Espressionismo

Storia di una ribellione: l’Espressionismo tedesco

Come è nato l’Espressionismo tedesco?

All’inizio del Novecento la Germania è attraversata da tensioni sociali causate dal rigido controllo della monarchia di Guglielmo II, che tende a favorire le classi militari e a esercitare un ferreo controllo sulla popolazione. In questo  periodo l’arte ufficiale celebra la casa regnante mentre tutte le altre correnti artistiche vengono guardate con sospetto.

Questo clima di tensione genera la ribellione di alcuni artisti più giovani che danno vita alle Secessioni e, in seguito, all‘Espressionismo.

L’ Espressionismo del Die Brücke

Nel 1905 degli studenti di architettura, danno vita a un gruppo di pittori: il Die Brücke, gli “artisti del ponte”. I giovani ragazzi omaggiano il filosofo Friedrich Nietzsche e la sua opera Cosi parlò Zarathustra, dove il ponte è il simbolo della tendenza dell’uomo alla trasformazione e alla creazione. Sono stati Ernst Ludwig Kirchner, Erich Heckel e Karl Schmidt-Rottluff a fondare il gruppo, convinti che l’arte potesse avere un ruolo essenziale nel riportare l’uomo a valori meno corrotti di quelli che proponeva la società urbana.

Lo stile di vita dei giovani artisti è quello dello Sturm und Drang e dei miti bohemièns, caratterizzato da un abuso di sostanze stupefacenti, una sessualità disinibita e importanti momenti di esaltazione sfociati successivamente in incurabili psicosi.

Dal 1907 al 1910 gli artisti del Die Brücke hanno lavorato in modo affiatato, uniti dalla pittura e dalla natura. Ed è proprio il tema della natura selvaggia, incontaminata e priva delle corruzioni della società moderna a essere il principale protagonista delle loro opere d’arte.

Lo stile pittorico del Die Brücke è stato definito dallo stesso Kirchner “impressionismo monumentale” per il costante riferimento alla natura e per le nuove tecniche sperimentate: erano soliti, per esempio, nel mescolare l’olio e il petrolio per rendere la pennellata più levigata. Le loro opere si distinguono per le forme ridotte all’essenziale, per i forti contrasti cromatici e per le caotiche pennellate.

Gli ultimi anni del Die Brücke

La cosa più importante era per noi dipingere liberamente il modello nella sua libertà. Disegnavamo e dipingevamo, centinaia di fogli al giorno, ma parlavamo e giocavamo anche, i pittori posavano e i modelli dipingevano. Gli incontri quotidiani erano trasposti in arte, si facevano pittura. L’atelier diventava delle persone ritratte,: le immagini acquistavano così una vita ricca e immediata.

(Ernst Ludwig Kirchner)

I giovani pittori iniziano a frequentare Berlino nel 1911, dove entrano in contatto con il clima aggiornato della capitale; visitano mostre cubiste e futuriste e, prendendo spunto da queste correnti, riescono a generare nuove idee.

L’anno successivo i ragazzi del Die Brücke si avvicinano agli artisti del Blaue Reiter (un gruppo interessato alle innovazioni in ogni campo dell’arte). Da questo stesso anno, però, l’unità e l’affiatamento del Die Brücke inizia a sgretolarsi: ogni esponente intaprende un percorso autonomo che li porta ad allontanarsi. Bisogna attendere il 1913 per assistere allo scioglimento definitivo del Die Brücke causato da Kirchner e dal suo Chronik der Künstlergruppe Die Brücke (Cronaca del gruppo artistico Die Brücke): un testo con il quale il pittore tracciava un resoconto dela sua esperienza artistica, non condivisa dagli altri componenti del gruppo.

I protagonisti dell’Espressionismo tedesco

Karl Schmidt-Rottluff

Karl Schmidt nasce in una cittadina della Sassonia il 1° dicembre 1884.  Aggiunge il nome “Rottluff” all’inizio  della sua carriera di artista per rendere omaggio alla sua città di nascita. Tema ricorrente del suo Espressionismo è la natura, dipinta con tratti sintetici e duri e con colori aggressivi e forti. Dal secondo decennio del Novecento si dedica alla xilografia, esplorandone le potenzialità artistiche e sperimentando diversi accorgimenti, come l’uso delle venature del legno della matrice per creare originalissimi effetti. La sua voglia di sperimentare arriva anche nel campo della scultura, dove esegue figure lignee con segni duri e spigoli vivi.

Nonostante si sia concentrato nel corso della sua carriera all’esplorazione di vari temi, quelli a lui più cari rimangono la natura e la vita contadina, sulle quali torna a concentrarsi nel dopoguerra. Le opere di Karl Schmidt iniziano a essere apprezzate e acquistate dai musei nei primi anni Trenta, e sempre in questi anni diventa insegnante all’Accademia di Berlino. Ma l’ascesa del regime nazista porta l’espulsione del pittore dall’Accademia, perchè considerato un artista degenerato. Gli viene proibito di dipingere e alcune sue opere vengono confiscate dai musei tedeschi per essere esposte alla mostra sull’arte degenerata, tenutasi a Monaco nel 1937.

I successivi quarant’anni li passa viaggiando e dipingendo, e pone al centro della sua ricerca la natura morta. Partecipa alla fondazione del Brücke-Museum inaugurato nel 1967, al quale dona settantaquattro sue opere. La sua vita termina a Berlino il 10 agosto 1976.

Erich Heckel

Erch Heckel nasce a Döbeln nel 1883. All’inizio della carriera il linguaggio artistico del pittore punta ad una forte emotività, che riesce ad ottenere grazie a linee curve interrotte bruscamente e ai colori aggressivi. Dal 1907 al 1910 soggiorna diverse volte presso i laghi della Sassonia e le coste dei mari del nord, insieme a Kirchner e Max Pechstein, per dedicarsi alla ricerca sulla natura, tema principale dell’Espressionismo tedesco.

All’inizio degli anni Dieci il pittore si reca a Berlino, dove non riesce ad emergere a causa delle differenze tra la sua arte e quella in voga nella capitale. Il viaggio a Berlino porta però il pittore a mutare il suo cromatismo che diventa più scuro e malinconico senza rinunciare agli elementi introspettivi che contraddistinguono l’Espressionismo del Die Brùcke.

L’artista si arruola nell’esercito durante la Prima Guerra Mondiale; la violenza e la ferocia delle battaglie lasciano in lui un segno profondo, che lo portano a dipingere opere che richiamano il dolore e l’angoscia della terribile esperienza vissuta.

Nel dopoguerra Heckel torna a dedicarsi alla natura, ispirandosi in particolar modo alla Foresta Nera e alle Alpi vicino al lago di Costanza, dove inizia a modificare l’intensità dei suoi colori, che diventano più simili al pastello. Poiché considerato un “artista degenerato” l’avvento del Nazismo provoca grandi problemi anche a Erich Heckel, tant’è vero che le sue opere vengono confiscate e alcune distrutte.  Nonostante ciò, la fama del pittore non viene meno, e tutt’oggi è considerato uno dei più grandi artisti del Novecente tedesco. Il pittore espressionista muore nel 1970 in una cittadina presso il lago di Costanza.

Ernst Ludwig Kirchner

Ernst Ludwig Kirchner nasce ad Aschaffenburg nel 1880. Durante il periodo del Die Brùcke dipinge soprattutto paesaggi e ritratti, che vengono trattati con colori accesi, contorni forti e forme semplificate. Dal 1911 si traferisce a Berlino dove, insieme al collega Max Pechstein decide di fondare una scuola di pittura moderna, per insegnare nuovi approcci all’arte visiva, ma l’idea non riesce ad ottenere il successo sperato.

Già prima dello scoppio della Grande Guerra, la salute mentale di Ernst Kirchner risulta compromessa a causa di forti depressioni, che diventano ancora più gravi quando decide di partire con l’esercito tedesco. Viene poco dopo congedato per insanità mentale, e decide di recarsi in Svizzera nel 1916, con l’intenzione di curarsi. Il pittore rimane a Davos per diversi anni, dipingendo paesaggi alpini e rigenerandosi con l’aria di montagna. Il successo non tarda ad arrivare tant’è vero che che nel 1928 viene invitato alla Biennale di Venezia.

Ma l’avvento del nazismo di Hitler, comporta l’aggravarsi della malattia mentale del pittore: considerato anche lui un “artista degenerato”, non riesce ad affrontare la confisca delle sue opere e l’esposizione alla mostra di Monaco. Siamo nel 1938 e Ernst Ludwig Kirchner muore suicida a Davos, in quella cittadina che l’aveva guarito diversi anni prima.

l’Espressionismo dei ritratti di Ernst Kirchner

Tra le opere più famose e iconiche di questo esponente dell’Espressionismo tedesco troviamo i ritratti realizzati dopo il congedo dall’esercito, che riescono ad esprimere perfettamente il dolore provato dall’artista. Ad Oberlin, in Ohio, presso l’Allen Memorial Art Museum è collocato L’Autoritratto come soldato, che esprime uno stato di malesse psichico e fisico dovuto alla guerra. Il pittore si dipinge in veste di soldato del settantacinquesimo reggimento di artiglieria, e salta subito all’occhio la mano destra mutilata – la mano con cui dipingeva – che diventa simbolo della perdita della sua capacità di artista. Altri elementi, in quest’opera, indicano una tensione nervosa, come il colore terreo, lo sguardo vuoto e la sigaretta che pende dalle labbra.

A Norimberga, presso il Germanische Nationalmuseum è collocato Il bevitore,  un dipinto fortemente espressivo che mostra la fragilità e la depressione dell’artista. Il nome dell’opera allude alla sua dipendenza dagli alcolici, sottolineata dal bicchiere grande come la testa del bevitore-Kirchner, il quale si è ritratto con le sembianze di una maschera africana. Anche qui la mano destra è dipinta come se fosse inabile alla pittura, quasi distaccata dal corpo.

Conclusioni

L’Espressionismo tedesco è stato un importante e sconvolgente movimento  artistico,  caratterizzato dalla violenza delle sue opere, nato dalla voglia di ribellione dei suoi esponenti. Ma il panorama artistico dell’Europa del primo Novecento è stato teatro delle cosiddette Avanguardie, correnti artistiche nate da giovani pittori e da giovani pittrici che, per i più diversi motivi,  sentivano la necessità di esprimersi attraverso un nuovo modo di fare arte.


 

 

FONTI:

G. Dorfles, A. Vettese, E. Princi, G. Pieranti, Capire l’arte, dal Neoclassicismo ad oggi, Atlas, 2016, Bergamo.

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