Una ricerca dell’Osservatorio nazionale dell’infanzia e l’adolescenza della Federazione italiana di sessuologia scientifica (Fiss) ha rilevato come la pandemia e il lockdown abbiano influito anche sulla sessualità dei giovani, cambiando le abitudini e ritardando “la prima volta”. E le stime fornite preoccupano.
L’impatto della pandemia
La pandemia e il lockdown hanno avuto un impatto enorme nella vita di tutti, e in particolare in quella dei più giovani. Gli studenti e le studentesse di tutte le età, infatti, hanno continuato a vivere l’emergenza del Covid-19 e il conseguente possibile isolamento anche quando gran parte della popolazione sembrava essere tornata in una parvenza di normalità. Risulta quindi normale chiedersi in che modo gli adolescenti di oggi hanno vissuto questa esperienza, sia da un punto di vista personale che da un punto di vista sociale. La pandemia, infatti, è subentrata nelle nostre vite obbligandoci a ripensare tutto quello che fino a poco tempo fa consideravamo scontato. La pandemia non ha cambiato solo le nostre abitudini più comuni, ma anche il modo di relazionarsi con le persone. Niente più feste, niente più gite scolastiche e niente più incontri ravvicinati: la pandemia da Covid-19 ha rubato l’adolescenza ai ragazzi.
I primi approcci
Lo studio di Fiss, che ha coinvolto 3500 ragazzi tra gli 11 e i 24 anni, sottolinea che durante la pandemia è cresciuto il consumo di porno online. Questa tendenza ha coinvolto maggiormente i più giovani (11-14 anni), incidendo in un’età in cui il bisogno di informazione è ben superiore alle conoscenze possedute. L’uso di Internet come strumento per venire a conoscenza del mondo del sesso è una pratica ben più antica della pandemia, ma l’impossibilità di affacciarsi alle prime esperienze ha inciso ulteriormente su questa tendenza. Il problema è che Internet – e il materiale che vi viene caricato – può veicolare comportamenti sessuali e stili di vita che non hanno nulla a che fare con la vita reale e che, nella maggior parte dei casi, possono anche essere dannosi. Il risultato è che gran parte dei giovani crescono con un’idea del sesso stereotipata.
La doppia faccia di Internet
Ovviamente, Internet può essere uno strumento utile per ampliare il proprio orizzonte di conoscenza sul sesso e sulle molteplici forme in cui si può manifestare la vita sessuale. È un dato di fatto che i giovani di oggi siano più aperti e accoglienti rispetto a pluralità identitarie. Internet, quindi, gioca un doppio ruolo nell’educazione sessuale dei ragazzi. Non c’è dubbio che possa essere uno strumento prezioso, ma deve essere usato con cautela e attenzione, accompagnandolo a un percorso di educazione sessuale. Questa attenzione dovrebbe essere inclusa all’interno del percorso formativo scolastico, al pari di molte altre materie. È giusto fornire un’educazione completa anche in materia di intimità e la scuola dovrebbe aggiornarsi rendendo più funzionale l’educazione dei futuri cittadini.
Parola all’esperto
«Il problema è principalmente maschile» dice Palmieri, presidente Sia (Società Italiana di Andrologia) e professore di Urologia all’università Federico II di Napoli
I ragazzi difficilmente, praticamente mai, si rivolgono all’andrologo (al contrario delle ragazze, che invece, si rivolgono maggiormente al ginecologo). Inoltre i maschi tendono a confidarsi meno con i coetanei e familiari rispetto alle ragazze, ritrovandosi così ancora più soli dopo un anno di scuola in remoto e in assenza di rapporti veri
Favorire un rapporto più diretto con gli specialisti diventa importante tanto quanto l’educazione sessuale a scuola.
Solo un problema adolescenziale?
Ma il rapporto tra pandemia e sessualità è molto più generale e i riscontri negativi non coinvolgono esclusivamente i più giovani. Anche gli adulti hanno subito l’effetto della pandemia e del lockdown, soffrendo per l’isolamento o la convivenza indotta. Da uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Journal of Epidemiology è emerso che oltre il 35% degli italiani ha riportato un cambiamento nell’attività sessuale durante i mesi di lockdown, con il 27% che ha visto una riduzione della sua frequenza. In particolare, tra gli intervistati conviventi risulta che ben una coppia su cinque ha dichiarato un calo dell’attività sessuale rispetto alle abitudini precedenti.
Un fenomeno preoccupante ma di lunga data
In realtà questo fenomeno era già in corso da ben prima dell’avvento della pandemia ma, anche in questo caso, il Covid-19 ha inflitto un altro duro colpo. Il risultato è che le coppie “bianche”, quindi quelle che non consumano, sono aumentate del 30%. Quindi, si contano oltre 427.200 persone che stanno insieme senza avere rapporti sessuali, che si aggiungo agli oltre 1,8 milioni di italiani che non si trovano in una relazione e che comunque non fanno sesso.
“Si può di certo trovare un equilibrio, ma dietro le coppie bianche e un’assenza totale di libido c’è sicuramente un problema di natura organica, ormonale o psicologica”, dice Alessandra Racine, psicoterapeuta, sessuologa e socia fondatrice della Società Italiana di Sessuologia e Psicologica (Sisp) di Roma. “Certo non è facile lasciarsi andare fisicamente durante una pandemia, sia per chi convive sia per le coppie più giovani e i single”.
Non esiste un numero di volte giusto o sbagliato, normale o non normale, così come passare un periodo senza avere rapporti non è necessariamente sinonimo di un problema. Ogni coppia ha le proprie abitudini e il proprio equilibrio, ma il primo passo per risolvere l’intoppo è riconoscere di avere un problema e parlarne. Anche in questo caso il coinvolgimento di un esperto in materia può rivelarsi fondamentale.
Boom delle app di incontri
Un’altra questione che emerge dalle analisi citate sopra è l’aumento dell’uso della Rete come supporto per le relazioni, sia per gli adulti che per i ragazzi. Secondo l’indagine di Fiss, infatti, i ragazzi che usano app per cercare partner sessuali sono il 15,2% (di cui il 3,6% le usa ogni giorno), coinvolgendo maggiormente i ragazzi tra i 19 e i 24 anni. In realtà, l’incremento di questi strumenti non deve stupire in un contesto come quello che stiamo vivendo. Le app, infatti, rispondono all’esigenza di recuperare i contatti perduti e facilitano la possibilità di entrare in contatto con una persona dotata delle caratteristiche che desideriamo, soprattutto per quanto riguarda l’orientamento sessuale.
Quello che possiamo dedurre da queste analisi e dai dati raccolti è che Internet si rivela uno strumento di supporto alle relazioni in un momento in cui i contatti sociali sono venuti meno. Il suo utilizzo, però, deve essere sempre ponderato e usato nella consapevolezza che, per quanto sia simulato e ben costruito, il contatto umano non può essere sostituito da una relazione virtuale.
Ci vuole onestà intellettuale per riconoscere che la nostra società è intrisa di maschilismo e sessimo, grazie alla conservazione di paradigmi culturali […]