“Noi siamo Venom”… o almeno questo è quello che vorremmo essere.
Una tagline che corrisponde ad una aspirazione coraggiosa, a un obbiettivo decisamente mancato sotto svariati punti di vista. Il motivo? Cerchiamo di individuarlo insieme. A pochi giorni dall’annuncio di Sony del terzo capitolo della saga, questo articolo tenterà di trovare delle possibili ragioni in grado di fare luce sui difetti fatali che stanno conducendo Venom verso l’abisso, almeno per quanto riguarda il profilo della critica. Infatti seppur aspramente demoliti a livello tecnico e narrativo da parte degli esperti del settore, il botteghino ha ad ora premiato entrambe le pellicole con un lauto incasso che ha superato di molto i costi di produzione, motivo per il quale, nonostante la carneficina di critiche, Sony non demorde nel proprio progetto di serializzazione cinematografica del personaggio.
1) Crudele, spietato ma simpatico in cerca di amicizie
Fin dal primo trailer, risalente alla primavera del 2018, che annunciava l’arrivo sul grande schermo di un capitolo stand-alone dedicato interamente ad una delle nemesi più famose dell’Uomo Ragno, il tono della pellicola appariva delineato. Venom si presentava fedele alla sua controparte fumettistica. Grande, grosso e cattivo. La promessa era quella di una violenza volutamente esagerata, tesa a rendere vivido il desiderio di vendetta della coppia Eddie/Simbionte ed il loro senso di giustizia senza regole o confini dettati dalla morale o dalla legge. Tale promessa non sarà però mantenuta una volta giunti in sala.
Il trailer aveva venduto bene le poche scene “gore” del film, se così vogliamo definirle, ed aveva nascosto la verità dietro la scrittura del personaggio. Eccoci quindi difronte ad un Venom “funny”, per tutta la famiglia. Un antieroe sulla scia di Deadpool, ma meno originale e scorretto, dalla battuta facile, che litiga con le sue molte voci, creando equivoci e risate tutto intorno a sé. Un vigilante che nasce per sua stessa ammissione dall’accoppiata di due sfigati. Peccato che questa non possa essere in alcun modo una base solida per un personaggio che negli atteggiamenti ha narrativamente molto più in comune con il modus operandi dell’ispettore Callaghan piuttosto che con quello family friendly di Spider-man ed affini.
2) Tom non mollare
Di pari passo con la non eccezionale decisione di trasformare completamente l’indole comportamentale del protagonista, troviamo una delle prestazioni attoriali di Tom Hardy meno incisive. A voler essere buoni. La sua interpretazione di Eddie Brock è assolutamente sottotono, non brilla né nei momenti legati alla sua vita privata né nella relazione travagliata con il simbionte. Il risultato è senza dubbio una macchietta. Un personaggio vittima degli eventi, incapace di opporre alcun tipo di resistenza o di manifestare una qualche sorta di forza emotiva personale. La sua mimica ci restituisce un Eddie sicuramente in linea con lo script delle varie pellicole, ma assolutamente da dimenticare. Il dispiacere è tanto, soprattutto se si pensa alle straordinarie doti attoriali di Tom Hardy e alle potenzialità inespresse che il personaggio non è riuscito ad esprimere tra le sue mani.
3) AAA cercasi carisma per villain
La scelta di utilizzare come nemici delle due pellicole Riot e Carnage non è sbagliata di per sé. Soprattutto nel secondo caso, si è scelto di orientare la vicenda verso il più iconico avversario del simbionte in nero. L’intenzione era quella di rialzare i toni della saga, che se sotto il profilo economico non sta andando male, sotto quello artistico sta naufragando. Il problema tuttavia è ancora una volta la scrittura e la caratterizzazione data ai personaggi. Riot ed il suo alter ego umano entrano in scena con il pacchetto all inclusive genio multimilionario dall’immagine pubblica immacolata, ma dedito ad esperimenti genetici illegali per trasportare il mondo nel futuro. Cletus Casady, al secolo Carnage, invece è uno psicopatico con il fascino per le avventure alla Bonnie e Clyde. Vi bastano come giustificazioni per le loro azioni da cattivoni? No? Allora cambiate film perché siete troppo pretenziosi per questi lidi.
Gli attori che danno vita ai due antagonisti, come spesso capita in questo genere di pellicole, sono nomi tutt’altro che trascurabili: Riz Ahmed e Woody Harrelson. Eppure ancora una volta ciò che manca è il mordente. Come detto, nel caso di Riot il personaggio risulta essere lo stereotipo per eccellenza del villain fumettistico d’altri tempi ed il povero Ahmed si ritrova con troppo poco tra le mani con cui lavorare. Per Harrelson il discorso cambia leggermente, poiché gli viene ovviamente dato più tempo su schermo, ma il delirio omicida di Kasady viene imbrigliato nella storia di amore e vendetta con Shriek. Ad aggiungere la pietra tombale sulle due nemesi giunge poi il fattore CGI, altro elemento stilistico della saga che ha suscitato più di un parere contrastante.
4) Un simbionte che sa di tappo
Ecco, parliamo della CGI. Punto clamorosamente dolente della rappresentazione di Venom al cinema. La sfida di rendere credibile l’alieno parassita, che dallo spazio profondo giunge fino a noi sulla Terra, non si può dire vinta. Il design del protagonista, così come quello degli altri villain simbiontici, in alcuni frangenti risulta viscido e lugubre esattamente come dovrebbe essere, ma questo si verifica solo a tratti. Sono numerosi i momenti nei quali la manifestazione dei poteri di Venom nelle sue molteplici forme lascia interdetti. La questione spinosa sorge nel momento in cui tali personaggi si trovano a dover condividere la scena con altre figure umane. In questi casi la chimica viene a vacillare e visivamente si nota come una sensazione di mal celata illusione scenica. Non si può poi non evidenziare una mancanza di personalità nella presentazione visiva del costume alieno. Le innumerevoli file di denti e l’espressione folle salvano il salvabile, ma la mancanza dell’iconico logo bianco sul petto, rimando all’acerrimo rivale in rosso e blu, mina più di quanto ci si potesse aspettare il carisma dell’antieroe.
5) Dove stiamo andando Eddie?
In conclusione arriva uno spunto su cui è bene riflettere. La saga cinematografica di Venom dove ci sta conducendo? È evidente il progetto di Sony di costruire un universo parallelo all’MCU popolato dai villains più noti delle pagine dell’Uomo Ragno (questo se non contiamo il recentissimo ed incomprensibile ai più annuncio del lungometraggio su El Muerto), ma il piano di base sfugge. L’idea si suppone possa essere quella di inserire prossimamente un nuovo Spider-man in tale mondo narrativo o magari di recuperarne uno vecchio, girano svariate voci riguardo un coinvolgimento di Andrew Garfield, che nei panni del tessiragnatele si è rilanciato con No Way Home. Eppure fino ad ora davanti agli occhi ci è stato posto un mondo allo sbando senza veri e propri eroi. Come verrà giustificata tale prolungata assenza? Come andranno ad amalgamarsi le varie storie tra di loro? C’è da aspettarsi un nuovo colossale episodio crossover che coinvolgerà tutti i protagonisti delle varie pellicole sulla scia di Avengers? Domande su domande alle quali ad ora è difficile trovare una risposta.
L’idea di una serie di film stand-alone pare essere tramontata e forse questo potrebbe non essere un bene.