Niki de Saint Phalle copertina libro

Niki De Saint Phalle raccontata da Pia Rosenberger

In un articolo pubblicato su Lo Sbuffo intitolato Niki de Saint Phalle e la Sua Straordinaria Unione con Jean Tinguely, Maria Francesca Leitner ha raccontato le tappe principali della storia personale e professionale di una delle figure femminili più rilevanti per il mondo dell’arte moderna e del Nuovo Realismo, soffermandosi sull’importanza di quello che è stato a lungo il compagno di vita dell’artista franco-americana. Ed è proprio alla vita di Niki de Saint Phalle, alla sua arte e ai suoi amori, che Pia Rosenberger dedica l’avvincente romanzo intitolato L’Artista delle Donne, edito da Neri Pozza: il racconto di un’esistenza appassionata, a tratti rocambolesca, sostenuta da sogni, ambizioni e perseveranza.

Niki de Saint Phalle Romanzo

Pia Rosenberger

Autrice, giornalista e guida turistica, Pia Rosenberger, ha studiato storia dell’arte e letteratura a Stoccarda. Dopo il romanzo intitolato La Scultrice, dedicato alla vita di Camille Claudel, torna in libreria con L’Artista delle Donne, basato su un approfondito lavoro di ricerca che ha riportato alla luce l’autobiografia di Niki de Saint Phalle e quella scritta dal primo marito, Harry Mathews, nonché lettere e documenti appartenuti a Jean Tinguely, il secondo marito.

L’abbondanza del materiale reperito ha consentito all’autrice di dover attingere alla propria immaginazione per scrivere solo poche parti del romanzo, tutte segnalate nella postfazione. Il racconto che dunque riflette fatti storici, lascia trasparire un senso di sincera ammirazione verso la protagonista Niki De Saint Phalle, “forse, – come spiega l’autrice, perché con la sua capacità di perseguire tenacemente il proprio obiettivo senza rinunciare mai, potrebbe essere un esempio per tutte noi”.

Niki De Saint Phalle

Il racconto inizia da una sera del 1947, quando a diciassette anni Niki, vestita di bianco ed elegantemente adornata, sta per prendere parte insieme ai suoi genitori a un ricevimento che dovrebbe segnare il suo ingresso nell’alta società newyorkese. Nonostante l’appartenenza a un mondo in cui “tutto deve essere perfetto, per questa figlia dell’aristocrazia francese trapiantata in America”, dietro alla facciata di rispettabilità dei De Saint Phalle si celano verità inconfessabili.

Dal canto suo, Niki è insofferente al perbenismo che regna sovrano in famiglia: è una figlia ribelle, che sembra non riuscire a trovare il proprio posto nel mondo e si sente afflitta da un insopprimibile desiderio di libertà e di evasione dalla quella gabbia dorata. Con tutte le sue forze si smarca ben presto dal ruolo che la società le vuole imporre, ovvero quello ricoperto egregiamente dalla madre, una donna colta ed elegante che ha rinunciato alle proprie aspirazioni professionali per dedicarsi esclusivamente al ruolo di moglie devota e madre premurosa di cinque figli.

Una ragazza ribelle

Segue i propri sogni, Niki, contro il volere della famiglia, prima di tutto grazie all’incontro con Harry Mathews con cui si sposerà giovanissima nel 1949 e insieme al quale avrà due figli.  E segue i propri sogni anche nel 1960 quando, sfidando le convenzioni sociali dell’epoca e dando una svolta radicale alla sua vita, abbandona marito e figli per dedicarsi interamente all’arte.

Niki tuttavia sarà costretta ben presto a constatare che anche nel mondo dell’arte, nella sua epoca, il successo è riservato agli uomini.

Fortunatamente Niki trova appoggio in alcuni amici fidati: il pittore e scultore francese Max Ernst, lo scultore romeno Constantin Brâncuși e lo svizzero Jean Tinguely, destinato a divenire figura di riferimento per la vita sentimentale e professionale della protagonista. E’ proprio quest’ultimo ad accorgersi del suo genio creativo, a sostenerla e aiutarla mettendola in contatto con il mondo artistico di cui lui è già parte, essendo uno scultore affermato.

Niki de Saint Phalle

L’Arte come mezzo di sopravvivenza

Il romanzo descrive Niki De Saint Phalle come una donna determinata fin da subito a perseguire il suo più grande sogno, ovvero quello di fare arte: “ancora non so come, ma voglio dare una forma a ciò che sta dentro di me. Gioia, dolore, amore, riso”.

Che si tratti di teatro e drammaturgia, settore in cui Niki ha avuto qualche esperienza, o di pittura o scultura, l’arte viene da lei vissuta come una sorta di rifugio – un fondamentale mezzo di sopravvivenza – un luogo segreto dove poter essere sé stessa e trovare l’indipendenza che la società sembra volerle negare, come a tutte le altre donne della sua epoca.

La ricerca di una forma artistica finisce per orientarsi definitivamente verso le arti figurative soltanto quando Niki, a causa di una grave depressione, si ritrova a trascorrere un lungo periodo di degenza in una clinica psichiatrica. Il tempo trascorso a realizzare collage e disegni le consente di trovare alfine quella dimensione espressiva destinata poi ad evolversi nel tempo.

Dipingere con la carabina: i Tiri

All’inizio degli anni Sessanta, le prime sculture di Niki De Saint Phalle ad avere risonanza tra il pubblico sono i Tiri che si potrebbero definire come dipinti-bersaglio. Le opere vengono realizzate nel corso di una performance dal vivo in cui l’artista, imbracciata una carabina, spara colpi contro bersagli sagomati di gesso bianco. Sotto lo strato di gesso sono sapientemente nascoste bottiglie e sacchetti contenenti colore liquido; una volta colpiti i bersagli, un’esplosione di colore inonda la struttura bianca di gesso. Quelle colate di pittura densa sui candidi rilievi sono il simbolo della ribellione della donna contro la famiglia, le istituzioni, la società e contro ogni cosa che fino a quel momento ha tentato di confinarla all’interno di un ruolo predeterminato.

Niki de Saint Phalle Nana

L’Artista delle Donne: le Nana

I lavori successivi di Niki sono ispirati a una nuova fase della sua vita che inizia dopo la seconda metà degli anni Sessanta. Finalmente libera e consapevole del proprio valore e delle proprie capacità, l’artista passa dal rappresentare sentimenti di rabbia e ribellione alla creazione di sculture allegre, colorate e trionfanti. Figure femminili possenti e vitali, finalmente libere di essere sé stesse e di esprimere i propri sentimenti: le Nana.

Il compagno di vita Jean Tinguely, a sua volta celebre per le sue sculture consistenti in macchine e automi meccanizzati realizzati con materiali di scarto, aiuta in alcuni casi Niki nella realizzazione dell’ossatura delle sue enormi sculture Nana. Nasce così un sodalizio artistico tra i due, per cui non di rado alle Nana, ancora oggi, si affiancano i congegni fantasiosi opera di lui, creando un insolito accostamento tra colorata fantasia e tecnica meccanica, come nel caso della Fontaine Stravinsky collocata accanto al Centre Pompidou a Parigi, opera realizzata appunto a quattro mani.

Le Nana hanno contribuito a rendere celebre in tutto il mondo Niki de Saint Phalle e molte di esse troneggiano allegre e colorate all’interno di spazi pubblici, come la Nana-Fontaine che si palesa inaspettata nella piazza panoramica di Capalbio, in Toscana.

Giardino Tarocchi

Il Giardino dei Tarocchi

Quello che mi piacerebbe veramente sarebbe imitare Antoni Gaudì e creare interi giardini e parchi giochi

L’Artista delle Donne si conclude con un epilogo in cui Niki de Saint Phalle si trova all’interno del suo Giardino dei Tarocchi, costruito quando già è un’artista affermata, tra il 1979 e il 1996.

Il Giardino di Niki è popolato da ventidue sculture monumentali e rappresenta una sintesi tra arte e architettura.  Al lato creativo e artistico si affianca infatti la dimensione abitabile dell’architettura essendo alcune sculture talmente grandi che è possibile accedere al loro interno.

Mosaici, ceramiche colorate, specchi, vetri si fondono insieme per la realizzazione di figure simboliche, vivaci e colorate che traggono ispirazione dagli Arcani Maggiori dei Tarocchi. Un paesaggio da fiaba in cui, come in tutte le fiabe, si incontrano figure simboliche come streghe, maghi, draghi e l’Angelo della Temperanza.

Il Giardino dei Tarocchi sorge in Toscana, tra Garavicchio e Capalbio, in provincia di Grosseto, in un terreno di circa mezzo ettaro donato della famiglia Caracciolo. La sua costruzione, avvenuta anche grazie al lavoro di numerosi collaboratori tra cui Jean Tinguely e altri amici artisti, rappresenta la realizzazione di un sogno personale di Niki.

Uno dei tanti sogni personali realizzati da una donna che “forse, – come ha scritto Pia Rosenberger  potrebbe essere un esempio per tutte noi”.

 


CREDITI

L’immagine di copertina e la prima immagine sono state scattate dalla redattrice

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