All’interno di una situazione europea sempre più incerta, in cui il prezzo dei beni primari aumenta vertiginosamente giorno dopo giorno, il governo Meloni dovrebbe garantire una sicurezza energetica basata sull’utilizzo del gas, ma questa cozza con le tematiche ambientali.
Il discorso Meloni
Poco prima di ottenere la fiducia alla Camera e al Senato, la Meloni ha tenuto il discorso di rito, della durata di un’ora e venti, dove ha toccato una moltitudine di punti che saranno gli obiettivi della sua legislatura. Sebbene i punti citati abbiano toccato moltissimi argomenti tra cui la questione legata all’aborto, la non legalizzazione della cannabis e la sua posizione nei confronti dei totalitarismi, la tematica ambientale è stata citata e messa subito dopo in contrapposizione con la tematica del gas.
Infatti, la Meloni ha affermato che la sua legislatura si farà carico delle tematiche ambientali, riconoscendo quanto stia a cuore la tematica ai giovani che continuano a manifestare in nome del Fridays for future. Tuttavia la Meloni non si riferisce a un ambientalismo ideologico, bensì a un ambientalismo “rivisitato”. Secondo quelli che sono i suoi punti di vista infatti, ha manifestato la volontà di voler “difendere la natura con l’uomo dentro“. Quindi cercando una sorta di sostenibilità ambientale, economica e sociale.
La questione del gas
In merito alla questione ambientale però la premier non ha fornito degli obiettivi concreti da raggiungere, ma si è limitata a citare Roger Scruton, filosofo britannico e conservatore con la frase “l’ecologia è l’esempio più vivo dell’alleanza tra chi c’è, chi c’è stato e chi verrà dopo di noi” e ha in seguito aggiunto che “non c’è ecologista più convito di un conservatore.“
Per il momento ciò che sappiamo del governo Meloni è che ha aperto alla sperimentazione del nucleare ed è favorevole a gas e rigassificatori. Consapevole del fatto che riceverà numerose proteste dagli attivisti in merito, ha esordito con: “Non posso nascondere che li guarderò con simpatia”.
Per quanto riguarda il gas, la via da seguire secondo la Meloni, sarebbe quella di utilizzare sia fonti rinnovabili che non, facendo leva soprattutto sui giacimenti di gas marittimi, che sempre secondo la premier “abbiamo il dovere di sfruttare a pieno“.
Ritorno al passato?
Secondo l’ex ministro dell’ambiente, Sergio Costa, si tratta di un ritorno al passato che farà mancare il target sulle emissioni facendo perdere credibilità all’Italia. Secondo l’ex ministro infatti, il riferimento alla sicurezza energetica farebbe presagire che si voglia mettere in sicurezza il Paese a prescindere dal tipo di energia utilizzata quindi potenzialmente a discapito dell’ambiente. È importante fare attenzione al tipo di energia utilizzata per evitare di impattare negativamente non solo il livello di emissioni del nostro Paese, ma anche l’ecologia del pianeta, la biodiversità e i diversi ecosistemi.
Sergio Costa si esprime anche per quanto riguarda lo spacchettamento del tema del mare, legato prevalentemente al sud. L’ex ministro spiega le sue perplessità in merito. Secondo lui infatti avrebbe avuto più senso rinforzare le tematiche marittime all’interno del ministero dell’ambiente, dove in effetti le tematiche ambientali legate alle aree marine protette, al plastic free e i porti green con il vecchio governo erano trattate dal ministero e non da altri. Ora invece a quanto pare con il governo Meloni il tema del mare verrà affrontato su più fronti e non più solo dal ministero dell’ambiente ma anche dal ministero della transizione ecologica. Il che andrebbe secondo Costa a creare una contrapposizione.
Cop 27
Alla conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici che si è tenuta negli scorsi giorni, la Meloni ha fatto un intervento importante spiegando che nonostante la complessità dello scenario internazionale, l’Italia manterrà il suo impegno per quanto riguarda la decarbonizzazione. Ha spiegato inoltre, che l’Italia ha intenzione di creare la propria strategia di diversificazione energetica in collaborazione con diversi paesi africani.
Il nostro Paese si impegna alla: “Cooperazione su sicurezza energetica, rinnovabili ed educazione dei giovani. Questo stimolerà la crescita, posti di lavoro e catene del valore sostenibili”. Ha ricordato inoltre l’aumento significativo che l’Italia ha investito nel clima con il nuovo fondo per il clima italiano di 840 milioni e 1,4 miliardi di dollari da investire per i prossimi cinque anni.
Il discorso della premier Giorgia Meloni è stato trovato un pò troppo mainstream secondo alcuni, si teme infatti che l’impegno sull’Africa per quanto riguarda la sicurezza energetica e le rinnovabili possa legare l’Italia e l’Africa costituendo una nuova dipendenza dal gas.
Il nuovo fondo per il clima italiano
Il cosiddetto nuovo fondo per il clima italiano, decantato nel discorso al cop27 dalla premier, in realtà era già stato proposto al G20 dello scorso anno dal governo Draghi.
Lo scopo del fondo sarà quello di finanziare degli interventi sia pubblici che privati nei paesi in via di sviluppo e in quelli emergenti per contribuire al raggiungimento degli obbiettivi fissati dagli accordi internazionali sulla protezione del clima e dell’ambiente a cui l’Italia ha aderito. La supervisione di tale progetto sarà a carico del ministero dell’Ambiente, del ministero dell’Economia e delle finanze e del ministero degli Affari Esteri.
Le trivellazioni in mare
Un bel discorso quello fatto alla Cop27 egiziana, tuttavia le perplessità sono tante al riguardo. Di recente, infatti la premier ha segnato tra i primi interventi le trivellazioni per il gas nel mar Adriatico, argomento contro cui nel 2016 manifestava insieme a tutta la destra. Greenpeace su Twitter le ha ricordato anche che qualora venissero aumentate le trivellazioni in mare il governo andrebbe ad aggravare la crisi climatica, e che probabilmente sarebbe invece il caso di investire sulle rinnovabili e sul risparmio energetico, visto e considerato che facendo una stima delle riserve certe e probabili si ottiene poco più di un anno di consumi di gas.
Stefano Ciafani, il presidente nazionale di Legambiente ha affermato: «La Meloni parla molto di politica energetica e poco di ambiente, dimenticandosi che il gas italiano, che sia sotto il mare o sottoterra non garantisce l’autonomia al Paese se non per al massimo quindici mesi. Crediamo che sia opportuno smettere di sovrapporre l’ambiente all’energia, la transizione italiana in questi mesi si è occupata soltanto di energia senza integrare le politiche che promuovono l’aria pulita con quelle legate alla mobilità, le norme di tutela delle aree protette che portano introiti con il turismo o politiche che agevolino l’economia circolare».
Inoltre “A pagarne le maggiori conseguenze sono e saranno – continua Ciafani – soprattutto i paesi più poveri e vulnerabili come ad esempio le catastrofiche alluvioni che hanno distrutto il Pakistan con più di mille morti, milioni di sfollati e danni per oltre 30 miliardi di dollari, oppure i milioni di persone denutrite per la siccità che sta colpendo duramente il Corno d’Africa. Lo ripetiamo, non c’è più tempo da perdere. Servono impegni concreti da parte delle maggiori economie del pianeta, a partire dall’Europa con il pieno sostegno dell’Italia, non solo parole. Azioni in grado di costruire un largo consenso su pacchetto di decisioni che si traduca in un Accordo di Sharm El Sheik ambizioso e giusto in grado di fronteggiare con efficacia l’emergenza climatica”