Disponibile sulla piattaforma Disney+ dal 24 giugno 2022, Rise – La vera storia di Antetokounmpo si colloca con personalità nel prolifico momento di biopic e film di genere sportivo che stanno imperversando nei nostri cinema e sulle varie piattaforme digitali. In un panorama così vasto e variegato, capace di regalare agli appassionati prodotti di un certo calibro, Disney tenta il tiro da tre punti. La storia è quella di uno dei migliori giocatori di basket al mondo, Giannīs Antetokounmpo, e della sua famiglia di umili origini, che tuttavia ora vanta il primo trio di fratelli campioni NBA della storia della lega.
Prima di essere un dio, era solo un ragazzo
La storia di Antetokounmpo inizia con la decisione di fuggire dalla Nigeria da parte dei suoi genitori. Una scelta sofferta che comporta l’abbandono di un altro figlio nella propria terra natia. Il dolore della separazione non può però prendere il sopravvento, perchè una volta giunti in Europa, in Grecia, c’è da fare i conti con la sopravvivenza. Per sbancare il lunario il punto di partenza è mettere da parte qualche euro per poi potersi mettere in regola a livello burocratico. Così i fratelli Antetokounmpo, Giannis e Thanasis, trascorrono parte delle loro giornate a vendere souvenir ai turisti in giro per le strade di Atene, scappando di tanto in tanto dalle retate della polizia greca. Nel tempo libero si divertono a giocare a calcio con il proprio padre, un tempo calciatore in patria. Eppure non è questo lo sport che ne segnerà il destino.
Un giorno, in un campetto di periferia scatta la scintilla con la palla a spicchi. Una storia d’amore che non parte propriamente con il piede migliore. Anzi. Entrambi i fratelli, contro il volere del padre, scettico riguardo l’abbandono del calcio da parte dei due figli, entrano a far parte di una piccola squadra giovanile, ma a brillare più di tutte è la stella di Thanasis, il fratello maggiore, che sembra essere il più talentuoso dei due. Giannis appare dotato di straordinarie doti fisiche, ma oltre quelle niente di più. Nulla che possa attirare su di sè gli occhi di eventuali talent scout.
Ma la forza di Giannis non sta nell’essere un predestinato, bensì nella dedizione, nel duro lavoro e nel cuore. Da qui inizia una parabola di allenamenti costanti, di impegno e di sacrificio. Una storia che porterà un giovane ragazzo greco a lottare per emergere in un mondo che tenta in ogni modo di buttarlo giù.
Peccato per il destino, che ha avuto la sfortuna di mettersi contro le enormi spalle del dio greco Giannis Antetokounmpo. Un uomo che come Atlante può sorreggere su di esse tutto il peso delle responsabilità e delle aspettative, da cui trarrà la forza per vincere e diventare il giocatore più dominante al mondo.
Un film avvolto dallo zucchero a velo
Rise – La vera storia di Antetokounmpo racconta a suo modo la più classica delle parabole sportive, che portano un ragazzo sconosciuto dal nulla a diventare una leggenda. Ciò che naturalmente non può lasciare indifferenti è che in questo caso siamo di fronte ad una storia vera. Il personaggio di Giannis Antetokounmpo rappresenta un unicum nella pallacanestro mondiale, per caratteristiche tecniche, impatto sul gioco e carattere. Nella sua umiltà risiede senza dubbio gran parte del fascino che questi esercita sugli appassionati del mondo del basket. Il suo essere a tratti un antidivo in un panorama fatto di grandi egocentrici lo rende ancor più un “Freak” e spinge i fan a volerne sapere di più sul suo conto. Motivo quest’ultimo che spiega la grande attesa che aleggiava attorno all’uscita del film sulla piattaforma online di mamma Disney.
In molti tuttavia temevano il rischio di una storia eccessivamente romanzata in chiave disneyana. Sarà andata davvero così? La risposta è un NI. Da un certo punto di vista la storia mantiene un forte grado di aderenza al reale, ponendosi come obiettivo quello di riportare al meglio la vera storia della famiglia Antetokoumpo, cercando di raccontare per ampi tratti le loro peripezie generali e non solo il percorso cestistico di Giannis. Da un altro appare innegabile una certa dose di polvere magica made in Disney che sembra avvolgere la narrazione con il suo velo fiabesco, creando un’atmosfera un po’ troppo patinata. Tutto, anche nei momenti negativi, sembra essere perfetto e destinato al lieto fine. Ciò che manca è forse un taglio più artistico nella fotografia, un graffio che possa creare un dislivello anche visivo capace di rendere al meglio gli alti e bassi della vita di Giannis Antetokounmpo.
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