Luci di Natale e crisi energetica: questione di etica?

Winter is coming

L’aria che inizia a farsi fredda. I rumori e i profumi dei mercatini. I regali da fare e quelli da ricevere. L’inconfondibile atmosfera del Natale si ripresenta ogni anno, anche per chi non ama festeggiarlo o per chi non se ne cura. Le case e le città si addobbano, nei negozi compaiono alberi, renne e presepi. E nel bel mezzo, il 21 dicembre, arriva anche l’inverno.

A causa dell’anticiclone africano, l’autunno di quest’anno è stato caratterizzato da un caldo anomalo, almeno fino alla prima metà di novembre e di freddo, neve e ghiaccio si è parlato ben poco. Paradossalmente, questo è stato invece uno degli argomenti più trattati nei mesi più caldi, quelli della campagna elettorale, durante i quali la parola “inverno” era sempre associata al prezzo del gas e all’aumento delle bollette. Le previsioni per la stagione più fredda dell’anno erano catastrofiche. C’era chi già parlava di razionamento energetico e di altre misure straordinarie per adeguare il fabbisogno nazionale alla riduzione del gas russo recepito e ai prezzi dell’energia, aumentati in maniera esponenziale.

Whatever it takes

Con il pragmatismo che lo contraddistingue, Mario Draghi – l’allora Presidente del Consiglio dei Ministri, che per primo si è trovato a gestire l’emergenza energetica – era arrivato a chiedere, non solo in senso retorico, se gli italiani preferissero “la pace o il condizionatore acceso”. Da quel momento in poi tutti i media e gli esperti si sono impegnati in un profluvio di consigli, suggerimenti, accortezze per risparmiare energia e soldi. Dopo aver imparato a staccare le prese degli elettrodomestici, a cuocere la pasta con il fuoco spento e ad abbassare la temperatura di qualche grado, forse gli italiani si sentivano pronti per la sfida del freddo. Pronti a fare tutto quello che sarebbe stato necessario per resistere all’inverno e al caro bollette. Pronti anche per il Natale. 

Emergenza luminarie

Le città si sono accese e le decorazioni hanno fatto capolino davvero dappertutto. Si tratta, infatti, delle prime festività natalizie senza restrizioni, dopo due anni di pandemia. L’emergenza però non è terminata, si è trasformata. Se prima era sanitaria, ora è decisamente economica ed energetica. E poi c’è l’elefante nella stanza, di cui non si parla mai abbastanza e per cui si fa, sempre, troppo poco: l’emergenza climatica. 

Cosa c’entra tutto questo con lo spirito natalizio? Poco o niente, se si vuole evitare di rinnovare la solita, e forse ormai un po’ sterile, per come è impostata, polemica sul consumismo della società attuale. Il discorso, invece, calza se si vuole parlare di responsabilità e, più banalmente, di luminarie. Sono, infatti, una delle cose più caratteristiche e segnano una linea di demarcazione rispetto a quello che è il periodo natalizio e quello che invece è semplicemente invernale. 

Non solo economia

Il punto critico, che emerge in maniera lampante se si pensa alle luminarie, non sta nell’accensione o meno delle decorazioni da parte dei privati cittadini all’interno o all’esterno delle proprie abitazioni. L’aumento del consumo di energia elettrica è infatti risibile, soprattutto se si utilizza un’illuminazione LED, che si può trovare nella la maggior parte degli ultimi modelli. Lo stesso non si può dire per quello che riguarda l’aumento dei costi per un Comune, che non deve decorare un solo balcone, ma un’intera città

Le soluzioni possibili sono tante e vanno dalle richieste di finanziamento a privati alla riduzione dei punti di istallazione e delle ore di accensione, arrivando fino alla drastica decisione di rinunciare completamente. Si potrebbe dire, sotto un certo aspetto, che non sarebbe solo una decisione economica, ma anche etica.

Andrà tutto bene?

Con etica si intende comunemente ciò che afferisce al comportamento umano e al rapporto tra bene e male, tra ciò che è giusto e ciò che non lo è. Ma non è solo questo, l’etica si confronta sempre con la responsabilità, verso se stessi e, in particolare, verso gli altri. E riferendosi  proprio all’attenzione e alla responsabilità, si può notare una crescente diseducazione. L’approccio è disattento non solo rispetto ai grandi temi, ma anche di fronte alla propria vita quotidiana e alle scelte che la compongono. Oggi, di fronte al Natale.

L’accensione delle luci di Natale nelle città e nelle case non è solo una scelta che si fa per tradizione o per l’economia. Oggi, le luminarie che da sempre decorano le vie non solo hanno un costo sproporzionato rispetto alla loro utilità pubblica, ma ci rendono anche più difficile ricordare le motivazioni di questo aumento. Perché, se “andrà tutto bene” e “ce la faremo”, non si dovrebbero accendere, come è sempre stato fatto? Perché rinunciare all’apparenza che niente sia cambiato o che, anche se cambia tutto, niente si trasformi davvero?

Accenderci

Il cambiamento richiede sempre sforzo e fatica, è graduale, non avviene nel tempo di un colpo di pistola. Basterebbe partire, individualmente e insieme, dalle cose più piccole, da quelle meno radicate, che costano meno fatica. O semplicemente non darle per scontate, restituire alla realtà il suo vero valore anche nella difficoltà. E allora ecco che, al posto di un classico albero di Natale, a Roma, ne troviamo uno alimentato a pannelli solari o, a Trento, alimentato dalle biciclette. Oppure a Bergamo dove in diverse zone a occuparsi delle decorazioni sono stati i comitati di quartiere dove sono stati i cittadini a mettere in comune e impegnarsi a decorare le strade, sgravando il Comune dall’onere e riducendo i costi, ma si potrebbero fare moltissimi altri esempi.

Questo dimostra che, al posto di accendere le luci come niente fosse, si possono accendere gli uomini, con la loro creatività e cura, di persone e cose, e illuminare, per lo meno questo Natale, in modo diverso.

 

CREDITS

Foto 1

Foto 2 scattata dall’autrice

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