Alfonso Gatto e le poesie giovanili

La letteratura italiana è sterminata. Nella sua vastità comprende svariati periodi, pensieri, personaggi, tratti caratteristici. Proprio a causa di questa sua grandezza, capita frequentemente che alcuni aspetti non vengano approfonditi o affrontati: sono molti, infatti, gli autori che, nonostante il loro lavoro, non sono conosciuti.

Oggi approfondiamo proprio uno di questi: Alfonso Gatto e le sue poesie giovanili.

Chi era Alfonso Gatto?

Poeta, scrittore, pittore, critico d’arte ma anche letterario e docenteAlfonso Gatto è una figura che si scaglia nel panorama della letteratura contemporanea.

Nasce, infatti, nel luglio del 1909 per poi morire nel marzo del 1976. Il suo luogo di nascita è Salerno ma la sua famiglia, umile e formata da marinai e piccoli armatori, è di origine calabrese. Ha la possibilità di studiare, si, ma una volta iscritto all’università e costretto ad abbandonarla per via delle difficoltà economiche che i suoi genitori stavano riscontrando in quel periodo. Da questo momento in poi (siamo intorno agli anni Trenta) inizia un periodo complesso e di adattamento. Per supportare la famiglia, Alfonso Gatto si sposta di continuo e si butta nei lavori più diversi (dal commesso di libreria all’insegnante).

Gatto, però, riesce a uscire da questo periodo di buio. Infatti, questo è il momento in cui si trasferisce a Napoli e, nel 1932, pubblica il suo primo libro: Isola. In questo modo, solo qualche anno dopo, riesce a trasferirsi a Milano.

Il periodo milanese

Questa è la vera svolta, perché riesce ad ambientarsi tranquillamente nell’ambiente letterario dei caffè milanesi conoscendo, inoltre, i personaggi più disparati. Di conseguenza, Alfonso Gatto si trova a vivere il suo periodo più fecondo che, al tempo stesso, è anche quello legato alle sue poesie giovanili.

Il suo esordio è accolto calorosamente dal pubblico e dalla critica, collabora con varie riviste e riesce a ottenere la stima e il supporto delle figure più importanti dell’epoca (tra queste, ricordiamo Edoardo Persico: critico, saggista, insegnante, si tratta di uno dei protagonisti del rinnovamento letterario milanese).

Acclamato e ispirato, siamo nel 1937, non tarda a pubblicare il suo secondo volume di versi: Morto ai paesi. Quest’opera è riconosciuta dalla critica come l’opera che, più di tutte, individua i caratteri tipici della poesia di Gatto.

Caratteristiche

Con Isola e Morto ai paesi, Gatto si costruisce la sua identità e si lega al contesto dell’ermetismo. Infatti, il linguaggio utilizzato è tipicamente ermetico: scarno, essenziale, caratterizzato da un richiamo costante alla melodia e alle immagini idilliache ed oniriche.

Tra le due opere, appartenenti entrambe al periodo giovanile, non si evincono grandi differenze né a livello stilistico né a livello tematico. Risuona costantemente il topos letterario della memoria e dell’amore: riaffiorano i ricordi, le inquietudini, i sogni adolescenziali e, al contempo, il motivo dell’amore è cantato in tutti i modi.

Leggiamo alcune delle sue poesie giovanili.

Le poesie giovanili

Come abbiamo detto, le poesie giovanili sono quelle legate all’esordio.

In ogni gioia breve e netta scorgo il mio pericolo.
Circolo chiuso ad ogni essere è l’amore che lo regge.
Tendo a questo dubbio intero, a un divieto in cui
cogliere il sospetto e la lusinga del mio movimento.
Universo che mi spazia e m’isola, poesia.

Questa poesia, intitolata Universo che mi spazia e mi isola, poesia, è estratta dalla prima raccolta che questo autore ha pubblicato, Isola.

Isola, in particolare, è un libro con una storia peculiare: uscito nel 1932, una seconda edizione venne inclusa, nel 1939, in un’altra raccolta di poesie (chiamata Poesie) che poi, successivamente, venne rivista e nuovamente pubblicata nella seconda edizione di Poesie (siamo nel 1941).

Già la dedica che apre la seconda edizione di quest’opera è una piccola dichiarazione di poetica:

A mio padre morto, a mia madre raccolta nella sua ombra, queste Poesie si dedicano ancora a ricordarli felici.

Ritorna, infatti, il famoso topos della memoria e dell’amore: questa volta, i soggetti sono i suoi genitori, ormai defunti, che il poeta sceglie di onorare in questo modo. Il libro si apre proprio con i versi sopra citati, in cui si nota, fin da subito, la grande capacità critica e descrittiva di questo autore: il paesaggio, infatti, è reso in modo molto vivido e realistico.

Il paesaggio

L’ambiente che, con maestria, viene disegnato dalla penna del poeta è quello napoletano: lo possiamo affermare con certezza poiché è lo stesso autore a dichiararlo in un’altra poesia:

Abitiamo in una sola piazza, tutti: la notte si parla
a stanza aperta dai letti. E la città lavata dal cielo
la riceviamo nel petto, tra le braccia, come un’amante fresca.
Napoli ci bacia: fragorosi cuscini passano alla testa
ubriaca.
In camicia gridiamo alla bella giornata e mascoloni 
e spettinati ci facciamo la barba agli specchi dei
balconi.

È evidente il ricordo della quotidianità e della semplicità cittadina, evocata con una retorica semplice, immediata e naturale. La lingua, infatti, non fa altro che unire e mescolare l’emotività del poeta a una particolare retorica di memoria, quasi come il poeta Alfonso Gatto nutrisse in lui l’urgenza e il bisogno di ricordare e di esprimersi.

Se si leggono, inoltre, ad alta voce e ripetutamente i suoi versi ci si rende conto, con facilità, che essi creano anche un effetto musicale e melodico, delicato, si, ma comunque presente: un piccolo dettaglio che fa la differenza e testimonia la capacità espressiva di questo autore.

Conclusione

In conclusione, possiamo dire che le sue poesie sono un creativo percorso all’interno di immagini che, improvvisamente, spuntano fuori dalla quotidianità e che sono sfruttate per rispolverare i ricordi della città, dei viaggi, degli affetti.

Si genera, in tal modo, una composizione quasi ciclica, scientifica e precisa che altro non è che il frutto di una mente fervidamente contemplativa e fantasiosa.

 

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