Le opere di Valeria Magini sono pienamente contemporanee. Infatti, queste raccontano emozioni ed eventi vissuti ed esperiti da tutti. Chi osserva un suo dipinto non può non immedesimarsi nella profondità di uno sguardo o di un bacio. Un’attività, quindi, che assume un valore strettamente rappresentativo, un’arte che registra e propone come deve essere considerata. Un’arte politica in senso lato, per dirla alla Walter Benjamin.
Tuttavia, la creatività di Magini non è rivolta a indirizzare le masse, bensì a ripensare i sentimenti che si risolvono nella materia. Il valore politico risiede qui, in quanto su tela o carta si ritrova il noumeno del sentimento anziché la sua manifestazione. Un bacio e un abbraccio non sono niente altro che i baci e gli abbracci a cui noi diamo un significato specifico e che l’artista sceglie di assegnare ai soggetti della sua realtà. L’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica trova in Magini un’ulteriore declinazione. La decantata aura sacrale, perduta secondo Benjamin, si ritrova qui con le dovute proporzioni, nella profonda semplicità del sentimento umano che la materia plasma sulla superficie del dipinto.
Sentimento, realtà e profondità sono le tre linee d’azione di Valeria Magini, che guidano il fruitore in un delicato viaggio dai confini indefiniti.
Breve biografia
Valeria Magini nasce a Roma nel 1991, dove consegue la maturità classica e successivamente la laurea magistrale in Scienze Linguistiche. Curiosa ed entusiasta della vita, esordisce come artista lo scorso aprile in occasione della mostra collettiva Incontri presso il Museo delle Civiltà di Roma. Il 2022 è quindi l’anno d’esordio della sua attività come pittrice, sebbene Magini dipinga da sempre, sotto l’ombra del nonno e dello zio. Ma non solo, infatti a influenzare la sua attività artistica ci sono figure come Luciana Raggi e Chiara Rapaccini; che le hanno fatto capire come questa strada potesse diventare la sua vita. Altre ancora sono state le influenze, dalla pittura di Francis Bacon alla delicatezza dei soggetti di Egon Schiele, passando per la monumentalità di Gustave Caillebotte.
Si tratta, qui, di trovare dei riferimenti per poter comprendere meglio la pittura di Magini, che concentra tutte le sue energie nella comprensione delle varie possibilità del reale. Sempre nel 2022, in occasione della Rome Art Week, Magini partecipa alla mostra collettiva Peace’s The Exhibition, a cura di Velia Littera e inizia a collaborare con il collettivo artistico “Silver Studio Art Factory”, gestito da Fabio Ferrone Viola.
Ma è con la mostra Istantanee che il talento di Valeria Magini viene rivelato al grande pubblico. La mostra, inaugurata il 10 novembre 2022 presso la Galleria Moderni di Roma, ha presentato gran parte della sua produzione per una prima personale molto apprezzata dal pubblico.
Il progetto nasce dalla necessità di riprodurre cosa l’artista cerca nella realtà e quindi di dimostrare come l’osservazione di ciò che ci circonda sia necessaria per capire veramente cosa noi siamo. E infatti:
Mi chiedo sempre cosa gli altri vedano e mi interrogo quotidianamente su quello che io percepisco come reale. Credo che il tempo sia la parte misteriosa del viaggio; sfugge, corre e a volte sembra fermarsi. Mentre il tempo passa, fisso nella mente delle emozioni che sento il bisogno di rivivere. Trovo che il confine tra reale e immaginifico sia veramente sottile e che forse lo sforzo per comprendere tutto questo sia superfluo ma mettere su carta queste impressioni di vita quotidiana mi offre l’occasione di decodificare il mondo che vivo e tentare di farne parte.
Il soggetto dei suoi dipinti sono i momenti, che vengono raccolti in istantanee destinate a diventare eterne; estratte dal corso della storia, ritraggono la vita e le sue forme in quel determinato momento. In questo modo, Magini elimina il superfluo e l’effimero per concentrarsi solo su quello che le interessa veramente: il sentimento. Il tutto, spesso, è condito da lievi tracce di contesto, precedentemente eliminato con cura da cesellatrice. Sprazzi di cieli umidi o di sabbie calpestate fanno da supporto alla singolarità della delicatezza umana.
La pittura di Valeria Magini
Magini predilige principalmente dipingere ritratti, più o meno corrispondenti alla realtà, caratterizzati dall’idealizzazione della figura umana oltre che dell’amore. I suoi soggetti sono interpretabili secondo una doppia prospettiva relativa. Se da un lato il tempo nella sua triplice sfaccettatura condiziona il soggetto, dall’altro è la stessa artista a scegliere la tipologia di intervento. I suoi dipinti riportano questa duplice scelta fissando su carta qualcosa che scorre, come un giro in bici o uno sguardo d’amore. Il vissuto, e quindi anche la vita, non sono un’opzione, ma la certezza necessaria per agire nella realtà e trovarle un senso. Un obiettivo, questo, che si risolve riportando il vissuto senza compromettere la forma e la sostanza dei dipinti. Magini ci presenta il reale e l’umano così come questo effettivamente si manifesta, senza dimenticarne l’origine.
La fenomenologia dell’amore e dello spirito secondo Kant e la Metafisica di Aristotele sono rappresentate in maniera profonda e sintetica, ossia nell’amore e nel sentimento umano. Un doppio significato, quindi, nelle sue opere, che racchiude l’essere sia come realmente è sia come si mostra. Magini, quindi, attraverso le sue donne e i suoi uomini, punta a svelare la reale natura della realtà e della sua determinazione che lei dipinge. Per scomodare la storia dell’arte, si tratta dello stesso procedimento che seguiva Giorgio Morandi con le sue nature morte, alle quali restituiva la dignità di essere oggetti.
In questo caso, la dignità svelata è quella del sentimento più puro che l’essere umano può provare: l’amore. Che sia in montagna, in spiaggia o nella propria stanza, i soggetti di Magini esprimono amore, per gli altri e per se stessi. Il tutto supportato dalla pastosità della sua materia che tutto racchiude e ogni cosa esprime.
Le opere
Valeria Magini non realizza semplici ritratti, ieratici o idealizzati, bensì delle piccole pillole di vita vissuta. Una suddivisione tra uomini, donne e coppie distruggerebbe questo afflato di realtà che si apre alla vista dell’artista. Una densità emozionale e materica che è tipica delle sue opere. A partire da Mamma e Papà, ritratti sulla in spiaggia mentre camminano mano nella mano, dove l’acqua e la sabbia si incontrano e creano una sensazione di eternità. La materia, poi, offre la possibilità di sentire lo sciabordio delle onde e la pesantezza della sabbia, nulla a confronto dell’amore dei due coniugi. Un amore che viene rappresentato anche nella sua veste ludica, leggera e spensierata, come In bici la sera, dove i due innamorati sfrecciano per le vie della città tra case, vicoli e palazzi.
Il senso della velocità e del tempo che scorre sono ben restituiti con una pennellata corposa ma nel contempo leggera, dove tutto è reso con equilibrio e decisione. Lo stesso accade in Lenzuola. Siamo d’estate e una donna vestita di bianco si appresta a raccogliere la biancheria in una giornata calda ma ventosa, dove tutto è in balia della natura. L’immagine è restituita con un verde squillante, l’ombra di lei si proietta sul prato, dove incontra il vento e il suo movimento, fisico e mentale. Una donna immersa nei suoi pensieri che Magini restituisce in tutta la sua integrità, dove ogni sentimento è percepibile ma non pienamente comprensibile.
Le donne di Valeria
La donna, ritratta da Magini in ogni sua condizione, pensiero e sfaccettatura. Sdraiata nel proprio letto avvolta nelle coperte mentre si allunga per cercare chissà cosa oppure mentre si ammira. Come avviene in Elisabetta, che Magini mostra in tutta la sua proverbiale bellezza. Una donna seduta sul proprio letto, nuda, di spalle, come una bagnante di Cézanne o una figura di Cagnaccio di San Pietro, intenta a raccogliersi i capelli. Un’immagine intima, ma allo stesso tempo potente, come Alba o Marianna. In questo caso, la protagonista è la romantica timidezza che prende possesso delle due donne. Se Marianna è vestita di nero, Alba è mostrata così come lei si sente. Tuttavia, ad accomunarle è la totale assenza di uno sfondo di riferimento, come se Magini avesse voluto idealizzare la loro presenza.
Donne estrapolate dal loro contesto di provenienza, ma che riescono però a mantenere la loro personalità e il loro carattere. Come la delicata Anita, la pensierosa Mafalda e la sicura Rosalina, che ricorda la famosa canzone di Fabio Concato. Oppure le misteriose Emily e Sabrina che, in modi diversi, svelano il loro carattere in differenti contesti. Le donne di Magini sono l’esempio del variegato universo dello spettro caratteriale dell’essere umano che lei riesce a modulare con sapienza e un pizzico di mistero.
La gente comune secondo Valeria
Dal ritratto idealizzato, passiamo a scandagliare la realtà vera. A partire da suo fratello ritratto tra le montagne, con le sue emozioni e forse anche i segni di una leggera fatica dopo la lunga escursione. Troviamo poi Elena, seduta e in posa sul ciglio della strada baciata dal sole, dove Magini rivela le sue doti chiaroscurali. O ancora la bellissima Silvia, avvolta dall’acqua di mare e da questa rigenerata e la parigina Giulia, che beve in un bel bistrot persa nei suoi pensieri. Al mare Valeria Magini, amante dei viaggi, trova anche Tommaso, disteso su un lettino gonfiabile mentre si lascia trasportare dalla corrente e ha la possibilità di ritrarre Flavia che, sola, si mette in mostra su una barca a vela.
La capacità di Magini si esprime proprio nel momento in cui riesce a isolare il contesto e a concentrarsi pienamente sulla figura. Il contesto però resta presente e aiuta l’artista a definire l’anima del soggetto. Infine i quadri di coppia, dove sono l’amore e la tenerezza a trionfare, come nel caso di Tommi e Vale, ripresi in un tenero abbraccio nel calore di una stanza o di Carlo e Giulia mentre si danno un bacio in un campo di grano. Come in un film.
Dinnanzi alle opere di Valeria Magini si prova una sensazione di tenerezza e speranza. L’amore si mostra in tutte le sue forme possibili e immaginabili, condite da una materia presente che ha l’obiettivo di restituire la potenza e la semplicità della vita. I suoi dipinti sono la scoperta di cosa presenta il reale e di come questo può essere diversamente interpretato. Il tutto restituito attraverso una pittura che accosta e sovrappone il colore e la materia, che ricorda il lavoro di Carlo Levi e quello di Antonio Mancini. L’emozione si amalgama alla materia per creare momenti eterni e irripetibili.
Fonti
Walter Benjamin, L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica, traduzione di Enrico Filippini, prefazione di Cesare Cases, Torino, Einaudi, 2000.
Crediti
Tutte le immagini sono di proprietà dell’artista.