La nuova techne: Tesla Bot, un’automobile su due piedi

Tesla Bot è il nuovo progetto di Elon Musk: si tratta di un robot umanoide che ha l’obiettivo di aiutare le persone nei compiti ripetitivi. Può questo rappresentare un nuovo passo nella direzione della quarta rivoluzione industriale?

Stiamo parlando di tecnica e stiamo parlando di futuro. La razionalità umana si mescola con la tecnologia. Quali le cause e quali le conseguenze? Una risposta definitiva non la si può dare, purtroppo o per fortuna, ma ci si può ragionare con l’aiuto di una prospettiva filosofica.

Concetto di limite

Kατά μέτρων significa non oltrepassare il limite. I greci utilizzavano questa frase per esprimere il fare secondo misura: fai quel che devi fare, ma nei limiti; anche per quanto riguarda la tua realizzazione, ossia la realizzazione del tuo demone (daimon), il raggiungimento della tua felicità (eudaimonia).

Di che cosa si tratta? Si tratta della categoria del limite. Per il coro, Prometeo ha donato all’uomo la tecnica, la capacità del calcolo rendendo in questo modo l’uomo un animale indifeso, nudo e muto. Prometeo ha donato all’uomo il fuoco, ma afferma anche di aver donato all’uomo cieche speranze.

La nostra capacità di fare tecnicamente oltrepassa di gran lunga la nostra capacità di prevedere gli effetti del nostro fare.

Secondo Galimberti, la nostra odierna capacità di fare, ossia l’abilità tecnica umana, supera la nostra capacità di prevedere le conseguenze del nostro agire. Stiamo parlando dello sviluppo della tecnica e stiamo parlando di che cosa rappresenta la tecnica oggi. Dalla prospettiva del filosofo, l’uomo oggigiorno viene considerato e giudicato in base alle sue prestazioni tecniche. Elon Musk progetta un robot che fa compiti tipicamente umani, Elon Musk quindi è uno degli imprenditori più di successo al mondo, proprio perché investe nello sviluppo della tecnica. La domanda allora è: ma è capace di prevederne gli effetti?

In principio era… la tecnica?

Heidegger affermava che la tecnica è un modo del disvelamento. Sloterdijk, con molta sagacia, ha lavorato quasi in un controcampo rispetto al tema heideggeriano e, compiendo un’operazione molto fine, ci avvertiva del fatto che bisognerebbe piuttosto rovesciare l’ordine e dire che l’uomo appare all’interno dell’azione tecnica, quindi l’uomo è a disposizione della tecnica più che viceversa, la tecnica cioè rappresenterebbe un meccanismo antropogenetico. In parole semplici, non esiste un uomo già fatto che utilizza la tecnica, casomai è la tecnica che pro-duce, cioè mette davanti, fa avvenire l’uomo. La scommessa di Sloterdijk è che sia possibile leggere l’estatica posizione dell’uomo come una situazione tecnogena, cioè che ha un’origine tecnica.

Alsberg pone i fondamenti essenziali per cogliere l’eccezione umana. Dalla sua prospettiva, si tratta di una storia naturale di presa di distanza dalla natura. L’utilizzo della pietra potrebbe rappresentare uno dei primi esempi di tecnica nella storia dell’uomo. Secondo questa prospettiva filosofica, la pietra non è perciò uno strumento a disposizione dell’uomo, bensì una chance di umanizzazione. Gli strumenti formano l’uomo.

Perché la tecnica?

La tecnica è l’istinto animale che manca all’uomo. La tecnica può essere la fuga, ovverosia un evitamento negativo del contatto indesiderato, ma la tecnica può essere anche la pietra, come evitamento positivo del contatto indesiderato. La differenza è con la pietra, la tecnica si trasforma in potere. Questa azione tecnica mantiene uno stretto rapporto con l’oggetto e spiana la strada al padroneggiamento: diventa cioè potere in vista del padroneggiamento della natura intera. È la premessa di quello che Heidegger chiama ge-stell, im-posizione, riduzione della natura a fondo.

1. Tecnica prima: techne e eidos

Heidegger chiamava techne un modo di procedere dei greci di fronte alla natura che evidenziava l’aspetto, l’idea, l’eidos. Quindi la techne era il rapporto con l’ente (physis) che fa venire in primo piano l’eidos. Non era un sottomettere e sfruttare la natura, bensì trattenere l’imporsi della physis nel non nascondimento, e questo modo si chiama idea, eidos. Heidegger evidenziava così l’originalità della techne greca rispetto alla tecnica moderna.

Per Sloterdijk invece non ci sarebbe una techne originaria non contrassegnata dal padroneggiamento, anzi egli vedeva la tecnica come un modo di rapporto con l’altro che è all’insegna dell’averne ragione.

2. Tecnica oggi: razionalità e superumano

Secondo Galimberti, la tecnica rappresenta oggigiorno il massimo grado della razionalità, ma razionalità ora significa fare qualcosa con poco dispendio. Il tesla bot di Elon Musk sembra allora aderire perfettamente a questa definizione: un robot che agisce (fare qualcosa) al posto nostro (poco, anzi minimo dispendio).

Il tesla bot è robot umanoide progettato per aiutare l’uomo in quei compiti ripetitivi e noiosi che le persone odiano fare: potrebbe andare al negozio di alimentari al posto nostro, ma presumibilmente potrebbe gestire qualsiasi compito che coinvolga il lavoro manuale.

3. Tecnica: da chance di umanizzazione a super-umano

Il Tesla bot sembra allontanarsi dal solito business automobilistico dell’azienda omonima, finché non si considera che tesla non è un tradizionale produttore di automobili. Essa ha prodotto intelligenza artificiale automobilistica con tanto di pilota automatico, e il robot umanoide non sarebbe altro che un’automobile posta su due piedi invece che su quattro ruote, un’automobile che si muove in mezzo ai pedoni invece che in mezzo alle macchine. Una macchina che diventa uomo.

L’imprenditore sudafricano sta creando un futuro in cui le tecnologie avanzate libereranno gli esseri umani dalle naturali radici biologiche, fondendo in questo modo biologia e tecnologia.  Secondo la visione di Elon Musk, le persone lavoreranno in armonia con le macchine intelligenti, l’energia sarà una risorsa economica, abbondante e sostenibile.

L’azione dell’entrepeneur ribalta la definizione di tecnica come chance di umanizzazione: dalla sua prospettiva, le tecnologie trascenderanno l’eredità evolutiva umana, divenendo così oltre-umane o super-umane.

Si possono prevedere gli effetti?

Per il giornalista di «The Conversation», Andrew Maynard, il progetto di Elon Musk è pieno di rischi. In primo luogo bisogna tener presente che è un robot umanoide, ciò significa che non solo presenta aspetti umani esteriori, ma che interagisce con le persone, agirà nel mondo-ambiente in relazione agli esseri umani; inoltre, prendendo spunto dagli umani, condividerà anche aspetti umani interiori, ovverosia comportamentali. Ma come?

I dubbi sono inevitabili: da una parte ci si chiede come reagiranno gli umani, come risponderanno a questi robot. Potrebbero presentarsi situazioni di disallineamento fra prospettive etiche e ideologiche – come si svolgeranno in concreto, come prevederle e gestirle? Dall’altra parte, il tesla bot può includere minacce alla privacy, poiché legge e agisce su informazioni potenzialmente sensibili. E se coloro che lo utilizzano facessero modifiche non autorizzate come si modifica il cinquantino a 16 anni? Si potrebbero aumentare le prestazioni del robot, magari rendendolo più veloce, senza però pensare alle conseguenze e ai rischi di queste azioni. Si tratta ancora allora di padroneggiamento sloterdijkiano?

Il fatto è – e si ritorna al pensiero di Galimberti – che solo perché possiamo farlo, dovremmo farlo? Il tesla bot sembra un primo vero passo verso il concetto di sovra umano pensato e progettato da Elon Musk. Si tratta di hybris? Il futuro che Musk sta cercando di realizzare è, dal suo punto di vista, il migliore per l’umanità. Ma chi subirà le conseguenze se le cose andranno male?

Questo non significa che Tesla Bot non sia una buona idea, o che Elon Musk non dovrebbe impegnarsi per modellare un futuro che sia (dalla sua prospettiva) migliore per tutti. Usate nel modo giusto, queste sono idee e tecnologie trasformative potrebbero aprire le porte ad un futuro pieno di promesse.

Ma se le persone saranno solamente abbagliate dallo sfarzo di questa nuova tecnologia e non rifletteranno sulla situazione generale, studiando cioè il fenomeno a 360 gradi, la società correrà il rischio di consegnare il futuro a ricchi innovatori la cui visione supera la loro comprensione.

Fonti

The Conversation

P. Sloterdijk, Non siamo ancora stati salvati. Saggi dopo Heidegger, Bompiani, MI (2004)

M. Heidegger, La questione della tecnica, in Saggi e discorsi, Mursia, MI (1976)

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