Pinguini Tattici Nucleari

Pinguini Tattici Nucleari, episodio 2: dal crowdfunding a Sony Music

Prosegue l’approfondimento dedicato ai Pignuini Tattici Nucleari, puoi ritrovare il primo episodio qui.

Il terzo album in studio: Gioventù brucata e il coraggio di essere perdenti

I Pinguini Tattici Nucleari iniziano a farsi conoscere e acquisire sempre più importanza nella scena indie italiana con il loro terzo album in studio, dal titolo Gioventù brucata. Grazie a una campagna di Musicraiser, il 17 aprile 2017 esce l’album, composto da undici tracce e una intro. A giugno dello stesso anno il gruppo partecipa alla settima edizione del concorso Musica da Bere, arrivando in finale, e ad agosto si esibisce sul Light Stage della venticinquesima edizione dello Sziget Festival a Budapest.

La band cambia nuovamente formazione, per assumere quella attuale: restano Riccardo Zanotti e Lorenzo Pasini – unici superstiti della formazione originale –, Elio Biffi e Matteo Locati, ma Claudio Cuter e Cristiano Marchesi lasciano la band e arrivano altri due nuovi membri: Simone Pagani (basso) e Nicola Buttafuoco (chitarra).

La band estrae tre video musicali da questo album, quelli dei brani Sciare, Tetris e Irene, quest’ultimo entrato in rotazione radiofonica dal 1° giugno 2018.

Montanelli – Intro e Sciare

L’album si apre con una traccia il cui titolo è un gioco di parole: Montanelli – Intro ricorda infatti il nome di Indro Montanelli, celebre giornalista del «Corriere della Sera» e fondatore de «il Giornale». Iniziò la sua carriera durante il ventennio fascista, inizialmente appoggiando il regime e poi prendendone le distanze, fino a essere imprigionato e a rischio di esecuzione capitale. L’intro contiene sei skit ripresi da alcuni programmi tv, pubblicità e film conosciuti, come ad esempio Tre uomini e una gamba di Aldo, Giovanni e Giacomo.

Il primo brano dell’album è il singolo Sciare, un motivetto allegro che racconta una storia d’amore nata sulla neve nei freddi pomeriggi in montagna. Il cantante ha dichiarato che questo racconto è autobiografico: da piccolo aveva infatti intrapreso il corso di sci nelle montagne della Val Seriana. Si divertiva tantissimo, nonostante i suoi compagni gli facessero notare che non era proprio il suo sport e che, essendo alto, avrebbe potuto optare per il basket. Ma Riccardo, tenace e determinato, decide di non mollare e di continuare a seguire questa sua passione, come in futuro farà con la musica.

Gioventù brucata e Ninna nanna per genitori disattenti

L’album prosegue con la title track, Gioventù brucata – altro gioco di parole, che richiama l’espressione “gioventù bruciata” –, una critica rock alla gioventù odierna: il narratore la definisce “gioventù brucata” proprio perché, come le pecore, tutti seguono la stessa routine, dalle «domeniche pomeriggio passate all’Ikea» all’«ascoltare i Coldplay per evidenziare uno stato di profonda malinconia». Il protagonista però si discosta da questa generazione, prendendo le distanze dal suo amico e dalla fidanzata: «la gioventù brucata se li è presi nel suo ovile» perché schiavi del conformismo.

La voce di Eugenio Cesaro, cantante degli Eugenio in via di gioia, ci accoglie in Ninna nanna per genitori disattenti, in quella che apparentemente sembra essere una ninna nanna qualunque. Poco dopo, però, si rivela una traccia dal tono irriverente che annuncia che in realtà il tema centrale della canzone è l’apparato riproduttore femminile, paragonato ironicamente alla moka, e il rapporto sessuale, comparato al paintball. Se si presta attenzione si può notare una citazione chitarristica a Voglio vederti danzare di Battiato e, sul finale, l’introduzione di Smoke on the water.

L’uomo che inventò il fuoco e Irene

Il disco prosegue con L’uomo che inventò il fuoco: ambientato nell’attualità, racconta però le avventure di un australopiteco, che di solito sta all’ingresso della discoteca ad aspettare qualche bella australopiteca: ne incontra una, ma la gelosia di un altro scatena una rissa. Sul finale riesce comunque a conquistarla e a godersi insieme una bella serata. Terminata la canzone, si sentono le voci di Riccardo Zanotti e di Nicola Buttafuoco che discutono della relazione del primo, perché nonostante sia terminata da un po’ soffre ancora. Entrambi arrivano alla soluzione: se si potesse fare tutto quello che si fa con le donne ma con un uomo, sarebbe tutto più semplice.

Nella sesta traccia dell’album incontriamo il secondo nome femminile della discografia della band, Irene: in questa ballata malinconica, primo vero grande successo mainstream del gruppo, il protagonista ama follemente sia la ragazza sia la musica e si trova in costante tensione tra la scelta di una o dell’altra, ma alla fine la sua passione per la musica vince sempre. Meglio quindi sposarsi con un ingegnere o un dentista, con lavori sicuri e ben retribuiti, piuttosto che accontentarsi di un secondo posto nella vita precaria di un musicista.

Senti che cantare questi! e Pula

In Senti che cantare questi!, il suono della pioggia, dei tuoni e di un canto popolare indigeno ci introduce alla traccia successiva, Pula, che richiama lo stile di Cancelleria. I bambini Kutu, tribù nativa della Tanzania, durante le notti di pioggia, si recano dallo sciamano per ascoltare la storia “Pula”, ossia “pioggia”.

Un agricoltore che viveva una vita tranquilla, circondato dalla sua famiglia e dai suoi amici, possedeva un piccolo orto che serviva a sfamare sé stesso, la moglie e i figli. A un certo punto, però, si rese conto che la pioggia tardava ad arrivare, così chiese aiuto a un cacciatore, affinché catturasse una nuvola e gliela portasse: il cacciatore fece un tentativo, invano. Si rivolse dunque allo sciamano, il quale gli diede consigli per farsi ascoltare dagli dèi, ma non funzionavano. Nel frattempo iniziò a girar voce che l’agricoltore fosse vittima di una maledizione e i suoi compaesani smisero di salutarlo. Uno sceneggiatore di Hollywood si fece avanti e gli propose una soluzione, ovvero quella di rivolgersi ai media, raccontando la sua storia e cercando di ottenere empatia.

79 e Gigi cinque ottavi

La nona traccia dell’album si intitola 79. Lo stile rievoca quello di Me want Marò back e su questo reggae autobiografico il cantante racconta la sua esperienza alle scuole superiori. L’ultimo anno decide di impegnarsi per ottenere 80 alla maturità, un bel voto con il quale sarebbe potuto entrare in un’università londinese per studiare musica. Esce dall’esame di maturità con 79 ma impara una lezione importante: se avesse ottenuto il voto desiderato probabilmente avrebbe perso parte della sua ambizione, «le sconfitte invece ti tengono in vita» e, come Riccardo stesso racconta più avanti, riesce comunque a entrare all’università e a continuare il suo percorso.

Il protagonista del decimo brano è Gigi cinque ottavi, un ragazzo gentile e corretto ma particolare, perché vive “in cinque ottavi”, un tempo musicale irregolare perché dispari. La società gli dà un ultimatum, ovvero adeguarsi al tempo regolare di tutti, ma dopo il suo rifiuto viene imprigionato e torturato. Un giorno però incontra Antonia sette sedicesimi: è amore a prima vista e oggi vivono serenamente la loro storia d’amore.

Tetris e Il concorso musicale

Il disco prosegue con il singolo Tetris, anagramma di “triste”. La canzone parla infatti della fine di una relazione, descritta tramite metafore e citazioni romantiche ma mai convenzionali, prima tra tutte quella del pezzo del tetris longilineo, «quello che lo aspetti una vita, ma finalmente quando arriva ti risolve tutto». Una curiosità interessante riguarda il videoclip: per girarlo, infatti, i sei musicisti hanno dovuto imparare a cantare la canzone al contrario, in modo tale da realizzare un video in rewind in cui però il labiale corrispondesse alla canzone in riproduzione normale.

L’album si avvia alla conclusione con Il concorso musicale, una traccia prog con una struttura doo-wop/swing il cui tema è un concorso a cui il gruppo partecipa, insieme ad altre band con stili particolari e tutti diversi tra loro. In questo sofisticato caleidoscopio di richiami e citazioni, il dilemma della band non riguarda l’apprezzamento dei giudici, bensì quello del pubblico: «voi ci vorreste bene, anche se non fossimo perdenti?».

Con questo terzo album, i Pinguini Tattici Nucleari dimostrano una sorprendente maturità sia musicale sia narrativa: riprendono alcuni dei temi trattati nei primi due album e portano avanti la dissacrazione delle certezze della quotidianità, trovando la combinazione perfetta tra ironia e profondità, tra citazioni testuali e musicali e una perfetta dose di capacità tecniche.

Di seguito il disco, ascoltatene tutti!

Il primo album con Sony Music: Fuori dall’hype

Il 5 aprile 2019 viene pubblicato, per la prima volta da Sony Music, il quarto album dei Pinguini Tattici Nucleari, dal titolo Fuori dall’hype, anticipato dai singoli Verdura, Sashimi e Fuori dall’Hype. In seguito al successo ottenuto con la partecipazione a Sanremo del 2020 con il singolo Ringo Starr e la conseguente edizione repack, l’album è stato certificato disco di platino.

Il 26 aprile dello stesso anno esce Faber nostrum, album tributo per Fabrizio De André, contenente una rivisitazione della band di Fiume Sand Creek.

Fuori dall’hype e Antartide

L’album si apre con la title track, una meravigliosa dedica alla musica, Amore con la A maiuscola dei Pinguini, alla quale hanno deciso di dedicare la loro vita. È il pezzo giusto per rompere un po’ con il passato, per iniziare a far sentire maggiormente la propria voce e proiettarsi verso un pubblico più grande, anche a costo di essere accusati di aver ceduto al mainstream («sulla mia tomba scrivete “belli i primi, poi venduto”»).

Nella seconda traccia dell’album i Pinguini hanno proiettato un po’ di loro stessi nella protagonista della canzone: è una ragazza sognatrice, riservata e introversa – «e pagheresti tutti i tuoi giorni di sole per un singolo di pioggia» – che nasconde sé stessa e il suo cuore dietro uno strato di Antartide.

Lake Washington Boulevard e Monopoli

In Lake Washington Boulevard si viene catapultati in un film romantico con un finale drammatico. Il brano è dedicato a Kurt Cobain: il titolo è infatti un riferimento al luogo in cui è stato ritrovato il corpo senza vita del celebre cantautore e la parte finale del ritornello («si sentirà uno sparo in lontananza, poi un rumore di ambulanza e io non ci sarò più») ne racconta la triste storia. Dopo alcuni dubbi dei fan circa un verso della canzone («Cara» o «Chiara, vuoi sposarmi?»), Riccardo Zanotti ha rivelato sui social che ha intenzionalmente pronunciato una via di mezzo tra le due parole, nascondendo un sottile riferimento a Cara di Lucio Dalla.

Il disco prosegue poi con Monopoli, dal titolo polisemantico: Monopoli è sia un gioco di società sia una città. La canzone si apre proprio con una storia d’amore in viaggio («quello che mi ricordo io è un viaggio in autostrada») che si trasforma in un gioco senza regole fisse, difficile da interpretare e da vincere («se giochi con me perdi tutto, se gioco con te crollerai»).

Nonono e Scatole

La quinta traccia è Nonono, una canzone che parla di una amicizia con benefici e tutte le complicazioni che essa comporta quando uno dei due inizia a provare sentimenti per l’altra («perché la più grande libertà è quella che ti tiene in catene»). È però anche una canzone dall’animo frizzante, che ci ricorda che «la felicità sta dentro alle piccole cose», un piccolo ma importante invito a gioire dei semplici doni della vita di tutti i giorni.

Con la sesta canzone cambia totalmente il mood: Scatole è un’autobiografia del cantante, che ha scelto di seguire il suo sogno a dispetto delle progetti che suo padre aveva per lui. Il primo ritornello, sussurrato, è un atto di ribellione di fronte a queste aspettative («sì ma io non sono come te, di quello che sarò tu che ne sai?»); la seconda strofa fa emergere il sogno di Riccardo, che decide di smettere di ignorarlo e di seguirlo. Nel secondo ritornello si può notare infatti il cambio del tono di voce: mentre il primo viene sussurrato, questo viene cantato ad alta voce, per mostrare in maniera più convinta la differenza tra il percorso che vuole intraprendere e il mestiere del padre. Nel finale, però, Riccardo torna a sussurrare l’ultima strofa, perché dopo essersi concentrato per molto tempo sulle differenze fra lui e suo padre, nota un punto comune molto importante: «le canzoni in fondo sono solo scatole, dove la gente si rifugia quando fuori piove».

Sashimi e La banalità del mare

L’album prosegue con Sashimi, che racconta la fine di una relazione per colpa di un tradimento e lo sconforto affrontato a colpi di all you can eat al Sushiko. Il ritmo funky e i fiati che creano il motivetto accattivante presente all’inizio e alla fine del brano invitano a prendere le delusioni amorose con filosofia, ma non quella di Kierkegaard: «tutto finisce», è vero, ma è importante ricordarsi che «una risata è più forte di un milione di grida».

Riprendendo l’opera più famosa di Hannah Arendt con un gioco di parole, ne La banalità del mare si parla di una storia d’amore iniziata in simbiosi e che pian piano si trasforma in relazione a distanza: un amore fatto di alti e bassi, ma che non vuole arrendersi alle difficoltà e che non smette di sognare in grande («noi siam destinati a cose grandi, andiamo sulla luna in autostop»).

Verdura e Freddie

La nona traccia dell’album è il singolo Verdura, il cui tema è la rassegnazione alla fine di una relazione: inizialmente è un momento difficile da affrontare, solo più tardi si riesce a vedere anche ciò che non andava. Grazie a un invitante ritmo a metà tra reggae e pop, crea un’esortazione a guardare sempre il lato positivo di ogni situazione, anche quelle più faticose, ricordandosi che «si sopravvive a tutto ascoltando Lucio Dalla».

L’album si chiude sulle note di Freddie, una storia d’amore tutta arcobaleno il cui titolo è un chiaro riferimento a Freddie Mercury. Il protagonista del brano affronta i pregiudizi del padre e la desolazione della madre, incapace di comunicare l’affetto incondizionato per il figlio. Sfiorando il tema dell’autolesionismo, la canzone ci racconta gli ostacoli che Freddie affronta ogni giorno, che valgono però la pena nel momento in cui raggiunge il suo amato e gli dice «è fra le tue braccia che ho trovato il mio posto». Il brano e l’album si chiudono con un meraviglioso instrumental, che conclude questo viaggio emozionante.

Ciò che colpisce di questo album quando lo si ascolta sono la varietà di colori che irradia: nel susseguirsi dei vari brani si ride e si piange, si scherza e ci si commuove, si viaggia stando seduti su un’altalena di emozioni. Il fil rouge dell’album è sicuramente il tema dell’amore, il quale viene analizzato nelle sue diverse forme, passando dal rapporto con sé stessi all’amore platonico per la musica, da un’amicizia with benefits alla fine di una relazione amorosa, toccando anche particolari personali ma mai senza includere qualche citazione testuale o musicale in ogni brano.

 

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