gianni rodari

Gianni Rodari, una figura peculiare e indimenticabile

La figura di Gianni Rodari occupa uno spazio rilevante e peculiare nel panorama della letteratura italiana. Visse i primi anni della sua vita a Omegna, sul lago d’Orta, nel 1920. La sua famiglia era di umili origini. All’età di nove anni si trasferì a Gavirate, in Lombardia, a causa del doloroso episodio della morte di suo padre, Giuseppe Rodari “fornaio anticlericale, l’uomo che chiuse gli occhi per non vedermi vestito da Balilla”.

Gli anni da maestro elementare

Conseguito il diploma, cominciò a lavorare come maestro in varie scuole della provincia di Varese: di quegli anni, Rodari scriverà:

Dovevo essere un pessimo maestro, mal preparato al suo lavoro e avevo in mente di tutto, dalla linguistica indo-europea al marxismo […]; avevo in mente di tutto fuor che la scuola. Forse, però, non sono stato un maestro noioso. Raccontavo ai bambini, un po’ per simpatia un po’ per voglia di giocare, storie senza il minimo riferimento alla realtà né al buonsenso, che inventavo servendomi delle “tecniche” promosse e insieme deprecate da Breton.



Il sostegno alla Resistenza Italiana



Rodari si oppose convintamente al fascismo, ideologia estremamente in contrasto con i suoi ideali e il suo carattere. Egli era, di fatto, un uomo dall’indole benevola, dotato di una spontanea intolleranza nei confronti dei soprusi e dotato di una spiccata sensibilità. 
Si iscrisse dapprima al Partito Comunista Italiano, poi, in seguito alla morte di alcuni dei suoi più cari amici e della reclusione del fratello in un campo di concentramento, aderì alla Resistenza Italiana e divenne partigiano aderendo alla centoventunesima brigata Garibaldi di Gavirate.

Sulla neve bianca bianca

c’è una macchia color vermiglio;

è il sangue, il sangue di mio figlio,

morto per la libertà.

Quando il sole la neve scioglie

un fiore rosso vedi spuntare:

o tu che passi, non lo strappare,

è il fiore della libertà.

Quando scesero i partigiani

a liberare le nostre case,

sui monti azzurri mio figlio rimase

a far la guardia alla libertà.

Tematiche quali la guerra, il diritto alla libertà, la fratellanza, saranno poi ricorrenti nella sua attività letteraria.

Il giornalismo

Dopo la fine della guerra, l’autore decise di intraprendere la carriera da giornalista, collaborando con varie testate periodiche, tra cui anche L’Unità. Da qui cominciò a scrivere per i bambini, curando un’apposita rubrica, “La domenica dei piccoli“, firmandosi con lo pseudonimo di Lino Picco.
“Però quel lavoro mi piaceva sempre di più. Tra l’altro, con la scusa che erano ‘cose per bambini’, potevo farle come mi piacevano, potevo dire quel che avevo in mente nella maniera che più mi piaceva, potevo giocare con la fantasia”

Nel 1950, insieme a Dina Rinaldi, fondò un giornalino per ragazzi, “Il Pioniere“, di orientamento progressista e di sinistra. Quest’ultimo conteneva in maniera impeccabilmente equilibrata contenuti leggero-umoristici e spunti di riflessione su tematiche civili e sociali, offrendosi come mezzo di sensibilizzazione e di divulgazione della cultura.

 Le opere


La produzione letteraria di Rodari comprende una settantina di opere tra filastrocche, poesie, racconti, testi teatrali, che sono poi stati rivisitati e raccolti in varie opere.
Una delle opere più importanti dell’autore è La grammatica della fantasia, la cui peculiarità rispetto alla sua produzione letteraria sta nel contenuto non più narrativo, bensì nozionistico. Si tratta, infatti, di un’opera in cui Rodari delinea delle linee guida riguardo quella che è la pratica dello scrivere storie inventate, dove presenta concetti teorici fornendo inoltre esempi di espedienti narrativi.

Le influenze letterarie e culturali che ispirarono Rodari furono svariate; possiamo citare  Breton, Novalis, il giovane poeta romantico, ma anche Sklovskij, in particolare nella trattazione del concetto di straniamento.
Come già detto, quando parliamo di Rodari parliamo di una figura progressista: di fatto, stupisce la sconvolgente modernità che permea i suoi scritti.
Vale la pena citare alcune righe de La freccia azzurra, libro per bambini pubblicato nel 1954, a proposito della distinzione tra il genere femminile e quello maschile:

Ma in fin dei conti — gridò tra i singhiozzi la Bambola Nera — perché non potrebbe venire anche il Pilota Seduto da questa bambina Livia? Gli aeroplani sono forse fatti soltanto per gli uomini? Al giorno d’oggi le donne volano nel cosmo, tale e quale come i signori maschi, e io non vedo perché la bambina Livia dovrebbe accontentarsi di una bambola…

Mentre gli altri tacevano sbalorditi. Mezzabarba sputò dal parapetto e esclamò: ”Corpo di mille balene femmine! Credevamo che la signorina sapesse solo piangere, invece sa fare anche i discorsi.”
-”L’idea mi piace” — disse il Pilota Seduto. —” Incoraggiare l’aviazione femminile mi sembra non solo giusto, ma necessario.



Tra realtà e fantasia


Una caratteristica ricorrente nella scrittura di Rodari consiste nello staccarsi progressivamente da una base concreta, dagli spunti forniti dalla realtà, per approdare nel fantastico. Il punto di partenza delle sue creazioni letterarie, infatti, è spesso una sollecitazione, un feedback, uno spunto da lui ricevuto da un lettore, da un amico, da un bambino.

La meraviglia e l’incanto in cui Rodari trascina i suoi lettori non è, quindi, una mera evasione nel mondo del fantastico, bensì egli riesce a bilanciare la realtà e la fantasia lasciando ai suoi lettore un prezioso messaggio: c’è sempre un modo per risolvere i problemi, e spesso la fantasia e l’immaginazione sono armi fondamentali a tale proposito.

Il “piccolo Nobel”


Nel 1970, Rodari fu il primo scrittore italiano a vincere il premio letterario Hans Christian Andersen, che viene conferito a chi dona un “contributo duraturo alla letteratura per l’infanzia e la gioventù”; si tratta di un premio prestigioso (è stato definito “il piccolo premio Nobel”), i cui vincitori ricevono una medaglia d’oro e un diploma consegnato dal re di Danimarca.


Credits
copertina

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