Generalmente si è soliti immaginare filosofia e letteratura come due ambiti intellettuali distinti, con modalità, scopi, soggetti e oggetti propri. Si definiscono due percorsi di studio differenti, ma che spesso si incrociano. Entrambe derivano dal desiderio dell’individuo di esprimere il proprio sapere, ricercare la verità e investigare circa il pensiero umano, le idee sul mondo e la vita. Inoltre, le due materie rientrano negli studi umanistici, in quanto si interessano agli aspetti più intimi dell’individuo e a ciò che si può definire animo. La comunanza tra filosofia e letteratura nella storia si esprime anche attraverso gli autori: diversi sono i filosofi che hanno espresso in forme letterarie pensieri filosofici, come i letterati che hanno fatto della filosofia il punto cardine delle loro opere. Tuttavia, nonostante i vari punti comuni, le due materie presentano differenze sostanziali. Differenze che hanno permesso di dare origine a due realtà autonome, con basi e orientamenti ben delineati.
La letteratura
Secondo la definizione del vocabolario treccani, la letteratura è “l’insieme delle opere affidate alla scrittura, che si propongono fini estetici, o, pur non proponendoseli, li raggiungano comunque”.
Già in questo primo inquadramento, si possono individuare due aspetti fondamentali della letteratura: la scrittura e l’estetica. La letteratura si basa di fatto su testi scritti, realizzati con l’intenzione dell’autore di raccoglierli in libri e diffonderli. Ma non tutte le opere scritte rientrano propriamente nella letteratura. Perché un’opera venga definita letteraria, occorrono le altre componenti fondamentali: la struttura formale e le finalità. Ciò che spinge uno scrittore a scrivere è il desiderio di comunicare un’idea, ma è il modo in cui si realizza questo desiderio a far sì che l’opera rientri nella letteratura. Il letterato, pertanto, si distingue per la sua abilità di dare una forma artistica alla materia che vuole narrare. Egli padroneggia tecniche del linguaggio, di musicalità, con le quali realizza opere inimitabili. Per questo, gli occorre una fervida creatività, il perfetto collante tra la competenza dell’autore e il suo desiderio letterario da realizzare.
Fondamentale è quindi la volontà dell’autore. Secondo le modalità e le intenzioni con cui si esplica la sua volontà, si possono distinguere due macrogeneri. Una è la poesia, caratterizzata dall’espressività in versi, con regole proprie di composizione. Il mondo poetico riguarda più propriamente la dimensione sensoriale, dei sentimenti e delle sensazioni. L’altro macrogenere è la narrativa, basata invece su un’impostazione discorsiva, rappresentativa di un evento reale o immaginario.
Inoltre, non bisogna dimenticare l’importanza del lettore. Non esiste opera letteraria senza un pubblico a cui essa è rivolta. L’istituzione letteraria si regge di fatto grazie alla lettura di un pubblico destinatario e al suo favore, che permette la diffusione e la continuità delle opere. Per questa ragione, spesso le opere si originano in base alla tipologia di pubblico a cui l’autore intende rivolgersi. In questo modo si spiegano i generi letterari, caratterizzati da distinti contenuti e orientamenti.
La filosofia
La filosofia, secondo il vocabolario treccani, è: “Attività di pensiero che attinge ciò che è costante e uniforme al di là del variare dei fenomeni, con l’ambizione di definire le strutture permanenti della realtà e di indicare norme universali di comportamento“.
Si può dire, dunque, che la filosofia si basa sulla verità e sulla saggezza. La filosofia si presenta come una costante ricerca dell’universale, ciò che è a fondamento della vita di ogni entità esistente. In concreto, lo studio si esplica nell’analisi delle cause primarie degli eventi del mondo e dell’esistenza umana, oltre che dei fenomeni di cui l’uomo non ha mai avuto una chiara spiegazione. Ad esempio, il filosofo s’interroga su cosa significhi la stessa vita, la morte, il bene e il male, Dio, i fenomeni naturali… originariamente la filosofia aveva una prospettiva ampia, occupandosi di vari campi (fisica, astronomia…), ma nel corso della sua evoluzione si è specializzata nell’esistenza umana.
L’atteggiamento del filosofo si contraddistingue per la volontà di una ricerca profonda, scavare in profondità dell’apparenza. Trova ampio terreno nella problematicità della vita stessa, dove permangono interrogativi irrisolvibili, ai quali si è cercato a lungo di dare una risposta esaustiva. Il filosofo non trova risposte assolute, ma ne ipotizza alcune, le quali non risolvono i problemi, ma permettono di inquadrarli in maniera approfondita e ampia. In questo modo, si possono estrapolare concetti importanti, che sono base di altre riflessioni o spiegazioni su altri quesiti. Inoltre, i concetti a cui giunge la filosofia, sono la base della formulazione di una condotta pratica, che raggiunge l’apice con la virtù.
Filosofia e letteratura: due mondi distinti…
Per l’inquadratura generale delle due materie, si può dedurre come queste si occupino di ambiti differenti. La letteratura si concentra sul lato espressivo dell’animo, sul cuore umano, mentre la filosofia si basa sul raziocinio. Quindi se da una parte i letterati approcciano la vita secondo una prospettiva sensibile, d’altra parte i filosofi studiano il mondo attraverso il calcolo freddo della ragione.
In antichità, la distinzione fra le due materie non riguardava soltanto gli ambiti di appartenenza, ma si basava soprattutto sui valori. Il massimo prestigio e quindi l’egemonia culturale li possedeva la filosofia, ritenuta la migliore arte del sapere. Dall’alto del suo olimpo, la filosofia guardava con diffidenza le altre arti, in particolare la letteratura. Questa era ritenuta dai filosofi inutile, controproducente a livello educativo, in quanto riproduceva immagini della realtà illusorie, fantasiose. Il regno della filosofia, retto sul principio della verità, non poteva concordare con arti che si allontanavano dal principio. Per questa ragione, la letteratura subisce una scarsa reputazione culturale. La condanna ufficiale avviene per le parole del padre del pensiero occidentale, Platone, che la definisce “uno dei doni del delirio”.
Una delle ragioni principali di questa condanna è la passione, base portante su cui si fonda la letteratura. La passione, infatti, conduce a uno stato di follia, dove l’animo non segue più la ragione, bensì i sentimenti, l’istinto. L’istinto, che si può definire come il contrario della ragione, agisce per moti improvvisi, senza tenere conto delle conseguenze delle azioni. La poesia e la narrativa, attraverso la deformazione fantasiosa della realtà, possono alimentare il distacco del lettore dal mondo reale e condurlo in un immaginario isolante. Pertanto, la filosofia non può avere buona considerazione di un’arte che travia le persone dalle proprie linee di condotta.
… ma che si possono incrociare
Nonostante lo stesso padre della filosofia occidentale condanni la poesia, non può far a meno di elogiare il fascino letterario. Benché la filosofia condanni il ruolo educativo della letteratura, ribadisce infatti la sua elevata qualità artistica. Quei ritratti fantasiosi del mondo hanno una suggestività tale da immergere il lettore in scenari indimenticabili. E questa specialità è degna di lode e, spesso, utile anche all’insegnamento.
Sebbene in antichità si proclami il divario, in realtà la letteratura mantiene un ruolo importante per l’intera storia culturale. Il solo fatto che gli stessi filosofi scrivevano opere caratterizzate da artifici letterari, come i miti, i dialoghi, una retorica coinvolgente, dimostra che la divulgazione predilige la letteratura come mezzo di comunicazione. Il pensiero filosofico di fatto assume maggiore chiarezza e attrattiva se espresso attraverso un racconto allegorico: un racconto fantasioso che riflette un aspetto della realtà. La fantasia può essere efficace nel trasmettere un insegnamento pedagogico, come dimostrano i successi medievali degli exempla: racconti caratterizzati da una morale finale. Perciò i filosofi non si sono mai distaccati dall’uso letterario, continuando tuttora a esprimere le loro idee attraverso i generi letterari più vari. Tant’è che spesso i filosofi si son fatti poeti e viceversa, giungendo a risultati poetici degni di nota, come nel caso di Nietzsche.
Per quanto riguarda i letterati, l’approccio filosofico è risultato più consistente. Di fatto si può parlare di vere e proprie opere letterarie filosofiche, dove l’intenzione dell’autore è quella di esprimere teorie filosofiche attraverso la forma narrativa. Si parla di romanzi filosofici, un genere che si afferma in epoca illuminista e che continua ad avere un discreto successo fino ai giorni nostri. Il romanzo filosofico rappresenta l’apice della commistione tra filosofia e letteratura, in cui l’utile si fonde al dilettevole. Queste opere presentano un racconto fantasioso che porta con sé una visione filosofica della realtà. Alcuni esempi maggiori sono Voltaire, filosofo abile letterario, e Dostoevskij, letterario abile filosofo.