A ognuno di noi è capitato, almeno una volta durante la propria carriera scolastica, di chiedersi perché si impiegasse tanto tempo ed energia a studiare Dante, Virgilio o Shakespeare. A cosa serve? Qual è il valore della letteratura oggi?
La contemporaneità è permeata dal consumo e dalla rapidità: se le persone hanno sempre meno pazienza e meno concentrazione anche per seguire un film, come potrebbe trovare posto un oggetto di centinaia di pagine che richiede ore e ore di silenzio e attenzione per poter essere indagato? Il libro sembra avere i giorni contati, dunque. Eppure non solo sopravvive, ma ha uno spazio non irrisorio all’interno dei programmi scolastici.
La letteratura e l’Unità d’Italia
Nell’Ottocento, in Italia, la funzione dell’educazione letteraria nelle scuole è stata quella di fornire un’identità comune da porre alle fondamenta dell’Unità d’Italia. Tra Ottocento e Novecento la letteratura nelle scuole viene presentata come ethos della nazione, è utilizzata come strumento di omogeneizzazione culturale e soprattutto linguistica, mirante a diffondere il neonato italiano standard in tutti i luoghi della penisola dove i dialetti erano predominanti. L’incremento dell’alfabetizzazione, la leva militare, il cinema e la televisione hanno accelerato il processo.
Letteratura e lingua italiana
La letteratura italiana è storicamente il veicolo principale della lingua italiana: il tema della codificazione dell’italiano emerse a partire dal Cinquecento, con l’opera di Pietro Bembo (Prose della volgar lingua). Bembo assunse come modello linguistico il fiorentino letterario di Francesco Petrarca e Giovanni Boccaccio (escludendo perciò dal novero degli esempi trecenteschi Dante, il cui plurilinguismo non si accordava con l’eleganza formale e la raffinatezza del modello petrarchesco).
In questo modo, con un processo che ha attraversato i secoli, l’italiano è diventato la lingua madre della maggior parte degli italiani, dopo aver superato una fase intermedia di diglossia. Il dialetto viene così sostituito del tutto (almeno in tempi recenti e nelle generazioni più giovani), mentre resiste nelle comunità più conservatrici e tradizionaliste, convivendo con l’italiano.
Utilità o valore?
Più che di valore, oggi si tende a parlare di utilità: qual è l’utilità della letteratura nel mondo contemporaneo? Se in passato la sua utilità era evidente (diffondere la lingua, aumentare le competenze linguistiche nello scritto e nel parlato, affermare l’identità italiana superando le diversità regionali), oggi la risposta non appare così certa. I più cinici risponderanno che non serve a nulla, mentre i più romantici la difenderanno a spada tratta sostenendo che “apre la mente”.
Talvolta sono gli stessi insegnanti a non saper dare una risposta certa, e nel frattempo gli studenti raramente sono inclini ad appassionarsi a romanzi e poesie. In un mondo consumistico e utilitaristico è conveniente saper parlare inglese, non sapere (per non dire aver letto) la storia di Amleto.
Il parametro dell’utilità
Forse il problema risiede proprio nel cercare di misurare l’utilità di ogni cosa: il parametro dell’utilità non sembra adatto alla letteratura. Il discorso può essere allargato anche ad altri media, come il cinema, il teatro, o l’arte in generale. Qual è la loro utilità? L’intrattenimento? L’estetica? Questo discorso, sebbene indagato dall’indagine filosofica per secoli, è tutt’ora senza risposta.
Forse si potrebbe pensare di sganciare il parametro dell’utilità dalla letteratura e dall’arte, e accettare che esistano per se stesse. Ars gratia artis, uno dei principi fondamentali dell’estetismo: l’arte per l’arte. Si potrebbe concludere quindi che un buon libro si legge per il suo essere un bel libro, anche se non ha alcuna utilità, così come ci si impegna a preparare un buon piatto per gustarselo e non solo per riempirsi lo stomaco.
La competenza letteraria
Allo stesso tempo lo studio della letteratura (e quindi anche della lingua) fornisce una serie di competenze che non sono affatto inutili. Spesso non si considera la conoscenza della letteratura come una competenza, eppure la letteratura richiede grandi capacità di analisi, comprensione e concentrazione. È una forma di indagine, sì del libro, ma anche del mondo. Per una lettura non superficiale delle cose ci vuole tempo, ciò che il mondo contemporaneo non apprezza molto.
Le letteratura costruisce mondi, introduce differenze e novità, stimola costantemente l’immaginazione per sviscerare i misteri di qualcosa che non ancora non si conosce. La letteratura non appiattisce, non semplifica, ma anzi complica e interroga: presenta il mondo come qualcosa in costante evoluzione e suscettibile di cambiamento, e perciò non immediatamente consumabile. La competenza della letteratura è proprio di non restare intrappolati nell’immediatezza e nella superficialità, ma stimolare la curiosità e il desiderio di vedere sempre oltre e sempre più in profondità.