La macchina da presa compie un movimento lento ma continuo all’indietro, sulla scena si staglia in controluce la porta di un’abitazione che dà su un paesaggio tipicamente texano. Impossibile non cogliere la citazione al mostro del cinema western Jhon Ford e il suo Sentieri selvaggi. Già da questa prima inquadratura si percepisce che X – A Sexy Horror Story non sarà il solito film horror autoreferenziale che propone una storia già vista in tutte le salse. Il regista horrorifico Ti West sperimenta infatti la sua bravura omaggiando la storia del Cinema attraverso un linguaggio ricercato e ambizioso.
Siamo nel 1979, anno in cui la fantascienza è sempre più frequentata dal cinema commerciale hollywoodiano, ma sono anche gli anni in cui prenderanno il sopravvento gli home video. Lo sa bene un gruppo di giovani ragazzi assetati di successo che colgono l’occasione per girare il loro primo film per adulti. Ospitati da un’anziana coppia, affittano una casa nel Texas in una fattoria isolata da tutto e da tutti. Sembrerebbe il presupposto migliore per il raggiungimento del loro scopo, ma più passa il tempo e più la situazione precipita.
Tra slasher e stereotipi
La trama richiama espressamente il filone cinematografico in voga negli anni settanta dello slasher: un assassino perseguita e uccide un gruppo di persone attraverso un arma da taglio, solitamente un’ascia. Altri riferimenti sicuramente non casuali sono a film come Non Aprite Quella Porta, Poltergeist e Quel Motel Vicino alla Palude, senza dimenticare poi il maestro del brivido Alfred Hitchcock (l’indimenticabile scena della doccia in Psycho, ma non solo). Insomma, Ti West non si fa perdere di certo l’occasione per catturare l’attenzione di un pubblico di un certo livello, senza però dimenticarsi dell’intrattenimento e della suspence tipica del genere.
X – A Sexy Horror Story è un film che si costruisce col passare del minutaggio, non scopre subito tutte le sue carte, ma lascia che sia il pubblico stesso a crearsi delle aspettative per poi distruggerle durante la scena successiva. La prima ora è dedicata essenzialmente alla costruzione e caratterizzazione dei personaggi, ognuno dei quali è unico ed essenziale per la narrazione.
Abbiamo Maxine (una super convincente Mia Goth), la tipica ragazza della porta accanto ma con un fuoco interiore pronto ad esplodere rincorrendo la strada per il successo; Bobby (Brittany Snow), la bionda svampita che pensa solo al sesso e ai soldi; Wayne, demiurgo di ogni cosa nonché produttore del film, tipico stereotipo americano del paparino con tanti soldi e tante donne al seguito; e infine Lorraine, la ragazzina acqua e sapone fin troppo pudica che diventa centrale nel momento in cui decide di partecipare anche lei alle riprese. Da quell’istante in poi si scatenerà una serie di eventi a cascata che stravolgerà la lunga e sanguinosa notte dei personaggi.
Follia e vouyerismo
Fil rouge della vicenda è sicuramente il vouyerismo alla Norman Bates percepito già dall’arrivo del gruppo alla fattoria: l’anziana donna Pearl (interpretata dalla stessa Mia Goth dopo interminabili sessioni di trucco) dà subito l’impressione di nascondere qualcosa di estremamente sinistro. Lo sguardo diventa quindi il tema centrale della pellicola, da intendersi sia sul passato che sul futuro. La follia umana viene resa attraverso una sceneggiatura che esplode a circa metà del film ribaltando l’equilibrio iniziale e destabilizzando sia gli spettatori in sala che gli stessi personaggi della pellicola. La figura della donna prende il sopravvento a discapito di uomini sottomessi e fin troppo impauriti, dopo una reiterata ostentazione di una mascolinità a tratti tossica.
West gioca con inquadrature audaci aiutandosi con un po’ di vecchia scuola per rendere ancora più inquietante l’incombenza di questa figura femminile. La passione carnale che diventa piano piano la causa di tutti i crimini, si trasforma in un’ossessione disturbante e a tratti ingiustificata. Le figure di Maxine e Pearl si fondono e si separano in continuazione facendo percepire allo spettatore uno strano legame che rimane indecifrabile fino alla fine della pellicola. Le due sembrano assomigliarsi così tanto, ma come sarebbe possibile che fossero la medesima persona? La risposta non ci viene, data ma il regista decide di darci un piccolo indizio: un prequel.
Pearl
Nello stesso periodo in cui veniva girato X – A Sexy Horror Story, infatti, è stato realizzato un secondo lungometraggio nonché prequel di quest’ultimo. Il titolo è proprio Pearl e racconterà la storia dell’anziana donna e della nascita della sua ossessione per la carne — in tutti i sensi —. Il film verrà presentato alla 79esima edizione del Festival di Venezia tra pochissimi giorni e sicuramente ci saranno delle sorprese, dato che sarà ancora una volta l’attrice Mia Goth a interpretare il ruolo della protagonista.
Questa sovrapposizione ma al tempo stesso complementarietà rimarrà solo una mancata supposizione oppure Ti West ci stupirà ancora una volta?