Il Punk Rock
Il punk è un genere artistico che nasce e si riconosce come tale negli anni Settanta, specialmente nella seconda metà, e va pian piano a scomparire nella decade successiva. Stati Uniti e Regno Unito sono le culle di quella che è una delle culture più eccentriche e anticonformiste di sempre.
Si parla di cultura in quanto, anche se nella musica ha trovato più spazio, il punk ha abbracciato un po’ tutte le arti e si è presentato come vero e proprio stile di vita per i giovani del tempo. Per questo motivo quando si pensa al punk non si può non pensare a un preciso stile estetico: vestiti strappati, borchiati, scuri, capelli con acconciature come la famosa cresta, spesso tinti, l’abbondante uso di trucco.
Il punk, specialmente in Inghilterra, fu a volte fortemente politicizzato. Molti dei ragazzi, o delle band, erano mossi più da un desiderio di creare scomodità e scompiglio che da una vera ideologia politica. Infatti una tendenza era quella di indossare simboli fortemente provocatori come quelli delle Brigate Rosse, o addirittura svastiche, intollerabili in Inghilterra. L’uso della svastica o di altri simboli di forte carico politico erano assolutamente provocatori, con un intento destabilizzante. Così, per molti punk equivaleva a essere anarchico, ma per la sola ricerca del caos e del confusione, ignorandone spesso la filosofia politica dell’anarchia.
Molti però erano anche quelli che, specialmente attraverso le canzoni, volevano denunciare alcune delicate situazioni politiche e sociali del tempo, e mandare un messaggio ideologico, spesso estremo, come d’altronde gran parte della carica punk.
Nel campo musicale il punk-rock trova la spinta promotrice negli States, dove alcune band, tra tutte gli Stooges, adottavano musicalità di rock dure, veloci e tendenti a quello che sarà il fenomeno del punk, già alla fine degli anni ‘60 e ancor di più agli inizi dei ‘70.
Questo genere era visto, specialmente all’inizio, come una musica priva di tecnica e con sonorità eccessivamente stridenti.
I capostipiti del punk-rock a stelle e strisce sono senza dubbio i Ramones. Il gruppo dei quattro studenti del Queens, prese vita nel marzo 1974. Nel 1976 uscì il loro primo album Ramones, appunto. Nel frattempo nel ‘75, in Inghilterra nascevano i Sex Pistols, i quali nell’ottobre del ‘77 pubblicarono il loro primo, e unico, album in studio: Never Mind the Bollocks. La carriera del gruppo britannico segnò più di tutti la storia del punk-rock musicale, anche se il loro principale periodo di attività musicale durò solamente tre anni.
In Italia
L’ondata punk in Italia arrivò più dall’oltremanica che dagli Stati Uniti; i Sex Pistols ebbero qui un successo non indifferente. Per quanto riguarda però un punk italiano, mancano i riferimenti. È difficile parlare di cantanti o band italiane di grande successo.
Si può fare qualche nome ed è interessante notare come tutti questi abbiano pubblicato dalla fine degli anni ‘70 e per tutti gli anni ‘80.
Uno dei casi più emblematici è probabilmente quello dei Decibel di Enrico Ruggeri, con il loro album Punk, del 1978. La copertina dell’album parla da sé: simboli come quello della pace, il loro logo di forme falliche, la bandiera statunitense, quella comunista, una svastica, costellano l’immagine di copertina.
Forse tra i più stravaganti esponenti del punk-rock in Italia, i CCCP-Fedeli alla linea.
L’album più emblematico è senza ombra di dubbio 1964-1985 Affinità-divergenze fra il compagno Togliatti e noi – Del conseguimento della maggiore età; giusto un po’ eccentrico come titolo.
Si possono aggiungere gli Eletrix di Jo Squillo e altri nomi, ma è bene notare che comunque stiamo parlando di gruppi durati poco, o di band di nicchia.
Naska
Il punk è stata dunque una carica provocatoria di grande spinta e furore, che pure è durata non molti anni, ormai per lo più quasi dimenticato. Questo dato, unito a quello sull’esigua tradizione italiana nel genere, rendono Naska, Diego Caterbetti, un personaggio da tenere d’occhio per la sua importanza.
Contro ogni tendenza musicale del momento, il ragazzo marchigiano, classe ‘97, si sta proponendo al grande pubblico proprio attraverso questo genere musicale, ottenendo ottimi risultati.
Alternativo nello stile, nel presentarsi e spesso anche nei toni e negli accenti, Naska porta un’ondata punk anche se “non ha la cresta”, come dice lui stesso in Punkabbestia.
Le sue canzoni sono di un punk moderno e spesso tendente al pop, se non addirittura all’indie. L’album Rebel, uscito nel 2022, presenta infatti una straordinaria e non scontata varietà, da canzoni come Fare Schifo (Con Me), Punkabbestia e la celebre 7 su 7, dove la chitarra elettrica nella sua veste punk regna sovrana, a canzoni con strofe molto più delicate come Polly e Rebel.
Per far capire chi è Naska, è sufficiente leggere la tracklist di Rebel:
- Fare Schifo (Con Me)
- 7 su 7
- Mamma Non Mi Parla
- Horror
- Punkabbestia
- Vaffanculo per Sempre
- Spezzami il Cuore
- Non Ditelo ai Miei
- Polly
- Rebel
- Schiena Dritta
- O Mi Uccidi
Per concludere, le versioni acoustic di Horror e Vaffanculo per Sempre che rendono i due pezzi molto indie.
Se questo è effettivamente il suo disco d’esordio, non mancano lavori precedenti dove emerge anche la sfera trap/rap del cantante. Un esempio è X SEASON, primo brano pubblicato su Spotify, nel 2017.
Nel 2020 esce un EP, ALO/VE, dove emergono le collaborazioni con Zoda e con Knowpmw. Con il primo in Tu che ne sai, pezzo di un soft rap molto musicato, quasi trap; con il secondo in 2024, la traccia più tendente al punk.
Naska è anche poi un uomo-social. Infatti, Diego è uno streamer sulla piattaforma Twitch, dove conta quasi 111 mila seguaci. Ragazzo alternativo, che sa fare la sua musica, con mille sfumature e senza filtri. Naska è punk.
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