“Vecchi tempi” di Pinter in prima assoluta al Pacta

In scena al Pacta dei Teatri di Milano la prima assoluta di Vecchi tempi, lo spettacolo esistenzialista di Harold Pinter. La nuova regia, nata dalla collaborazione tra il Pacta e Claudio Morganti, Premio Ubu nel 2012, è in scena dal 26 aprile all’8 maggio nel teatro meneghino. La collaborazione proficua tra i due gruppi teatrali costituisce un incontro fruttuoso, che regala agli spettatori un’opera mistica, ma altrettanto realistica. Vecchi tempi viene presentato nella traduzione di Alessandro Serra e presenta sul palcoscenico solo tre attori protagonisti: Maria Eugenia D’Aquino, Riccardo Magherini e Annig Raimondi.

Vecchi tempi, lo spettacolo che parla del passato

La sala gremita di spettatori viene avvolta, non appena inizia lo spettacolo, all’interno di un’atmosfera surreale, che conduce in uno spazio-tempo non definito. Vecchi tempi è un testo che evoca un passato e presente inquietanti e distorti, è una complessa commistione tra elementi poco chiari da interpretare. Due persone, marito e moglie, discutono di una donna all’interno della loro abitazione. Parlano del passato e della relazione che le due donne, probabilmente amiche, avevano da giovani. Nessuna azione, se non l’aspettare la visita di questa misteriosa donna, popola la scena. Lei, la Misteriosa, in realtà è già nella stanza, e lo era già all’inizio dello spettacolo. Così, una presenza inquietante si affianca a una drammaturgia divertente, ricca di battute e motti di spirito.

Vecchi tempi è dunque un testo agrodolce: l’apparenza di un divertente dialogo a tre si affianca a una crescente inquietudine. Le parole dei protagonisti fanno infatti trasparire un passato inquietante e a tratti macabro, ricco di dettagli poco chiari. I personaggi non sembrano comunicare tra loro, non sembrano ascoltarsi. Il dialogo non appare fluido e le battute non prevedono una corrispondenza esatta. Il discorso aggrovigliato si spinge così al punto da rendere le affermazioni delle due donne tra loro contraddittorie. Il passato evocato, pur condiviso, non sembra infatti corrispondere. Per lo spettatore diventa dunque impossibile schierarsi e prendere posizione rispetto ai protagonisti. Ogni personaggio sembra così portatore di un sistema di verità a sé stante, ugualmente affidabile e credibile.

Vecchi tempi: uno spettacolo “borghese”

Vecchi tempi è ambientato in un interno borghese. Vi sono tre poltrone, corrispondenti ai tre personaggi protagonisti e sempre presenti sulla scena. Poi, alcuni oggetti evocativi di un salotto domestico, ricco di bicchieri e bevande. La scenografia è molto ricca e sembra contrapporsi all’austerità della recitazione degli attori. Lunghe pause e dialoghi scarni non troppo ricchi di parole accompagnano lo spazio della rappresentazione. I personaggi appaiono quasi immobili sulla scena: si muovono poco e solo per afferrare oggetti presenti sul palco. L’intero spettacolo, insomma, si regge su un dialogo sospeso nel vuoto. Sullo sfondo una grossa finestra illuminata:

È la finestra delle nostre anime. È la finestra attraverso la quale nulla si vede se non pallidi colori e flebili suoni. I fantasmi esistono e a volte vengono a farci visita.

Con queste parole Claudio Morganti si riferisce all’impianto scenografico dello spettacolo. Interessante appare la menzione registica dei fantasmi. Vecchi Tempi sembra portare in scena fantasmi, più che personaggi concreti e consente di mettere in discussione l’effettiva fisicità dei protagonisti. La misteriosa donna è effettivamente presente nella stanza? Oppure è soltanto evocazione di un passato lontano, un ricordo che aleggia come fantasma nell’abitazione della coppia? E ancora, la contraddittorietà delle parole delle donne non è forse giustificabile se considerate l’una l’alter ego dell’altra, e dunque la stessa persona? Sono quesiti a cui Pinter non ha voluto rispondere, ponendosi in perfetta sintonia con i principi del teatro dell’assurdo.

Pinter è, insieme a Beckett, uno dei più famosi esponenti del teatro dell’assurdo e Vecchi tempi è un testo che ne incarna perfettamente gli ideali. Lo spettacolo, pur ambientato in uno spazio fisico ben definito, si inserisce in un tempo sospeso e l’eterno presente si mescola al passato evocato. Inoltre, l’identità dei personaggi resta ibrida e indefinita, solo tratteggiata dalla penna del drammaturgo e arricchita dalle note del regista. Insomma, Pinter offre allo spettatore un divertente rompicapo impossibile da risolvere, in cui l’assurdità della rappresentazione si sposa perfettamente con l’ingenuità dei personaggi, inconsapevoli e noncuranti delle arrovellanti contraddittorietà che affliggono gli uomini fuori dal palcoscenico.

FONTI

pacta.org

visione dello spettacolo

CREDITS

Copertina

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