Raccontare gli eventi più tragici della Storia italiana del secolo scorso non è mai un compito facile: occorre attenzione e rigore per non cadere in errore. In questo senso, Marco Bellocchio è un esperto: dopo la direzione di Buongiorno, notte, il regista è tornato nel 2022 a dirigere un secondo lavoro di narrazione del rapimento e dell’uccisione di Aldo Moro, all’epoca presidente della Democrazia Cristiana, per mano delle Brigate Rosse. Con il titolo Esterno notte, dopo la presenza all’ultimo Festival di Cannes e in sala, l’ultima opera di Bellocchio arriva in televisione in versione miniserie, trasmessa sui canali Rai tra il 14 e il 17 novembre.
Cinquantacinque
Esterno notte concentra il fulcro della narrazione sui cinquantacinque giorni che intercorsero tra il 16 marzo e il 9 maggio 1978, rispettivamente il giorno del sequestro e dell’uccisione di Aldo Moro (interpretato da Fabrizio Gifuni), uno dei massimi esponenti della politica italiana di quell’epoca. Dopo aver brevemente introdotto il contesto politico in cui si muovono le varie figure protagoniste, la narrazione di Esterno notte si concentra sui giorni del rapimento e su tutti gli eventi che portarono al tragico epilogo.
Attraverso scene di protesta e manifestazioni, sullo schermo viene riportata la tensione di quel periodo, che si concentrava in particolar modo tra le fazioni del Partito Comunista e della Democrazia Cristiana. Il racconto procede attraverso alcuni salti temporali, concentrandosi sui principali avvenimenti che scandirono i cinquantacinque giorni da prigioniero di Aldo Moro: colpiscono i vari dibattiti tra le fazioni, l’evoluzione dei rapporti tra le figure protagoniste e le decisioni poste sulla testa e sul destino di Aldo Moro.
Prospettive
Come anticipato, Bellocchio ha già raccontato del sequestro Moro in altre occasioni. In questo caso però, con Esterno notte Bellocchio riunisce diverse prospettive in una sola opera. Analizza i fatti accaduti non solo dal punto di vista delle principali figure politiche e di come lo Stato scelse di comportarsi davanti a tutti gli avvenimenti che scandirono i giorni del sequestro Moro, ma si espande anche al resto del panorama di quegli anni. In particolar modo, Esterno notte analizza anche le reazioni e le decisioni prese dallo Stato della Chiesa, che in quegli anni vedeva il suo principale punto di riferimento in Papa Paolo VI, particolarmente vicino in prima persona a Moro stesso.
Loro
Esterno notte non presenta sullo schermo soltanto le fazioni dello Stato e della Chiesa, ma descrive anche quanto accaduto nel gruppo delle Brigate Rosse, organizzatore, esecutore e principale responsabile del sequestro e della morte di Aldo Moro. Esterno notte analizza il modo in cui, da un punto di vista interiore, l’insieme dei protagonisti della fazione delle Brigate Rosse in prima linea per trattare con lo Stato riguardo appare in realtà tutt’altro che compatto. Lentamente, nel corso della narrazione, si fanno strada visioni sempre più divergenti sul destino di Aldo Moro, che in qualche modo attentano alla forza del gruppo stesso.
16 marzo
Esterno notte riprende innumerevoli volte i fatti che avvennero la mattina del 16 marzo 1978 in Via Fani, concentrandosi sul momento in cui alcuni esponenti delle Brigate Rosse aprirono il fuoco sulla scorta di Aldo Moro e rapirono il presidente della DC. Ogni volta quei momenti ritornano sullo schermo in un modo sempre diverso: dal punto di vista di Moro e degli agenti della scorta, dal punto di vista di chi organizzò il sequestro, da chi venne raggiunto dalla notizia tramite TV e giornali e dal punto di vista della famiglia Moro, che vede in prima fila la moglie Eleonora (interpretata da Margherita Buy). La scelta di mostrare nelle varie parti dell’opera una scena sempre uguale ma tutte le volte differente trasmette l’idea di complessità del mondo intorno alla figura di Aldo Moro e del forte impatto degli eventi intorno al suo rapimento.
9 maggio
Di Esterno notte colpiscono tantissimi aspetti, che vanno ben oltre l’analisi della complessità della scena politica italiana dell’epoca. L’intenzione di Esterno notte sembra anche quella di indagare le azioni della classe dei politici, dello Stato e di tutto ciò che, anche dopo anni, resta di non detto. Nell’ultima parte, poco prima delle scene finali, Esterno notte restituisce il ritratto di un uomo solo con i mostri della prigionia, abbandonato anche da coloro che dovevano essere dalla sua parte e apre la possibilità a ciò che sarebbe potuto accadere rispetto alla realtà dei fatti.
Reazioni
Dopo essere stato presentato a Cannes, Esterno notte ha raccolto recensioni positive a livello internazionale, ma anche e soprattutto nel panorama italiano, con giudizi che hanno lodato in particolar modo la capacità di trasmettere il dramma e i tratti più tragici di un evento così complesso come il sequestro Moro.
Al di là delle reazioni pubbliche e delle recensioni che celebrano Esterno notte come un grande capolavoro, occorre però tener presente anche delle dichiarazioni rilasciate da chi ha vissuto quegli avvenimenti da vicino e da chi ha conosciuto realmente Aldo Moro e i fatti di cui fu protagonista. In particolare si è espressa la famiglia, attraverso le parole della figlia Maria Fida Moro, che ha espresso la propria contrarietà rispetto alla finzione cinematografica di fatti reali che hanno direttamente coinvolto la sua famiglia e sconvolto la sua infanzia e la sua vita.
Dunque, Esterno notte non si propone di essere semplicemente una narrazione biografica o storica delle vicende che coinvolsero la figura di Aldo Moro, ma costruisce intorno al Presidente della Democrazia Cristiana una moltitudine di narrazioni. Esse restituiscono allo spettatore la complessità dei fatti che intercorsero tra il 16 marzo e il 9 maggio 1978, lasciando una finestra aperta sulle conseguenze storiche e politiche di questi avvenimenti per tutto il Paese.
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