In quanti modi si può scrivere sulla mafia?
Solo fino a poche decine di anni fa, la mafia non si poteva neppure nominare. Nascosta dietro a un muro di omertà, ha continuato a non esistere finché i primi autori coraggiosi non hanno iniziato a svelarne i contenuti. A poco a poco, sono stati scritti i primi romanzi che affiancavano a trame immaginarie richiami espliciti a personaggi e fatti di cronaca; poi sono state pubblicate le inchieste, le interviste, le biografie. Come tutti i fatti umani, anche la mafia ha iniziato a essere raccontata da diversi punti di vista, ciascuno destinato ad attirare l’attenzione di un certo tipo di pubblico. E se da un lato è bene aver rotto la cortina del silenzio, dall’altro si corre sempre più il rischio di una spettacolarizzazione di fatti e modelli di comportamento laddove certi protagonisti malvagi dovessero venire trasformati in nuovi eroi sempre più seduttivi e affascinanti per il grande pubblico.
Le persone dietro le storie
Il punto di vista biografico
I fatti di mafia raccontati da chi li ha vissuti “da dentro” offrono una prospettiva che avvicina il lettore a un fenomeno talvolta percepito come qualcosa di distante e che sembra riguardare sempre e soltanto le vite degli altri. Tra tutte le pubblicazioni del genere letterario biografico, ne citiamo tre recentissime, pubblicate nel corso del 2022, anno in cui ricorre il trentennale delle stragi di Capaci e di Via D’Amelio.
Giovanni Falcone e Paolo Borsellino
L’Eredità di un Giudice, scritto da Maria Falcone, sorella di Giovanni Falcone offre al mondo un dolore personale, trasformandolo nell’inizio di un percorso di testimonianza universale dedicata all’affermazione dei valori della legalità e dell’antimafia nella società, in particolare tra i giovani; Solo è il Coraggio, il libro-inchiesta scritto da Roberto Saviano, che partendo da testimonianze e documenti ufficiali, ricostruisce le vicende della strage di Capaci facendo luce sulla persona di Giovanni Falcone, ricostruendone il pensiero e svelandone la solitudine in un momento cruciale della carriera; Visti da Vicino, il libro scritto da Alessandra Ziniti e Francesco Viviano ci restituisce un’immagine inedita dei magistrati Falcone e Borsellino raccontati dagli amici più intimi e dai più stretti colleghi e conoscenti. Una lunga serie di aneddoti che raccontano due uomini pieni di passioni, dotati di umanità, senso dell’amicizia e capacità di divertirsi.
Le interviste
Al pari del genere biografico, anche l’intervista narrativa rappresenta un modo molto personale di raccontare, ma con un ritmo più dinamico. L’intervistato assume il ruolo di narratore della storia riportata dal suo punto di vista, mentre l’intervistatore assume il ruolo di facilitatore del processo di narrazione. È questo il genere letterario in cui rientra il libro Cose di Cosa Nostra in cui sono raccolte venti interviste fatte tra marzo e giugno 1991 a Giovanni Falcone dalla giornalista francese Marcelle Padovani. In questo libro Falcone parla in prima persona del fenomeno della mafia siciliana, del suo funzionamento e dei suoi tentativi di reprimerla.
Un altro fitto dialogo è quello instaurato tra il giornalista e scrittore Gaetano Savatteri e lo storico Salvatore Lupo, riportato libro Potere criminale. Intervista sulla Storia della Mafia. Le domande e le risposte qui hanno il merito di illustrare tutti i passaggi fondamentali della storia della mafia siciliana: il delitto Notarbartolo; la repressione fascista; le Cinque Famiglie di New York; il narcotraffico; il maxiprocesso; la trattativa tra Stato e Cosa Nostra.
I protagonisti della mafia
Appartengono sempre al genere della biografia anche quegli scritti che raccontano la storia mafiosa vista da dentro, ma dall’altra parte della barricata. Il Capo dei Capi. Vita e Carriera Criminale di Totò Riina, scritto da Attilio Bolzoni e Giuseppe D’Avanzo, racconta l’ascesa criminale del boss che da orfano ritrovatosi a soli tredici anni nel ruolo di capofamiglia, è finito con il diventare l’uomo più potente di Cosa Nostra.
È invece di Enrico Bellavia il libro Un Uomo d’Onore che racconta la storia Francesco Di Carlo: una vita vissuta tra l’essere un boss spietato, braccio destro di Totò Riina e Bernardo Provenzano e l’essere collaboratore di giustizia raccontando di omicidi, estorsioni, stragi e legami tra mafia e istituzioni.
I saggi
Lo studio sociologico della mafia
Le persone dentro alle storie sono in fin dei conti le protagoniste anche degli studi di sociologia, con cui approdiamo al genere letterario successivo, quello della saggistica.
Per comprendere la mafia come fenomeno umano possiamo infatti attingere allo studio dei fatti sociali considerati nelle loro caratteristiche costanti e nei loro processi. La sociologia fornisce un punto di vista scientifico del fenomeno criminale.
Tra i primi che si affidarono a questo metodo rientra il libro intitolato Mafia e Politica di Michele Pantaleone. Pubblicata negli anni Settanta, quest’opera rappresenta tutt’ora un caposaldo per lo studio del fenomeno mafioso e ripercorre venti anni di storia siciliana partendo dal 1943, anno della liberazione della Sicilia durante la Seconda Guerra Mondiale.
Tra i saggi che trattano la storia della mafia in chiave scientifica troviamo anche La Mafia e i mafiosi. Origini e manifestazioni. Studi di sociologia criminale di Antonino Cutrera. Un’analisi antropologica e criminologica delle dinamiche mafiose che traccia un profilo inedito del fenomeno mafioso spingendosi fino a studiare i tratti psicologici dei protagonisti coinvolti.
Mafie del Nord. Strategie criminali e contesti locali a cura di Rocco Sciarrone offre un’analisi sociologica dei fenomeni moderni, illustrando le condizioni economiche e sociali delle aree territoriali in cui le mafie proliferano. L’indagine fuoriesce dai confini tradizionali del sud Italia focalizzandosi su alcune regioni del centro-nord e sui diversi modelli di organizzazione, spaziando dalle modalità di infiltrazione nel tessuto economico, ai legami con imprenditoria, politica e professionisti.
Altro saggio interamente dedicato allo studio dei comportamenti umani in ambito mafioso, è il libro intitolato Capire la Mafia, di Piernicola Silvis. L’Autore qui fa chiarezza sulle molteplici organizzazioni e sul loro linguaggio descrivendo la mafia come un fenomeno sociale e culturale prima ancora che criminale. Capire la Mafia illustra dal punto di vista sociologico come il fenomeno mafioso corrisponda primariamente a una mentalità e a un modo di relazionarsi agli altri.
Per chi ha voglia di capire
Il genere della saggistica, in ogni sua declinazione, da un lato rappresenta un genere letterario sicuramente più impegnativo per il pubblico, ma dall’altro ha certamente il merito di offrire una visione sistematica e completa dell’oggetto della narrazione.
Di recente pubblicazione è il saggio intitolato Ossigeno Illegale. Come le mafie approfitteranno dell’emergenza Covid-19 per radicarsi nel territorio italiano. Attraverso decine di episodi più o meno noti di infiltrazione mafiosa, Nicola Gratteri e Antonio Nicaso, fanno luce sulla capacità delle organizzazioni mafiose di trarre profitto dalle più disparate situazioni. Un caso lampante viene dal sostegno offerto alle economie legali nel corso del periodo di crisi scaturito dalla pandemia.
Vincenzo Ceruso nel suo Le Due Stragi che Hanno Cambiato la Storia d’Italia analizza invece il rapporto tra mafia, politica e grandi società. Partendo da una delle pagine più buie della storia italiana, l’Autore si interroga sulle complicità all’interno dell’apparato statale.
La mafia, le mafie
Storia segreta della ‘ndrangheta. Una lunga e oscura vicenda di sangue e potere di Nicola Gratteri e Antonio Nicaso. Il libro racconta la ‘ndrangheta partendo dagli esordi. Da fenomeno a carattere regionale, fino diventare una delle organizzazioni più potenti con fatturati stratosferici, in gran parte provenienti dal traffico internazionale di cocaina.
I Re di Roma: l’inchiesta Mafia Capitale, di Lirio Abbate e Marco Lillo. Questo libro riguarda invece il fenomeno delle infiltrazioni della criminalità organizzata nella gestione di Roma degli ultimi decenni. Vengono riportate le vicende del clan di Massimo Carminati, in una storia vera ma che a tratti ha dell’incredibile. Nel libro si parla dei collegamenti tra mafia e politica, con un corollario di personaggi da romanzo fatto di calciatori, soubrette, ultras e fascisti.
Tra il Gargano e San Severo, da Manfredonia a Cerignola, esiste quella che viene chiamata la quarta mafia. A questo tema è dedicato il libro-inchiesta scritto da Carlo Bonini e Giuliano Foschini, intitolato Ti mangio il cuore. Un reportage feroce che dagli anni Settanta arriva fino ai giorni nostri, raccontando una sanguinosa faida tra famiglie, con centinaia di omicidi rimasti senza colpevoli.
Il romanzo di mafia
Il genere forse più avvincente che incontra il gusto di gran parte del pubblico è quello del romanzo. In esso le storie di cronaca e di politica vengono evocate con un sapiente e intrigante gioco di allusioni. Accanto alle trame frutto di pura immaginazione ci sono richiami espliciti a personaggi reali o eventi riconoscibili nonostante la trasfigurazione immaginaria più o meno profonda.
Estremamente efficace per comprendere il fenomeno mafioso, il genere del romanzo trova il suo capostipite nel libro intitolato Il Giorno della civetta di Leonardo Sciascia. Pubblicato per la prima volta nel 1961, il romanzo è basato su un fatto di cronaca realmente accaduto. A Sciascia si deve il merito di avere per primo infranto il tabù della parola mafia nel vocabolario, non solo siciliano.
Passando invece a tempi più recenti, non possiamo non citare Gomorra, il primo libro di Roberto Saviano. Il romanzo racconta gli effetti catastrofici della camorra ed è diventato ben presto un best seller in Italia e non solo. All’omonimo film e alla serie tv di successo che ne sono seguite si deve il merito di aver contribuito a diffondere la conoscenza del tema. Tuttavia è innegabile la conseguente forma di mitizzazione dei “cattivi” divenuti ormai icone televisive ad alto tasso di emulazione.
Fumetti, storie immaginarie e supereroi
Del fumetto e del genere fantasy si è finalmente compreso il potenziale per raccontare anche temi seri e complessi. Non andrebbe peraltro trascurato il fatto che talvolta, proprio grazie all’uso delle immagini, l’efficacia nella trasmissione del messaggio di questi generi letterari si dimostra superiore rispetto a quella delle parole.
Le storie immaginarie hanno poi il merito di raggiungere i più giovani e tutta quella fascia di pubblico che non preferisce letture percepite invece come più impegnative.
In questa categoria, tra la favola e l’inchiesta, possiamo far rientrare il libro Vivi da morire di Piero Melati e Francesco Vitale. Ambientato a metà anni Ottanta, il libro racconta le storie delle persone che si sono battute contro la mafia, in una Palermo piegata dalla violenza dei corleonesi.
Nicola Gratteri e Antonio Nicaso nel libro Non chiamateli eroi fanno invece una lucida analisi del fenomeno mafioso, accompagnata da immagini dai colori vivaci. Il tema è quello delle persone trucidate per i più disparati motivi: legami di parentela con mafiosi o con collaboratori di giustizia, o per aver tentato di sottrarsi al crimine.
Per questo mi chiamo Giovanni
Chiudiamo questa breve e non esaustiva bibliografia divisa in quattro parti con un libro divenuto un classico della letteratura di mafia.
Per questo mi chiamo Giovanni, di Luigi Garlando è una storia poetica, raccontata attraverso l’uso di parole e immagini potenti. I suoi protagonisti sono Giovanni e suo padre, quest’ultimo conscio del fatto di aver raggiunto il momento in cui dover spiegare al figlio il concetto di mafia. Insieme, padre e figlio, ripercorrono i luoghi della città di Palermo dove si svolsero le vicende salienti della vita di Giovanni Falcone.
L’importanza di scrivere sulla mafia
La mafia, fino a poche decine di anni fa, non si poteva neppure nominare. Lo dicevamo all’inizio e a pensarci bene, è un bel traguardo potersi addirittura porre la domanda da cui nasce questo articolo. In quanti modi si può scrivere sulla mafia?
Se oggi se ne può parlare e se ne può scrivere, è grazie a quanti si sono battuti in prima persona per contrastarla e a quanti hanno avuto per primi il coraggio per denunciare.
Parlate della mafia. Parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però parlatene.
Paolo Borsellino
A prescindere dal genere letterario, che si tratti di storie biografiche per raccontare le cose viste da dentro, o che si voglia usare personaggi e storie di fantasia, o disegni, o che si voglia procedere invece all’analisi razionale dei fatti, poco importa. Purché si mantenga una forma di rispetto per le vittime, qualunque modo per parlare di mafia può essere utile al fine di diffondere la cultura della legalità, in particolare tra i giovani, perché nessuno pensi che si tratti di un problema che riguarda esclusivamente il sud Italia o solo certi settori della società. È necessario che si contribuisca a costruire una consapevolezza su un problema che non esiste solo nelle notizie distanti dei telegiornali del passato, ma che è vicino a tutti noi, ad ogni livello.
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