Arroganti, sfacciati, maledettamente devastanti nella loro semplicità: questo sono gli Oasis. In questo articolo introduttivo ripercorriamo le tappe che hanno portato “i cinque ragazzi della classe operaia” ai primi successi.
29 Agosto 2009, Parigi. Una folla di trentamila persone attende, nel suggestivo scenario del Parc de Saint-Cloud, l’uscita sul palco dei fratelli Gallagher. Ma è un portavoce del Rock en Seine, il festival cui la band avrebbe dovuto partecipare, a smorzare l’entusiasmo. “Gli Oasis non esistono più. Stasera non suoneranno e il resto del tour europeo è annullato”. Sono queste le parole che ancora oggi riecheggiano nella mente dei fan del gruppo pioniere del movimento britpop anglosassone, e che da allora, a seguito della brusca interruzione del tour Dig Out Your Soul, non ha saputo ricomporre i cocci di un rapporto da sempre frastagliato, ma andato ormai definitivamente in frantumi.
I primi passi
Noel e Liam, figli di una coppia di immigrati irlandesi, nascono a Manchester, rispettivamente nel 1967 e 1972. Crescono a Burnage, nei sobborghi della stessa città; qui trascorrono un’infanzia difficile per via del padre, alcolizzato e violento, che segna i prodromi di un’adolescenza turbolenta, vissuta all’insegna della sregolatezza tra alcol, droga, risse e furti.
Il più vicino alla musica dei due sembra essere Noel, che inizia a scrivere e comporre brani già all’età di 13 anni. Ma è Liam il primo a entrare a far parte di una band, i Rain, su richiesta dell’amico Bonehead (Paul Arthurs) e ad esibirsi dal vivo. Ed è sempre Liam, ispirato da un poster appeso nella propria camera, a proporre di cambiare poco tempo dopo il nome in Oasis.
L’ingresso di Noel nella band e il primo contratto
La svolta decisiva arriva però nel 1991, quando al ritorno dal tour americano degli Inspiral Carpets, al quale partecipa in qualità di tecnico delle chitarre, Noel assiste ad una delle esibizioni del fratello al Boardwalk, un nightclub di Manchester. Come recentemente affermato nel podcast Matt Morgan’s Funny How?, in quell’occasione il fratello maggiore rimane tanto affascinato dalle potenzialità canore di Liam, arrivando ad accostarlo perfino a Ian Brown, frontman degli Stone Roses, quanto scarsamente impressionato dalla qualità complessiva del gruppo.
Ed è lo stesso Liam, mosso dalle critiche del fratello, a individuare in lui l’anello mancante della formazione, alla quale Noel si unisce prendendo immediatamente le redini e acquisendo il soprannome di The Chief, il capo. La differenza si fa da subito evidente; di lì a poco inizia infatti il vero percorso che ha portato la band a entrare nell’olimpo della storia del rock mondiale.
Maybe I just wanna fly
Wanna live, I don’t wanna die
Maybe I just wanna breathe
Maybe I just don’t believe
Maybe you’re the same as me
We see things they’ll never see
You and I are gonna live forever
Il primo ad offrire un contratto discografico al gruppo è Alan McGee, fondatore della Creation Records, rimasto folgorato dalla loro esibizione al King Tut’s Wah Wah Hut Club di Glasgow nel 1993. Nell’agosto del ’94 viene pubblicato nelle radio il primo singolo in edizione limitata, Columbia. Qualche mese dopo, trascinato dal notevole successo di Live Forever, preceduto a sua volta da Supersonic e Shakermaker, esce il primo album degli Oasis.
Definitely Maybe e il primo scontro interno
Definitely Maybe, entrato direttamente in testa alla classifica britannica degli album con 150mila copie vendute nei primi tre giorni, presenta al proprio interno, oltre ai brani citati, anche altri del calibro di Whatever, Cigarettes & alcohol e Rock’n’Roll Star. Iconica è la copertina del disco: la foto, scattata da Michael Spencer Jones, noto art director, viene poi elaborata dall’agenzia Microdot di Brian Cannon. Essa ritrae i cinque all’interno del salotto di casa di Bonehead, e presenta diversi elementi simbolici. Sullo schermo della tv, ad esempio, è possibile notare una scena del film Il buono, il brutto e il cattivo di Sergio Leone, il regista preferito di Noel; appoggiata al camino, si può invece osservare la foto di Rodney Marsh, ex giocatore del Manchester City, squadra del cuore di Noel e Liam.
Con il successo straordinario del CD iniziano però anche i problemi interni alla band, che portano alla prima rottura tra i due fratelli. Il tour di presentazione dell’album, infatti, partito a Glastonbury nel giugno del 1994, vede disgregarsi il gruppo proprio in coincidenza del concerto, divenuto leggendario, di Los Angeles, al quale la band, ad esclusione di Noel, partecipa strafatta di metanfetamine.
Paradossalmente, è questo l’episodio chiave che porta alla successiva consacrazione del gruppo; Noel, fuori di sé dalla rabbia, come riportato nel film-documentario Supersonic, abbandona il palco e vola a San Francisco per incontrare una ragazza conosciuta poco tempo prima a Las Vegas. Con lei ferma il tempo su una notte in cui, nella quiete delle strade deserte della città, trova la serenità giusta per riorganizzare i pensieri. Ed è proprio riflettendo su quei momenti che trae ispirazione per la scrittura di Talk Tonight, brano grazie al quale scatta la scintilla che lo porta a ricongiungersi con rinnovata fiducia al gruppo.
(What’s the story) Morning glory: alla conquista delle classifiche internazionali
Dall’album d’esordio, vero emblema dello spirito proletario degli Oasis e dalle frequenze prevalentemente indie, al secondo, passa appena un anno. La primavera del 1995 apre la strada al primo singolo, Some Might Say, di un disco che ha fatto impazzire il mondo: (What’s the Story) Morning Glory. Da lì in poi è una continua escalation del gruppo, che fa registrare una striscia di 10 anni di primi posti dei propri singoli nelle classifiche britanniche e la vendita di 22 milioni di copie dell’album in tutto il mondo. Wonderwall e Don’t Look Back in Anger, infatti, non sono solo alcuni dei pezzi più rappresentativi del disco in questione o più in generale del gruppo, ma il simbolo di una nuova stagione del rock, che si stacca definitivamente dagli anni ’80 e dalle cupe atmosfere grunge del periodo per riscrivere le pagine di un genere che sembrava ormai destinato a morire.