La Paga del Sabato è un romanzo di Beppe Fenoglio pubblicato nel 1969. Ettore, il suo protagonista, è un ex partigiano, incapace di reinserirsi nella società civile dopo la fine della guerra:
Ricordatene sempre che io ho fatto la guerra, e la guerra mi ha cambiato, mi ha rotto l’abitudine a questa vita qui. Io lo capivo fin d’allora che non mi sarei poi ritrovato in questa vita qui. E adesso sto tutto il giorno a far niente perché cerco di rifarci l’abitudine, son tutto concentrato lì.
Più di tutto, Ettore non accetta di doversi adattare alla monotonia di un lavoro in fabbrica. Pur di sottrarsi alla noia, preferisce un’attività illecita, di certo più avventurosa e più redditizia. In seguito però, si assiste ad una evoluzione: Ettore decide di sposarsi e di abbandonare gli affari per dedicarsi a un lavoro onesto, ma i nuovi progetti e l’ottimismo per il futuro incontrano un finale completamente inatteso.
Del romanzo colpiscono le atmosfere cupe, il senso di frustrazione del protagonista e la carica di umanità dei personaggi, raccontati attraverso l’uso sapiente di pochi dettagli essenziali e di dialoghi intensi.
Troppo cinematografico
La Paga del Sabato venne pubblicato nella sua versione integrale solo nel 1969, molti anni dopo la morte di Beppe Fenoglio. Quando nel 1950 Fenoglio lo aveva presentato all’Einaudi, il romanzo era stato bocciato perché giudicato troppo cinematografico. Per questa stessa ragione La Paga del Sabato si sdoppiò in paio di racconti: Ettore va al Lavoro e Nove Lune, pubblicati entrambi nel 1952 nella raccolta dal titolo I Ventitré Giorni della Città di Alba.
Beppe Fenoglio, con quel suo modo di descrivere le scene come fossero inquadrature cinematografiche corredate da dialoghi drammatici, aveva in effetti anticipato un genere letterario che si sarebbe affermato solo una trentina di anni più tardi con il nome di Neorealismo.
Biografia di Beppe Fenoglio
Giuseppe Fenoglio, detto Beppe, nacque ad Alba nelle Langhe, nel 1922. Nelle sue biografie viene ricordato come partigiano, scrittore e traduttore e delle sue opere si ricordano due temi in particolare, chiaramente ispirati al suo vissuto personale: il mondo rurale delle Langhe e il movimento di resistenza italiana.
Nel 1940 Fenoglio si iscrisse alla facoltà di Lettere dell’Università di Torino ma i suoi studi si interruppero nel 1943, quando fu richiamato alle armi. Prima di completare la Scuola per Ufficiali il suo Reparto di addestramento si disperse e lui trascorse alcuni mesi a Roma nascondendosi, per poi unirsi ai partigiani nel 1944.
Dopo la fine della guerra, Fenoglio trovò occupazione in un’azienda vinicola ad Alba; nel tempo libero si dedicò al lavoro di traduttore di libri dall’inglese e scrisse l’opera per cui oggi viene più spesso ricordato: Il Partigiano Johnny, pubblicato postumo nel 1968.
Il suo primo racconto, intitolato Il Trucco, fu pubblicato da Bompiani con lo pseudonimo di Giovanni Federico Biamonti nel 1949. Nello stesso anno Fenoglio presentò a Einaudi i Racconti della Guerra Civile e La Paga del Sabato. A seguire pubblicò alcuni romanzi tradotti dall’inglese e la serie di racconti intitolata I Ventitré Giorni della Città di Alba.
Beppe Fenoglio non fece però in tempo a veder arrivare i riconoscimenti per il suo lavoro. Si spense a Torino nel 1963 a soli quaranta anni, a causa di una grave malattia. Lasciò la moglie sposata nel 1960 e una figlia nata nel 1961.
I riconoscimenti postumi
Il romanzo più noto di Fenoglio, Il Partigiano Johnny, rimase incompiuto, ma nonostante questo, venne pubblicato nel 1968 e vinse il Premio Città di Prato.
Nel 2001 il comune di Mango, in provincia di Cuneo, ha dedicato all’Autore il percorso letterario intitolato Il Paese del Partigiano Johnny. A seguire, i Comuni di Alba, di Murazzano e di San Benedetto Belbo, dove sono ambientati alcuni dei racconti di Langa più significativi di Fenoglio, hanno dedicato alcuni itinerari alle sue storie e ai suoi personaggi.
Nel 2005 l’Università di Torino ha conferito la Laurea ad honorem in Lettere alla memoria, alla presenza della moglie Luciana e della figlia Margherita.
A Beppe Fenoglio è inoltre dedicata l’omonima Associazione Centro Studi di Letteratura, Storia, Arte e Cultura:
promossa dall’Amministrazione comunale di Alba per dotare la città ed il territorio albese di uno strumento di studio, ricerca e divulgazione delle tradizioni letterarie, artistiche, storiche e culturali della zona, fissando come ambito operativo il territorio della Regione Piemonte. L’intitolazione del Centro a Beppe Fenoglio significa innanzitutto che la figura e l’opera dello scrittore albese costituiscono la centralità dell’attività dell’Associazione, ma non escludono, anzi valorizzano e favoriscono lo studio e la ricerca su tutte le altre tematiche.
La lezione di Alessandro Baricco
Nel 2013 Alessandro Baricco aveva inserito proprio La Paga del Sabato nella sua raccolta di recensioni intitolata Una Certa Idea di Mondo. Durante la scorsa edizione del Festivaletteratura di Mantova Baricco è tornato a parlare dello stesso romanzo, incantando il pubblico con il suo intervento dedicato all’Autore:
Siamo nel centenario della nascita di Fenoglio, ma non sembra che se ne siano accorti in molti. Perfino in un anno speciale come questo, la figura dello scrittore piemontese tende a rimanere in secondo piano, come trattenuta da un destino che da sempre la mantiene in un’elegante penombra. Non è che una lezione possa cambiare molto le cose: ma mi andava comunque di annotare almeno una volta, e in una circostanza importante, alcune cose che fanno della sua letteratura un’esperienza memorabile. Nella convinzione che lui sia stato, in un modo tutto suo, un grande, se non addirittura il più grande.
Per Baricco La Paga del Sabato rappresenta il romanzo perfetto in cui Fenoglio esprime al massimo la capacità di fondere in modo impeccabile lo scrivere letterario ed il narrare cinematografico. Ogni scena è descritta focalizzando uno o più dettagli essenziali e nessuna parola pronunciata è da considerarsi inutile così che leggere Fenoglio, per Baricco, è come guardare un film: si parla quasi di cinema scritto, in cui ci si dimentica dell’esistenza di una macchina da presa.
Anche Lo Sbuffo ha dedicato a Beppe Fenoglio alcuni articoli; tra i più recenti: La Resistenza (all’Italiano) di Beppe Fenoglio scritto da Chiara Pallotta e quello intitolato Una Questione Privata: l’Epica della Resistenza di Beppe Fenoglio scritto da Alessia Martoni.