La Twinsburg di Gucci
La sala è buia. Un occhio di bue illumina la passerella. Sfilano modelle e modelli. Siamo quasi giunti al termine dell’evento ma ecco che la musica cambia ritmo. Come in un teatro, il sipario si alza e la magia prende forma. La parete che divide il pubblico in due metà si solleva e rivela dall’altra parte uno scenario parallelo: di fronte a noi, infatti, sfilano coppie identiche di gemelli. Sono vestiti allo stesso modo, stesse acconciature, stessi accessori.
Sembrerebbe quasi un effetto ottico, come se ci fosse uno specchio posto nel mezzo, ma invece è tutto reale. Sfilano una prima volta parallelamente, distanti; poi una seconda, uniti, mano nella mano. Ambiguità, illusione, sgomento. Veniamo proiettati in uno scenario surreale, la città dei gemelli. Ed è proprio Twinsburg l’immaginario con cui la maison Gucci ha voluto lanciare la nuova collezione alla fashion week di Milano.
È il rapporto speculare tra identità e alterità: la compresenza di soggetti diversi in connessione.
Queste le parole del direttore creativo Alessandro Michele, che ha costruito il concept della sfilata sulle idee di individualità e identità. Si può essere diversi pur essendo uguali? Ebbene sì. E lo hanno dimostrato le 68 coppie di gemelli che pur indossando gli stessi abiti hanno fatto emergere la propria diversità, la propria unicità.
Completi di paillettes, abiti di chiffon, top e gonne di raso, pantaloni a zampa e camicie con il fiocco, chiodi di pelle, mocassini e ciabatte di pelo, tracolle e borse d’archivio. Questi i tessuti e gli accessori indossati che, sebbene identici, aderivano diversamente sulla pelle di ognuno, mettendone in risalto i tratti differenti. Come disse in un’intervista lo stesso direttore creativo, infatti:
Un abito, per me, non è mai solamente un pezzo di stoffa, piuttosto lo strumento attraverso cui riusciamo a narrare chi decidiamo di essere, a mettere in forma i nostri desideri e il senso ultimo del nostro stare.
L’esperienza del direttore creativo
L’idea di Alessandro Michele nasce direttamente dalla sua esperienza personale. Egli ha vissuto l’infanzia e l’adolescenza in compagnia di quelle che definisce due madri, due donne, la madre e la sorella gemella, che si vestivano allo stesso modo e portavano le stesse acconciature.
Quello era il mio mondo, perfettamente doppio e raddoppiato.
Un amore doppio, quello della copia di sé, ha segnato lo stilista anche nel processo creativo, portandolo a sentire la necessità di creare un progetto sull’identità dell’altro che è in ognuno di noi. In natura, come nel mondo della creatività, non esiste l’originale, l’autentico irreplicabile, ma infinite, minime variazioni dello stesso. Creare dal nulla qualcosa di assolutamente nuovo e irripetibile è un mito, un’illusione di cui, forse, Michele vuole liberarsi. Una sorta di catarsi per lo stilista, ma anche per il pubblico che si è ritrovato connesso con l’alterità, il conflitto del doppio, un tema che da sempre ha affascinato il mondo dell’arte.
Il tema del doppio nell’arte
Che sia letteratura, pittura o fotografia, infatti, abbiamo numerose testimonianze dell’indagine svolta attorno a questo mito. Si pensi a Oscar Wilde con il ritratto di Dorian Grey o alle maschere di Pirandello, o ancora al teatro della commedia di Goldoni con i due gemelli veneziani. Ancor di più la fotografia. Suggestiva l’immagine in bianco e nero di Identical Twins, che la fotografa americana Diane Arbus scattò nel 1967.
Nella pittura possiamo segnalare numerosi capolavori nei quali i temi del doppio e dello specchio hanno sollecitato l’immaginazione di tantissimi artisti, dai grandi maestri del Rinascimento, come Tiziano, ai pittori Manieristi, fino ai seicenteschi Jan Vermeer e Diego Velázquez, per giungere alle opere di Caravaggio di cui citiamo il Narciso che si riflette nello specchio d’acqua.
Non mancano gli esempi anche nel ‘900: Escher, Man Ray, Lichtenstein e la corrente dei surrealisti, che ha approfondito questi temi con significati direttamente estrapolati dall’inconscio, parallelamente alle teorie freudiane che si andavano affermando. Ricordiamo Salvador Dalì con il quadro del 1937 Metamorfosi di Narciso, e Renè Magritte con le sue misteriose tele, tra le quali spicca il quadro La Reproduction interdite che rappresenta un uomo di spalle mentre si specchia, che, inaspettatamente, nel riflesso ci mostra, non il suo volto, ma le sue spalle e la sua nuca.
Il doppio sulla pellicola
Se volessimo guardare al mondo del cinema, penseremmo al capostipite di questo tema che non può non essere Alfred Hitchcock. Nel 1958 ha girato Vertigo, la donna che visse due volte, film diventato un caposaldo della rappresentazione cinematografica del doppio femminile sospeso tra inganno e proiezione angosciosa. Rimanendo in questo ambito, citiamo la tragica storia di gemelli raccontata da David Cronenberg nel film Inseparabili, del 1988, interpretato magistralmente da Jeremy Irons.