Fumetti di realtà: il graphic journalism in Italia

In un’epoca come quella odierna, nella quale l’informazione viaggia a ritmi forsennati e l’attenzione delle persone si è abituata a ininterrotti bombardamenti di notizie, la forza comunicativa (e prima ancora conoscitiva) dell’immagine è finita per prevalere sulla ben più pretenziosa disposizione alla lettura. Che la civiltà contemporanea abbia ormai definitivamente assorbito e fatta propria quella che W.J.T Mitchell definì Pictorial turn, non è più una novità; semmai ci si deve domandare se questa “svolta iconica” possa apportare, nell’orizzonte di coscienza contemporaneo, benefici o pericoli all’esperienza del quotidiano. Tale questione si impone in modo ancora più decisivo allorché si abbia a che fare con l’informazione. È il caso del Graphic journalism. 

Cos’è il Graphic journalism?

Conosciuto anche come “fumetto di realtà”, il Graphic journalism consiste in una specifica forma di scrittura giornalistica che ha come aspetto precipuo la commistione tra giornalismo propriamente detto e la fumettistica/vignettistica. Per certi aspetti è una prassi tangente a quella della satira a fumetto, con la quale si imparenta per l’approccio cronachistico, ma se ne distacca per la diversa angolazione a partire dalla quale i fatti sono narrati. Se, infatti, la vignetta satirica si contraddistingue per il suo taglio marcatamente umoristico e canzonatorio, il Graphic journalism presenta invece i fatti di cronaca o di attualità a partire da un’angolazione più “seria” e d’inchiesta.

Cambiano le sfumature, ma l’impalcatura di fondo resta la stessa, giacché, in entrambi i casi, si tratta sempre di formule comunicative costituite dalla sostanziale combinazione tra immagine e testo. Entrambi funzionanti in modo complementare: il testo chiarifica e assicura ciò che l’immagine graficamente comunica. 

È proprio questa la forza di forme comunicative come il Graphic journalism: sfruttare le potenzialità al contempo sintetiche e impattanti dell’immagine. Un’immagine, tuttavia, non fotografica, documentaria, ma tracciata graficamente dalla mano dell’autore. Ed è qui che si innesta la principale problematica sottesa, ma significativa, che involve il diverso tasso di obiettività e soggettività che l’immagine grafica garantisce alla narrazione dei fatti.

I limiti soggettivanti dell’immagine grafica

Mentre in un qualsiasi prodotto di fumettistica la questione dell’obiettività sui fatti narrati non si pone affatto, data la natura eminentemente “fantastica” di essi; nel caso del Graphic journalism diventa assai più problematica: com’è possibile garantire un tasso di oggettività nella narrazione giornalistica, se quest’ultima è condotta principalmente attraverso immagini disegnate da un autore? 

Per quest’ultimo sarà infatti inevitabile filtrare l’avvenimento da descrivere mediante la propria specifica sensibilità grafica, necessaria per riportare su disegno ciò che si intende narrare, applicando così un maggiore livello di soggettività percettiva. Se nel giornalismo “tradizionale” (salvo per gli articoli di grandi firme) vige una specifica prassi comunicativa che attiene alla scrittura giornalistica, solitamente caratterizzata da sintesi, spersonalizzazione e neutralità; nelle forme giornalistiche iconiche la “voce” (e dunque la personalità/soggettività) dell’autore sarà inevitabilmente più evidente, emergerà preponderante sulla pagina, abolendo così quella spersonalizzazione astraente garantita dal medium della scrittura. 

A fronte di una simile considerazione, potrebbe quindi risultare paradossale l’accostamento tra “grafica” e “giornalismo”, se si pensa quest’ultimo come finalizzato a una descrizione il più possibile oggettiva della realtà. E non è un caso che il Graphic journalism sia detto anche “fumetto di realtà” (anch’esso un accostamento apparentemente ossimorico); ma di quale realtà si parla?

Graphic novel e Graphic journalism, fiction e non fiction

Qui si innesta la seconda grande questione. Sempre più frequentemente, infatti, il Graphic journalism può essere confuso con un altro genere di scrittura fumettistica, tornata assai in voga ai giorni nostri, ossia quello del Graphic novel. 

Tale fraintendimento può nascere da due aspetti che caratterizzano il genere. Da un lato, infatti, il medium adottato è il medesimo: immagine e testo. Al tempo stesso, è necessario anche tener conto delle modalità di pubblicazione dei prodotti di Graphic journalism. Questi, infatti, vengono pubblicati sia in veste di articolo di giornale su una determinata testata giornalistica (in tal senso non son poche le testate che in Italia si sono cimentate in tale genere di pubblicazione), sia sotto forma di pubblicazione autonoma, non legata  a una testata giornalistica, ma edita come “libro” in sé e per sé autonomo. 

Anche in questo caso, tuttavia, il fattore discriminante che consente di distinguere i due generi è lo stesso: fiction nel caso della Graphic novel, non fiction nel caso del Graphic journalism.

Un ibrido che funziona

Ciò che infatti contraddistingue più di tutto il Graphic journalism come genere di scrittura giornalistica è proprio la sua componente cronachistica e d’inchiesta. Si tratta sì di scene illustrate, ma sempre rigorosamente condotte a partire da una salda documentazione che si fonda su un valido (si spera) reperimento delle fonti. Non si tratta mai, quindi, di storie inventate ex novo con scopo esclusivamente narrativo, bensì di resoconti d’inchiesta sviluppati attraverso scene figurative. Si tratta pertanto di prodotti “ibridi”: articoli d’inchiesta travestiti da fumetti.

Il Graphic journalism in Italia

Ma spostiamo l’attenzione al panorama italiano, da sempre pioniere nel campo della fumettistica. Negli ultimi anni il genere del Graphic journalism ha preso sempre più piede all’interno del bacino giornalistico italiano, finendo per “contagiare” anche le più osannate e storiche testate giornalistiche.

Pasquino all’istmo di Suez. Album di Teja, 1870

Anzi, da un certo punto di vista i primissimi esempi di ciò che oggi chiameremmo Graphic journalism si riscontrano proprio in Italia. Un caso paradigmatico è quello dell’illustratore italiano Casimiro Teja (1830-1897), divenuto nel 1863 direttore del «Pasquino», settimanale satirico con sede a Torino. Si trattò, nella storia editoriale europea, del primo caso in cui un illustratore/caricaturista assunse la direzione di una testata, imprimendo a essa una forte connotazione in senso vignettistico. 

Lo stesso Teja nel 1870 pubblicò Pasquino all’istmo di Suez. Album di Teja, un resoconto del viaggio da lui condotto in Egitto, in particolare presso l’istmo di Suez, narrato attraverso una serie di vignette costruite mediante combinazione tra cronaca, osservazione realistica e aneddoti autobiografici. Il piccolo volume viene ad oggi considerato uno dei primi esempi di Graphic journalism (sebbene allora, naturalmente, non assumesse questa definizione).

Gianluca Costantini. Fedele alla linea

Gianluca Costantini

Raggiungendo i nostri giorni, tra i più noti fumettisti italiani a essersi cimentati nel Graphic journalism occorre certamente menzionare Gianluca Costantini. Docente di Arte del fumetto all’Accademia di Belle Arti di Bologna e cofondatore (2005) di Komikazen, il festival del “fumetto di realtà” (Graphic journalism) tenutosi a Ravenna fino al 2016, Costantini è indubbiamente il capofila nel panorama del Graphic journalism italiano.

La sua personalità e la sua penna si sono distinte in virtù dei casi di cronaca italiana e internazionale di cui si è occupato, pubblicando a più riprese i suoi volumi con BeccoGiallo, principale casa editrice italiana nella pubblicazione di volumi di Graphic journalism. Intenso è stato ed è il suo impegno nella trattazione di tematiche attinenti i diritti civili e la storia politica italiana. In tal senso, tra le più celebri delle sue pubblicazioni occorre ricordare: Julian Assange: dall’etica hacker a Wikileaks (2011), Cena con Gramsci (2012), Arrivederci Berlinguer (2013), Pertini fra le nuvole (2014), Diario segreto di Pasolini (2015), Libia (2019), Patrick Zaki, una storia egiziana (2022). 

Per una panoramica parzialmente esaustiva del lavoro di Costantini è invece utile il testo Fedele alla linea (2018), una raccolta di illustrazioni e fumetti brevi, incentrati su tematiche di attualità che l’autore ha scritto e pubblicato tra il 2005 e il 2017 su testate nazionali e internazionali di grande spessore, quali «Internazionale», «Il Manifesto», il «Corriere della Sera», «Le Monde Diplomatique». 

Una duplice veste editoriale

Come si anticipava sopra, i prodotti di Graphic journalism possono assumere, come sempre accade nella fumettistica, una duplice veste editoriale. Vi sono infatti testate giornalistiche che si appoggiano a fumettisti e vignettisti per la pubblicazione di un singolo articolo o di una singola vignetta di attualità o cronaca. In tal senso non son poche le testate italiane che negli ultimi decenni hanno deciso di “rinfrescare” la propria veste editoriale, spesso affidandosi a vignettisti di esperienza e grande risalto (compreso lo stesso Gianluca Costantini), consce del potere accattivante, attrattivo e comunicativo garantito dall’immagine, soprattutto nella narrazione quotidiana.

In altri casi, invece, i “fumetti di realtà” assumono una veste editoriale autonoma, finendo  per costituire delle pubblicazioni a tutti gli effetti, al pari dei fumetti o delle Graphic novel.

I casi di BeccoGiallo e RoundRobin

Sotto questo profilo, in Italia sono nate delle vere e proprie “case editrici” (le virgolette son d’obbligo, dato che talvolta queste etichette vengono rifiutate dalle stesse case), spesso operanti già nell’ambito della fumettistica e che man mano si sono specializzate nella pubblicazione di volumi di Graphic journalism, letti da un bacino di lettori che oscilla tra i più giovani e i più “aggiornati” dei lettori scafati, non solo appassionati di fumetti.

All’interno del contesto italiano, tra le case editrici indipendenti di maggiore risalto v’è certamente BeccoGiallo, ricordata precedentemente per aver curato diverse delle numerose pubblicazioni di Gianluca Costantini. Oltre ad occuparsi di fumetti, questa “casa editrice” prevede un’apposita sezione dedicata esclusivamente ai volumi di Graphic journalism, suddivisi in specifiche sezioni (“cronaca nera”, “cronaca storica”, “cronaca estera”, “viaggi”, “quartieri”, “misteri d’Italia”).

L’altra grande realtà attiva in Italia è RoundRobin, specializzata sia in Graphic novel sia in Graphic journalism e divenuta a tal punto riconosciuta da vantare ben quattro nomination alle selezioni per il Premio Strega (2016, 2017, 2018, 2019), nonché da aggiudicarsi diversi premi nazionali nell’ambito della fumettistica.  

FONTI

A. Pinotti, A.Somaini, Cultura visuale. Immagini sguardi media dispositivi, Einaudi, 2016

Linkiesta

Treccani

Archive.org

Gianluca Costantini bio

BeccoGiallo

RoundRobin

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