Ogni volta che ci si ritrova a parlare di una nuova uscita cinematografica del brand Pokémon, inevitabilmente si viene assaliti da un’ondata di ricordi d’infanzia che ancora oggi ci tengono compagnia. Pokémon festeggia quest’anno il suo venticinquesimo anniversario e lo splendore della sua stella sembra non conoscere giorni bui. Di anno in anno il mondo del caro e vecchio Pikachu si arricchisce di nuovi protagonisti e nuove avventure, capaci di affascinare le nuove generazioni e di tenere legate a sé le più datate. L’ultima di queste avventure è al centro del ventitreesimo lungometraggio cinematografico del brand, Pokémon: I segreti della giungla, una storia che spinge su temi di grande attualità per sensibilizzare coloro che crescono e smuovere la coscienza dei grandi che già possono fare la differenza. Il film a causa della pandemia di Covid-19 ha subito dei ritardi nell’uscita, ma finalmente è disponibile in streaming sulla piattaforma Netflix.
La ricerca di un equilibrio
Nel cuore della giungla vige la legge del più forte e coloro che con la forza si sono imposti su tutti gli altri Pokémon sono il popolo degli Zarude. Orgogliosi e attaccabrighe dominano con arroganza la foresta di Okoya e proteggono il cuore del loro territorio al cui centro si trova un albero dal quale sgorga maestosa una fonte d’acqua dalle proprietà miracolose. Durante una delle loro solite razzie tuttavia un membro del branco si imbatte in qualcosa di inaspettato. Un cucciolo d’uomo galleggia in una culla sull’argine del fiume. Cosa fare? Il giovane Zarude è mosso a compassione verso quella tenera creatura che senza aiuto sarebbe destinata a una fine certa e così lo porta con sé, trascinandosi dietro tutte le gravi conseguenze del proprio gesto. Colui che da qui in poi sarà noto come Papà Zarude verrà esiliato dal branco e costretto a vivere ai margini della foresta con il piccolo uomo a cui ha deciso di fare da genitore.
Koko, questo è il nome del bambino, cresce in fretta e ben presto sviluppa un profondo rapporto d’amicizia con tutti i Pokémon della giungla. Tuttavia il ragazzo non può che farsi delle domande sulla propria natura. Convinto fin dalla nascita di essere uno Zarude non si spiega il perché delle sue sembianze, così diverse da quelle del padre, e della sua incapacità di effettuare qualsiasi tipo di attacco speciale tipico della propria specie. Il destino ha però in serbo per lui tutte le risposte e colui che potrà aiutarlo a scoprire di più sul proprio passato è il nostro inseparabile compagno di mille avventure Ash Ketchum, con accanto il mitico Pikachu.
L’allenatore di Pallet durante il suo infinito viaggio in giro per il mondo si imbatte in Koko è lo conduce nella vicina città di Famipoli, alle porte della foresta di Okoya. Qui avverrà la scoperta del nuovo mondo da parte del figlio della giungla che riuscirà a superare le iniziali barriere comportamentali e linguistiche per creare una nuova grande amicizia. Papà Zarude avrà molto da spiegare a suo figlio e il tempo non sarà dalla loro parte, poiché la giungla avrà bisogno del loro aiuto per salvarsi dall’avidità degli uomini che ne minacciano la sopravvivenza tentando di estirparne il cuore.
Tante citazioni e una morale green
Pokémon: I segreti della giungla è un film che ricalca le orme di grandi classici della letteratura e dell’animazione, nello sviluppo della trama e nella caratterizzazione dei suoi protagonisti. È difatti impossibile non notare la somiglianza tra la storia di Koko e quella di Tarzan, dalle origini fino all’approccio con la civiltà degli uomini che vuole condurli lontano dalla giungla. Stesso discorso vale per gli iniziali ostacoli linguistici tra i personaggi, che tuttavia, è giusto sottolineare, vengono gestiti in maniera creativa. Il rapporto tra Papà Zarude e suo figlio rimanda invece ai toni di quello tra Mowgli e Balù ne Il libro della giungla, in cui la crescita del bambino, seppur vista con affetto paterno, spaventa il genitore con l’ombra dell’abbandono. Il cerchio delle similitudini si chiude poi con l’albero della vita che al centro della foresta troneggia come faceva nel 2009 l’Albero Casa nel film di James Cameron Avatar.
Il ventitreesimo lungometraggio Pokémon punta chiaramente sulla tematica ecologica e ambientalista, legandosi spiritualmente al quarto capitolo della saga, Pokémon 4Ever, che aveva al centro del propria narrazione Celebi, il guardiano dei boschi. L’obbiettivo è sensibilizzare gli spettatori di ogni età sul rispetto della natura e del suo fragile equilibrio mediante una romantica favola dai toni pastello. Si parla di attualità, di un problema che tristemente affligge il nostro pianeta, ma lo si fa tramite un linguaggio dolce e sognante, capace di costruire la giusta idea di cambiamento anche nel più piccolo spettatore a casa. Il messaggio del film è quello che da sempre porta avanti il brand, ovvero che una convivenza pacifica con madre natura è possibile a patto che l’uomo sia disposto a mettere da parte il proprio egoismo in virtù della collettività.
Una meravigliosa avventura che non finisce mai
L’animazione e i disegni di Pokèmon: I segreti della giungla ricalcano quelli del nuovo corso cinematografico intrapreso nel 2017 con Scelgo te! che ha svecchiato la veste grafica dei protagonisti e ha regalato nuova linfa alle scene d’azione. Una pecca di questa pellicola tuttavia è da evidenziare nello scontro finale della storia che vede come antagonista un robot animato in 3D, una tecnica che stona assolutamente con la sinergia della scena e con il tratto degli altri personaggi, primi fra tutti gli Zarude. È evidente che questo ventitreesimo film non brilli per originalità nello sviluppo della trama, né per le origini date a Koko né per la costruzione del villain di turno e delle sue annesse motivazioni, eppure la magia Pokémon c’è. Quel fattore misterioso che chissà come, seppur consci dei limiti tecnici di ciò che abbiamo difronte, ci sa trasportare in un mondo di avventure senza fine in cui il cuore conta più di tutto il resto.