La mostra a Palazzo Merulana
In mostra fino al 27 marzo 2022 insieme a Luigi Boille e a Lamberto Pignotti, l’arte geometrica di Bruno Aller si presenta come la protagonista di una indagine che ha come base di partenza la storia dell’arte. L’uso del segno materico e pittorico è il punto in comune di questi tre artisti, anche se ognuno prende una strada diversa. Infatti, in Boille il segno è l’essenza dell’espressione artistica in quanto nasconde e rivela allo stesso tempo la sua potenza sociale e culturale; Pignotti, invece, lo usa per creare un nuovo linguaggio visivo che si avvicina all’arte pop anglo-americana.
Aller si colloca a metà tra questi due artisti; il suo segno è legato all’espressione poetica e linguistica degli esistenzialisti francesi degli anni Sessanta e Settanta. Ma il cui stile si riallaccia all’arte geometrica di Mario Radici e Manlio Rho: un’astrazione di tipo contenutistica che abbraccia due correnti della storia dell’arte del secolo scorso.
Bruno Aller: pittore intellettuale e concreto
Bruno Aller nasce a Roma nel 1960. Diplomato all’A.A.B.B. in Scenografia, nel 1974 entra nello studio di Caputo. Qui, apprende le tecniche dell’incisione e viene a contatto con artisti e poeti quali Alberti, Quattrucci, Pasolini e Bene. Nel 1978 fonda l’Hard Studio, dove raccoglie un numeroso gruppo di giovani artisti impegnati in vari campi dell’arte. Dal 1979 al 1983 lavora come assistente dello scenografo Mario Garbuglia in vari teatri, come ad esempio lo Spoleto Festival dei Due Mondi, all’Arena di Verona, al Maggio fiorentino; e negli studi di Cinecittà e DEAR alla realizzazione di numerosi film.
Figlio della grande astrazione geometrica, che ha inizio con le teorizzazioni meccaniche e futuriste di Paladini e Pannaggi, Bruno Aller realizza ritratti astratti delle personalità più importanti della cultura del Novecento: Sartre, Mallarmè, Debussy, Bach e Majakovskij sono restituiti secondo linee dinamiche e geometriche che ne definiscono la personalità e l’importanza. Nella sala le opere svettano imponenti, dove si ha la sensazione di respirare la loro potenza culturale e di poterne decifrare l’intelletto leggendo e seguendo i segni geometrici che Aller utilizza per descrivere la loro fisionomia.
Ri/Tratti: una galleria astratta di poeti e musicisti
Il ritratto è un genere che da sempre è al centro dell’indagine creativa di ogni artista. Dai ritratti ieratici dell’antica Grecia fino ai monumentali colossi della Roma Imperiale, per arrivare ai ritratti caratterizzanti del Cinque e Seicento. Aller rinnova il genere principe dell’arte in maniera del tutto personale, in quanto restituisce il soggetto indagando lo spazio fisico e intellettuale della figura che decide di ritrarre.
L’origine della serie dei Ri/Tratti non sta tanto nell’impulso concettuale e informale, quanto nel rapportarsi con le avanguardie storiche dai futuristi agli artisti concreti, passando dai surrealisti come Breton. Ma, se si vuole cercare in Aller un punto sicuro di partenza nel grande mare dell’Avanguardia, questo si può rintracciare nel Costruttivismo russo-tedesco. Moholy-Nagy ed El Lissitzkij sono da considerarsi i numi tutelari delle costruzioni geometriche dell’artista romano. Infatti, come nei due maestri dell’avanguardia del Novecento, le geometrie conservano il loro alto valore pittorico le quali costruiscono uno spazio mai neutro che si realizza in campiture, stesure di colori e segni vibranti in una dinamicità che dialoga con la materia cromatica.
La dinamicità del segno e la precisa geometria astratta delle figure contribuiscono a costruire il dipinto con una forte tensione. Questa è realizzata attraverso la compenetrazione e l’accostamento di linee verticali e ovoidali che suggeriscono il volto e la fisionomia del poeta, il musicista o l’artista. Proprio questa tensione emotiva e intellettuale è il soggetto dell’astrazione di Aller, il quale cerca di restituirne l’incontro e l’unione che esiste tra l’anima e il corpo dei suoi soggetti.
Tensione emotiva, intellettuale e culturale, ma anche libertà creativa e interpretativa. Ed è ecco che allora il concetto del segno come necessario mezzo espressivo e unico nella sua totalità viene in soccorso per comprendere in fondo l’arte di Bruno Aller.
Bruno Aller: l’immagine e la parola
Risalendo alle origini del lavoro di Aller si può riscontrare come sia sempre stato legato alla parola scritta, soprattutto alla poesia e ai poeti il quale ha avuto una evoluzione teorica e formale e di come la reinterpreti in maniera soggettiva. A partire dalla serie Miserabilia urbis, dove il sentimento lirico che si compone ai frammenti della sua memoria contribuisce a creare dipinti dalla forte tensione drammatica e emotiva, dove il segno è il protagonista. Come lo è nella serie costruttivista e geometrica dei Ri/Tratti, dove però l’elemento lirico è totalmente subordinato a quello geometrico e costruttivo.
Perché si parla di astrazione quando i soggetti e gli elementi formali sono reali? Ecco che Aller risponde con la sua pittura e risolve l’enigma linguistico che esiste nell’etichetta “astratto”. Infatti, i suoi dipinti sono caratterizzati da segni geometrici e tautologici che si confrontano con la realtà, perché essenzialmente da questa derivano. Aller, quindi, estrae i caratteri fisionomici e li ricompone sulla tela in modo geometrico e assolutamente equilibrato, restituendoci il ritratto dell’idea che l’artista si è fatto del suo soggetto.
Prendiamo ad esempio Dante. Il suo ritratto psicologico è molto semplice e la forma ovale del supporto di tela porta il soggetto lontano nel tempo. Aller realizza un dipinto che parte dalle opere letterarie del Sommo Poeta, ma utilizza le parole, le lettere, come segni totali e significanti con puri fini pittorici. All’artista non interessa la portata concettuale della parola, come avveniva ad esempio nelle opere di Kossuth, bensì Aller guarda loro come elementi pittorici che devono essere composti per costruire l’immagine sulla tela. Siamo di fronte quindi ad un ritratto astratto ma corrispondente alla realtà della produzione artistica di Dante, nei confronti del quale Bruno Aller si confronta dal punto di vista compositivo. Un’astrazione, quindi, di tipo contenutistico che viene resa equilibrata attraverso l’uso di segni geometrici semplici e lineari.
La tecnica pittorica
L’arte geometrica di Bruno Aller ha alle spalle una solida struttura tecnica. L’artista romano parte da un progetto preliminare, che consiste in alcuni bozzetti a matita in bianco e nero o con aggiunta di colori, che già presuppongono un’organizzazione dello spazio, una definizione dimensionale, dove le lettere sono distribuite a creare forme geometriche fino ad assumere volumi o segni. Da questo primo progetto Bruno Aller passa a lavorare sulla tela, preparata con una base compatta che gli permette le più svariate tecniche e materie ed anche piccoli frammenti incompiuti, proprio per dare quel senso di una geometria che nasce dalla libertà del segno pittorico. In questo modo i colori acquistano profondità, spessore e luce e i tratti di grafite creano trame sottili e trasparenti.
Il richiamo ai poeti non è casuale ma fa parte di una predisposizione culturale e di una vocazione insita nella formazione stessa di Bruno Aller. Il gioco delle lettere, restituito in modo fortemente architettonico e costruttivo, porta il fruitore a una lettura approfondita dello spazio pittorico; sfogliando, strato dopo strato, i vari luoghi che Aller definisce con la sua arte geometrica.
E allora evochiamo questi nomi
cerchiamoli
dispersi in questi anni vigliacchi
cerchiamoli ci sono
questi nomi e la loro voce ci sia
almeno di conforto
ci sono
ci sono ci sono stati
non si può altro che attendere
la lunghissima onda che nel tempo riaprirà
a questi nostri compagni di strada
e allora Sartre Mallarmé Catullo Saffo Majakovskij
Brecht Apollinaire Campana Palazzeschi Villa
un grande corteo
un corteo perché non tutto
non tutto è uguale
ma tutto rimane dentro le cose dentro ognuno di noi
per sempre
per centimetro di coscienza
di passione che siaBruno Aller, 2007
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