e così guadagnare e mangiare il doppio.
D’altra parte, esiste lo Zanni goffo e ignorante, che risulta tuttavia divertente agli occhi del pubblico grazie all’enorme quantità di equivoci che riesce a creare nel rapporto con il padrone. Ne può essere un esempio il Brighella dello stesso spettacolo goldoniano. Questo personaggio è balbuziente, ha difficoltà a esprimersi e spesso si lamenta della sua povera condizione servile. Inoltre i suoi movimenti, al contrario di Arlecchino, sono goffi e poco agili.
Zanni: una maschera dalle mille caratteristiche
La maschera dello Zanni varia a seconda delle caratteristiche del personaggio. Infatti, è necessario che i suoi tratti siano coerenti al carattere dello stesso affinché il personaggio sia ottimamente rappresentato sulla scena. Il naso è spesso molto pronunciato, uncinato e lungo, soprattutto negli Zanni più arcigni e terreni. Si tratta di una chiara rappresentazione fallica che evoca il bisogno primario legato al sesso. A volte però il naso si presenta di dimensioni ridotte, come nel caso di Arlecchino. In effetti, rispetto ad alcuni esemplari simili, Arlecchino, seppur servo, è dotato di intelligenza e furbizia. Ciascuna maschera, inoltre, ricorda nei tratti un animale. Tuttavia, in alcuni casi, è evidente il legame con gli uccelli e i rapaci, in altri con i felini. A queste due tipologie appartengono Zanni con caratteristiche diverse, che si riflettono molto evidentemente nel carattere e nella fisicità dello stessi. La scaltrezza di Arlecchino si ritrova nell’agilità dei gatti, l’andamento goffo e ricurvo di alcuni servi ricordano le movenze degli uccelli.
Dario Fo e La fame dello Zanni
La rilevanza della maschera nella cultura nazionale è testimoniata dalla presenza di numerosi testi teatrali che lo pongono al centro in qualità di protagonista. Dario Fo sceglie infatti lo Zanni come personaggio centrale di un celeberrimo monologo giullaresco. La fame dello Zanni è parte di Mistero Buffo, spettacolo scritto in una lingua onomatopeica completamente inventata dal luminare e Premio Nobel: il grammelot. Il monologo, come si evince dal titolo, racconta le avventure di un povero contadino del Cinquecento, in preda alla speranza di accaparrarsi del cibo. Nel suo monologo, Zanni descrive comicamente la tragedia della fame e il dramma della povertà.
Dario Fo rievoca così nel novecento una maschera caposaldo della tradizione teatrale e ne dimostra la sua contemporaneità. Ridurre la psicologia del personaggio costituisce in questo caso un importante valore aggiunto alla messa in scena. Consente infatti di raccontare una storia universale, emotivamente legata a un pubblico eterogeneo e culturalmente vario. La fame è un bisogno primario dell’uomo e Zanni personifica esattamente l’essenza e la semplicità dell’essere umano. Zanni è un archetipo, in grado di parlare e toccare il cuore a qualunque tipologia di pubblico. Così Dario Fo, ancora un volta, mostra l’immortalità degli archetipi e la loro malleabilità in qualunque contesto storico culturale, proprio come le maschere della commedia dell’arte.
FONTI
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