Studio Novecento porta in scena in prima assoluta a Milano Il circo dei morti presenta: fantastica ed autentica storia del famoso maestro e della sua amante Margherita. Lo spettacolo è l’esito del lungo progetto di lavoro portato avanti dall’Associazione milanese a partire dal 2019: Voland-19. Il lungo percorso integrato si è mosso in due direzioni piuttosto divergenti: da una parte un progetto dedicato ai giovani, dall’altra uno spettacolo della compagnia di Studio Novecento. Il lungo lavoro di ricerca ha così dato origine a due opere totalmente distinte: i giovani hanno portato in scena il romanzo vero e proprio di Bulgakov, i professionisti un vero e proprio spettacolo di ricerca.
La narrazione del Maestro e Margherita non prosegue in modo lineare. Il filo della matassa, confuso e aggrovigliato, viene ordinato dalla voce dei singoli personaggi, che compaiono sul palcoscenico come degli spiriti. Questi sono lasciati “liberi” di esprimersi e manifestare la loro vera natura, senza essere vincolati dalle costrizioni del romanzo. La volontà di Studio Novecento non è, in effetti, quella di raccontare la storia autentica, ma esprimere il “non detto” del celeberrimo romanzo di Bulgakov, permettendo così ai personaggi di raccontare la storia del Maestro e Margherita dalla loro personale prospettiva.
Voland, l’evocatore di spiriti, muove il “circo dei morti”
Voland, il diavolo, evocatore di tenebre e richiamo di spiriti, è assoluto protagonista della messa in scena. Il palcoscenico è un circo in cui i morti possono esprimersi durante il loro momento di gloria. Voland, il domatore di bestie, il persuasore, interpretato da una straordinaria Francesca Contini, muove i personaggi come fossero marionette. Così lo spettatore viene immerso nello spazio della rappresentazione intimo e famigliare, come se fosse partecipe a un rito collettivo. L’atmosfera è totalmente immersiva, a partire dall’inizio dello spettacolo. Il Maestro e Margherita inizia ancora prima dell’ingresso in sala quando i due aiutanti di Voland trasportano lo spettatore all’interno di un mondo parallelo e, attraverso un percorso fatto di candele e luci, lo aiutano a realizzare un’immersione totale. I rumori della città si allontanano improvvisamente e, varcando la soglia, si raggiunge lo spazio dell’immaginazione, il circo appunto, in cui i morti mettono in scena il loro spettacolo.
Il “Maestro e Margherita” di Studio Novecento: una scenografia “povera”
La scenografia dello spettacolo è povera, in perfetta coerenza alla dialettica di Studio Novecento. Nessuno sfarzo, nessun effetto speciale: pochi oggetti essenziali vengono utilizzati in modo ottimale per evocare l’atmosfera della rappresentazione. Interessante a tal proposito la scena della crocefissione di Joshua, costruita utilizzando soltanto un bastone posizionato in orizzontale per evocare la croce. In effetti sembrano gli attori e i loro corpi gli assoluti protagonisti della scena. Ciò è amplificato dallo spazio estremamente limitato, riempito quasi sempre dai numerosi personaggi del romanzo. La scenografia minimale, seppur notevole, è coerente allo stile della narrazione di Bulvakov: chiara e sintetica, ma estremamente misteriosa. Anche Il circo dei morti evoca il mistero e lascia irrisolto una delle opere più tenebrose della letteratura di tutti i tempi. Non offre risposte, ma ulteriori domande a spettatori increduli, vittime della magia della messa in scena.
Così il Maestro e Margherita rappresenta una storia senza fine, un eterno ritorno dell’uguale. A teatro i morti si incontrano per raccontarsi davanti a un pubblico ormai parte di un rito intimo e privato. Studio Novecento approda allo spettacolo dopo un lungo percorso estenuante. Il cerchio, dopo molti anni, è finalmente chiuso, i personaggi sono per un istante liberi e allora il Circo dei morti è pronto per raccontare al mondo una nuova storia.
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