Cime Tempestose è davvero una storia d’amore?

Londra, fine 1847. L’editore Thomas Cautley Newby pubblica un romanzo dal titolo Cime Tempestose – in lingua originale Wuthering Heights – scritto dal misterioso Ellis Bell, figura collegata a Currer Bell e al suo libro di successo intitolato Jane Eyre. L’evento scandalizza la critica dell’epoca: uno scrittore sconosciuto scrive una storia dal sapore “perverso” e “brutale“, privo del finale morale richiesto dalla letteratura vittoriana. Ambientato in età romantica tra le brughiere dello Yorkshire, racconta di un legame oltreumano tra un uomo e una donna, Heathcliff e Catherine.

A scrivere quel racconto in realtà è Emily Brontë, la più selvaggia delle sorelle che stravolgeranno la letteratura inglese con i loro romanzi.

Cime Tempestose e il marketing delle storie d’amore

Parlando delle tre scrittrici in una puntata a loro dedicata del suo podcast Morgana, la scrittrice Michela Murgia confessa di aver evitato per anni di leggerlo perché spesso venduto come una storia d’amore strappalacrime.

Questa impressione personale non è l’unica se confermata da alcuni casi editoriali per ragazzi dell’ultimo ventennio. Si può ricordare, per esempio, la passione di Bella per Cime Tempestose nella saga di Twilight, destinata a un pubblico giovane e femminile, affascinato dal contenuto della storia d’amore.

Ma non solo: nel 2015 Sperling&Kupfer ha incluso il romanzo della Brontë tra I classici di After, collana dedicata ai libri classici a cui i protagonisti della saga young adult fanno riferimento. Con quest’operazione la casa editrice ha senza dubbio, un’altra volta, associato il libro a un target appassionato del mondo rosa.

Il risultato di tale narrazione del romanzo di Emily Brontë e di altri classici con protagoniste donne – come Jane Eyre, Orgoglio e Pregiudizio di Jane Austen o Anna Karenina di Lev Tolstoj – è dunque l’appiattimento di numerose altre tematiche, spesso preponderanti in ciascun romanzo a mero “romanzo d’amore”. Nel caso di Cime Tempestose, Heathcliff, il terribile protagonista del romanzo, è eletto ad antieroe dal cuore spezzato.

Che cosa ne direbbe Emily Brontë se vedesse il suo diabolico personaggio trasformato in un tenero innamorato?

Emily Brontë: lo spettrale nella vita e nella letteratura

Le biografie delle sorelle Brontë, cresciute a Haworth nella contea dello Yorkshire, sono note. Le pubblicazioni sotto pseudonimo e l’attaccamento alla loro famiglia sono riscontrabili tra le pagine di numerose antologie di letteratura inglese.

Tuttavia, Emily si distingue per un rapporto ancora più stretto e feroce con la sua terra, la brughiera, in cui passa moltissimo del suo tempo.

Amante della letteratura di Lord Byron e Percy Shelley, è convinta di vedere i loro spiriti, rifuggendo dalla socialità e preferendo trascorrere il suo tempo con i suoi demoni in una terra desolata. È una poetessa che abbraccia totalmente la sua natura: “Nella squallida solitudine trovava le più rare delizie; – scrive sua sorella Charlotte – e certamente, non ultima, anzi, la più amata, la libertà. La libertà era l’aria che Emily respirava”.

La scrittrice dunque ritrova una sua dimensione proprio tra l’aspra brughiera, un luogo dove non solo può rifuggire dalle costrizioni sociali per una donna della sua età – il matrimonio, un’istruzione arricchita da viaggi – ma dove può essere se stessa e accogliere un contatto istintivo con la natura, popolata di spiriti e superstizioni, suoi amici fidati.

La potenza del legame tra Emily e il suo luogo nascita si riflette nella stesura del romanzo, con cui riesce a turbare anche sua sorella:

La forza di Cime tempestose mi colma di rinnovata ammirazione: tuttavia sono oppressa: al lettore non viene quasi mai concesso di gustare un piacere puro; ogni raggio di sole si fa largo tra nere sbarre di nubi massicce; ogni pagina è sovraccarica di una specie di elettricità morale.

Cime Tempestose: letteratura romantica ma non d’amore

Cime Tempestose, nell’ambientazione cupa e nella costante presenza del sottile elemento soprannaturale rammenta in modo profondo il sentire letterario tipico del Romanticismo.

Non a caso, il romanzo non è ambientato durante l’epoca a lei contemporanea, quella vittoriana, ma tra gli anni Settanta del Settecento e il 1802: sono gli anni dello Sturm und Drang, di Goethe, anni in cui i versi dei poeti si riempivano di figure spettrali e di nature spaventose. E nonostante la storia non sembra toccare la narrazione, i topoi di quest’ultima hanno un’eco evidente a quel sentire tipico di cinquant’anni prima.

Heathcliff, oltre che umano

Heathcliff non è un eroe incattivito dalle vicende della vita che soffre per amore, ma rappresenta le passioni e le ossessioni umane, e tormenta l’animo di Catherine come se fosse un demone.

Le sue vicende personali sono avvolte nel mistero; quando viene trovato da bambino, non si sa nulla delle sue origini, come nel corso della vicenda non si apprende nulla del suo allontanamento. Dall’animo oscuro e tormentato da un desiderio di vendetta, nella seconda parte del romanzo assume il ruolo di antagonista.

L’amore che lega i due personaggi non è di natura canonica, ma un legame assoluto che comprende anche stessa proprietà di Cime Tempestose.

Il legame tra i due si circoscrive al tempo passato insieme nell’ambiente aspro della brughiera, una natura terribile che accoglie due ragazzini dal carattere dispettoso. L’uno ricolmo di pensieri negativi, l’altra capricciosa e viziata, si diluiscono nella natura selvaggia della brughiera, di cui essi stessi ne diventano parte.

Stavo solo per dirti che il paradiso non mi sembrava fatto per me; ed io piangevo fino a farmi spezzare il cuore, perché volevo ritornare sulla terra e gli angeli erano tanto adirati che mi hanno buttato fuori, giù, in mezzo all’erica, sulla cima di Wuthering Heights, dove mi sono svegliata singhiozzando di gioia.

 Le connotazioni dei due personaggi, così, diventano non umane, quasi demoniache.

L’elemento gotico

La storia di Cime Tempestose e dei suoi personaggi, da Catherine a Edgar Linton fino a Isabella, non è che una storia connotata da un solo, ineludibile, aspetto: la morte, un elemento onnipresente nella trama.

Dal principio del romanzo, la dimora di Cime Tempestose è caratterizzata da un velo sottilissimo che divide le due entità, in cui lo stesso Mr. Lockwood ha una visione del fantasma di Catherine Earnshaw cerca di entrare.

Un lieto fine… nella morte

Dalla riesumazione del cadavere di Catherine alla continua richiesta da parte di Heathcliff di ricevere tormenti spettrali nella sua vita terrena, la conclusione del romanzo è perfettamente coerente con un’atmosfera che fluttua confortevolmente tra la vita e la morte:

Ma la gente della campagna, se l’interrogate, vi giurerà sulla Bibbia che lui cammina. […] Quel vecchio presso il fuoco della cucina afferma che ogni notte di pioggia, dal giorno della morte del padrone, affacciandosi alla finestra della sua stanza, li vede sempre in due, e un fatto strano mi è successo circa un mese fa. Andavo a Grange una sera, una sera buia che minacciava temporale, e, proprio alla svolta delle Heights, ho incontrato un ragazzino che conduceva una pecora e due agnelli […].

«Che cos’hai, ometto?» gli ho chiesto.

«Laggiù sotto alla montagnola c’è Heathcliff con una donna,» ha balbettato il piccolo, «e io non ho il coraggio di passargli davanti.»

Ed è così che la storia incontra la sua naturale conclusione. È un lieto fine, nonostante tutto: nel momento in cui gli altri personaggi abbandonano Cime Tempestose, finalmente il luogo può liberarsi della vita che lo infesta e ricongiungersi con i suoi legittimi proprietari, gli spiriti di Heathcliff e Catherine.

Natura, vita e morte, ossessione e relazioni metafisiche: Emily Brontë ha dato all’umanità un capolavoro straordinario che racconta in modo potente l’animo umano, ma non un romanzo d’amore.

FONTI

LaRepubblica.it

E. Brontë, Cime Tempestose, Oscar Mondadori, 2012

M. Murgia, C. Tagliaferri, Morgana, ep. “Le sorelle Brontë”, 2019

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