Chi è San Giorgio? Cosa l’ha portato ad essere celebre? Scopriamolo insieme.
San Giorgio: tra leggenda e verità
Gli storici ancora non sono riusciti a risolvere il mistero della persona e della vita di San Giorgio. Sono pervenute poche fonti che riportano notizie di questo santo, tra cui la Passio Georgii e il Decretum Gelasianum del 496 d.C. I documenti successivi non sono altro che una rielaborazione della Passio Georgii e offrono ulteriori notizie sul culto del santo, ma non danno informazioni sull’aspetto agiografico.
Da questo importante documento scritto in greco, tradotto poi in latino, copto, armeno, arabo ed etiopico, possono però essere desunti dati storicamente corretti, come l’appartenenza di San Giorgio alla classe militare e la sua condanna a morte per essersi dichiarato cristiano.
All’interno della Passio Gorgii troviamo altri dati molto verosimili che, però, restano impossibili da verificare. Secondo il racconto, Giorgio nasce in Cappadocia; i suoi genitori Geronzio e Policronia lo educano come un cristiano; una volta cresciuto, il ragazzo diventa tribuno dell’armata di Daciano, imperatore di Persia, ma alcuni storici ritengono si sia unito invece a Diocleziano, che, nel 303 d.C., emana l’editto di Nicomedia, con il quale si autorizzava la persecuzione ai cristiani dell’impero.
Giorgio inizia così a donare i suoi beni ai poveri; in seguito viene arrestato per aver strappato l’editto e, di fronte al tribunale dei persecutori, dichiara la sua fede in Cristo. Viene incarcerato e durante la sua prigionia ha una visione del Signore che gli predice sette anni di tormenti, tre volte la morte e tre volte la resurrezione.
Le notizie sulla sua vita restano sempre vaghe; gli agiografi hanno raccontato eventi inverosimili, come l’episodio in cui San Giorgio, entrato in un tempio pagano, riesce ad abbattere tutte le statue di pietra poste all’interno, semplicemente con un leggero soffio. Certo è, però, il suo martirio; secondo i documenti il santo viene tagliato in due con una ruota ricoperta di spade e chiodi.
Il culto per il santo vanta una lunga storia e ancora oggi i fedeli giungono a Lod, in Israele, nei pressi di Tel Aviv, dove si trova il sepolcro di Giorgio.
La leggenda del drago
La leggenda della lotta contro il drago compare molti secoli dopo la morte del santo. Intorno alla metà del XIII secolo, Jacopo da Varagine scrive la Legenda Aurea, descrivendo la figura di San Giorgio come un cavaliere eroico. Quest’immagine verrà ripresa successivamente dagli artisti che realizzeranno numerose opere d’arte rappresentanti la vicenda di San Giorgio e il drago.
La Legenda Aurea racconta che in Libia, precisamente a Silene, vi era situato un grandissimo stagno dove si nascondeva un drago; la terribile creatura riusciva a uccidere solamente grazie al potere del suo fiato. Gli abitanti di Silene, terrorizzati dal mostro, decidono di offrirgli due pecore al giorno con la speranza di placarlo. Inizialmente il progetto sembra riuscire, ma poco dopo gli ovini iniziano a scarseggiare, così i cittadini di Silene decidono di offrire al drago una pecora e un giovane scelto dalla sorte.
Un giorno, viene estratta la figlia del re, il quale propone di offrire in cambio il suo patrimonio e metà del regno, suscitando il malcontento del suo popolo. Alla fine, il sovrano è costretto a cedere e la giovane principessa si avvia verso il grande stagno.
Proprio in quel momento, la giovane donna incontra il cavaliere Giorgio, che viene informato dell’imminente sacrificio e tranquillizza la ragazza promettendole il suo aiuto. Il coraggioso cavaliere di fronte al drago non si intimorisce, anzi, sale sul cavallo e trafigge la creatura con la lancia. Poi, dice alla principessa di avvolgere la sua cintura intorno al collo della bestia; una volta fatto ciò, il drago segue docilmente la giovane ragazza, come un cagnolino, e si dirigono tutti verso la città di Silene.
Gli abitanti, alla vista della creatura, rimangono atterriti, ma San Giorgio li rassicura affermando: «Non abbiate timore, Iddio mi ha mandato a voi per liberarvi dal drago. Abbracciate la fede in Cristo, ricevete il battesimo e ucciderò il mostro». Così, il re e la popolazione di Silene decidono di convertirsi al cristianesimo e il cavaliere uccide il drago facendolo prima portare fuori dalla città, trascinato da quattro buoi.
San Giorgio e il drago nella storia dell’arte
Nel corso dei secoli numerosi artisti hanno rappresentato la vicenda di San Giorgio e il drago nelle loro opere d’arte. Possiamo ricordare Donatello, Paolo Uccello, Salvador Dalì e Pieter Paul Rubens.
Tra i più grandi esponenti del Cinquecento italiano ad aver realizzato un’opera su San Giorgio e il drago ricordiamo Raffello Sanzio. Questo dipinto di piccolo formato eseguito nel 1504, esposto oggi al Museo del Louvre di Parigi, mostra San Giorgio saldo sul suo cavallo bianco, il quale alla vista del drago si impenna terrorizzato e nitrisce.
Il cavaliere affonda i piedi nelle staffe e con il braccio sinistro alza la scimitarra, pronto a colpire la malvagia creatura. La bestia, ferita a causa di un troncone della lancia spezzata, si scaglia contro il santo, con la bocca spalancata e le zampe sollevate. Nel frattempo, la principessa, rappresentata in lontananza sulla destra, fugge terrorizzata sul pendio della collina.
L’armatura di San Giorgio è metallica e lucente, decorata in oro. Sul suo capo è posto un elegante elmo piumato, mentre il mantello, sollevato dal movimento del corpo, svolazza dietro la schiena.
Il drago è rappresentato con una testa di cane, collo di serpente e ali di pipistrello. Le zampe anteriori della bestia sono palmate e la lunga coda risulta attorcigliata.
La principessa, infine, indossa un abito rosa con in vita una cintura dorata. I lunghi capelli sono mossi dalla foga della corsa e sul capo della giovane si nota una corona.
In questo dipinto possiamo vedere come la gamma cromatica, la bellezza delle forme e la veridicità anatomica mostrino perfettamente l’armonia dell’arte di Raffaello.
Ulteriori riferimenti
La notorietà della storia di San Giorgio e il drago non si limita alle opere d’arte figurative ma la si può vedere anche nei film. Per esempio, in Harry Potter e la Camera dei Segreti, il protagonista si ritrova a combattere il Basilisco, un grandissimo serpente. Molti storici sono d’accordo nell’affermare che il drago ucciso da San Giorgio non fosse altro che un enorme serpente, dal momento che, secondo gli antichi testi greci, i draghi non avevano ali e zampe e non sputavano fuoco.
Harry Potter, prima nel libro e successivamente nel film, armato della Spada di Godric Grifondoro, combatte contro questa terribile creatura, proprio come San Giorgio, per liberare dalle grinfie del mostro Ginny Weasley, la sua principessa.
Concludendo, possiamo affermare che la leggenda di San Giorgio e il drago è riuscita ad arrivare dai tempi antichi fino ad oggi, grazie soprattutto alle opere d’arte, e continuerà a viaggiare nei secoli.