Per raccontare la storica festività del Carnevale, cosa c’è di meglio se non esplorare l’antica tradizione delle maschere teatrali, che da sempre l’hanno reso celebre? Le radici affondano nella disciplina popolare della commedia dell’arte, l’arte teatrale diffusa per le strade e ancora oggi ben conservata da alcune autentiche compagnie. In giro per l’Italia, nel Cinquecento, le compagnie offrivano intrattenimento e divertimento, recitando un canovaccio improvvisato in lingua dialettale.
L’appuntamento di oggi approda a Bologna, per indagare la storia della sua celeberrima maschera: Dottor Balanzone. Chi non ricorda la sua rocambolesca fisionomia, che si distingue molto facilmente sui palcoscenici teatrali? E chi non ha impressa nella mente la sua cantilenante parlantina?
Le caratteristiche di una maschera dal nome “Dottor Balanzone”
Generalmente conosciuto come “Dottor Balanzone”, è spesso però nominato anche “Graziano”, o semplicemente “Dottore”. Balanzone, come si percepisce dal suo pronunciato accento, è una maschera originaria della città di Bologna. Il suo nome deriva da “balanza“, ovvero “bilancia”, il simbolo della giustizia. In effetti, il Dottore è un uomo dotto e sapiente, generalmente esperto della legge, anche se non mancano le rappresentazioni che lo raffigurano sul palcoscenico in qualità di medico. In ogni caso, rappresenta il finto sapiente che ammalia l’ignorante popolo con i suoi lunghi discorsi.
La cifra distintiva di questa maschera, dunque, è inevitabilmente l’abilità retorica. Il Dottore si abbandona spesso a lunghi discorsi ricchi di citazioni (anche a lui stesso sconosciute) pronunciati in un latino popolare e grammaticalmente scorretto. Infatti, la maschera è una parodia del saccente uomo bolognese, il finto dotto che utilizza la retorica per influenzare la mente degli uomini più umili, con l’obiettivo di imbrogliarli a suo vantaggio. Il latino, una lingua sconosciuta anche alla stesso personaggio, viene sfruttato come deterrente per convincere delle proprie tesi, spesso poco verosimili o addirittura assurde.
Dottor Balanzone: il secondo vecchio della commedia dell’arte
Nell’organigramma della commedia dell’arte, il Dottore è considerato il “secondo vecchio”, protagonista accanto a Pantalone. Le loro diverse caratteristiche fisiche e caratteriali rendono i personaggi tra loro complementari, dunque perfetti per la scena. Pantalone è svelto, ricurvo ed estremamente avaro; di contro, il Dottore è grasso, poco agile, molto avvezzo alla cucina e piuttosto colto. Nei canovacci sono spesso padri della coppia di “Innamorati”, generalmente ostacolati nell’amore dallo stesso Pantalone. I due vecchi rappresentano la coppia comica per eccellenza e duettano in numerosi battibecchi teatrali. I loro incontri-scontri sono all’origine di gag divertenti per il pubblico di ogni età. La potenza comica del duetto viene poi ampliata se associata a maschere più giovani e di rango sociale minore: i servi. Questi alimentano gli scontri rimpolpando conseguentemente la trama.
Il costume della maschera è neutro, sui toni del nero, proprio per ricordare la toga degli avvocati. Oltre al mantello, è distintivo della maschera un grande cappello e il colletto bianco. Sotto il braccio, il Dottore tiene sempre un libro, che consulta molto spesso.
A differenza del costume, piuttosto vistoso, la maschera del Dottore è tradizionalmente piccola e molto diversa dalle restanti maschere di commedia dell’arte. Presenta sopracciglia pronunciate, simbolo di intelligenza, e un naso tondeggiante. Il viso però rimane scoperto, per evidenziare le gote e l’espressione facciale, completamente libera dalle limitazioni imposte dalla maschera. La sua espressività, a differenza degli altri personaggi, dipende dalla fisicità e corporeità dell’attore.
Il Dottore: l’eredità di una maschera dopo la commedia dell’arte
L’eredità della maschera del Dottore è evidente tanto nel teatro quanto nella letteratura. Manzoni, nei Promessi Sposi, costruisce un personaggio dalle caratteristiche assai simili: Azzeccagarbugli, l’avvocato lecchese a cui si rivolge Renzo per ottenere giustizia. Così come il Dottore, Azzeccagarbugli utilizza il latino per influenzare l’opinione di Renzo e persuaderlo delle sue tesi. Il latino, lingua di cultura, è utilizzato per convincere gli animi dei popolani e dissuaderli dall’intento. Inoltre, la maschera del Dottore ha fatto la sua comparsa anche nel teatro dei burattini, con caratteristiche fisiche morali simili alla storica maschera bolognese.
Così, se da una parte la maschera del Dottore è stata trasformata e adattata per dare vita a personaggi moderni e psicologicamente complessi, dall’altra la sua fisionomia resta autentica in alcune rappresentazioni teatrali. Prima di tutto nell’Arlecchino servitore di due padroni del Piccolo Teatro. La storica regia di Strehler mette in scena un Dottor Balanzone che incorpora perfettamente i canoni della commedia dell’arte, tanto nel costume quanto nella fisicità e temperamento. Egli rappresenta la figura di un padre amorevole che vuole dare in sposa la propria figlia, entrando così in relazione con la famiglia di Pantalone. La sua baldanza la rende una delle maschere protagoniste dello spettacolo, arricchendo la scena con prodezze e ironici discorsi. Così, di anno in anno, la maschera torna in scena nella sua forma più autentica per celebrare la tradizione di un popolo, ancora oggi ben conservata e ricordata.