Ogni nazione vanta celebri personaggi che hanno dato notorietà al proprio paese di origine. Pensando all’Italia possiamo ricordare Dante Alighieri, Michelangelo Buonarroti o perfino i più attuali Maneskin, che stanno portando la loro musica e il loro talento in ogni parte del globo. Conosciamo oggi alcuni personaggi provenienti dall’Ucraina che sono diventati famosi in tutto il mondo.
Maria Prymachenko
Celebre pittrice ucraina, Maria Prymachenko nasce il 12 gennaio 1909 a Bolotnja, un piccolo villaggio distante circa trenta chilometri da Chernobyl. Figlia di un falegname e di una ricamatrice, si ammala da giovane di poliomielite, patologia che condizionerà per sempre la sua mobilità.
L’inizio della sua carriera d’artista è del tutto causale; inizia a decorare le pareti della sua casa unendo le tradizionali immagini dei ricami della madre e gli elementi del suo universo favolistico.
La sua pittura vede immagini di fitomorfi, animali immaginari e ambientazioni molto decorate. Tutti questi elementi portano Maria a sviluppare un suo personalissimo linguaggio, quasi simbolista, che vede una fusione tra paganesimo e cristianesimo. Nel 1936 la vediamo protagonista di un workshop sperimentale al Museo d’arte di Kyiv e, sempre nello stesso anno, partecipa alla prima mostra di Arte Popolare Ucraina, vincendo l’ambito primo premio.
Il successo
Da quel momento le sue opere iniziano a fare il giro del mondo: verranno esposte a Montreal, Praga, Varsavia e Sofia, per poi giungere all’Esposizione internazionale di Parigi del 1937, dove i suoi dipinti furono ammirati da Marc Chagall e Pablo Picasso, il quale ha affermato: «Mi inchino davanti al miracolo artistico di questa brillante ucraina».
Questo non è stato solo un periodo di grande successo per l’artista; infatti Maria Prymachenko in questi anni affronta diverse difficoltà. Tra il 1932 e il 1933, l’Ucraina fronteggia una grande sfida: l’Holomodor, la grande carestia che si abbatte sul territorio ucraino e che provoca milioni di morti. Qualche anno dopo ha inizio il secondo conflitto mondiale, dove il consorte della pittrice perde la vita. In seguito a questo terribile lutto, Maria Prymachenko interrompe la sua attività di artista per un periodo.
Nel corso della sua vita questa talentuosa pittrice riceve diverse onorificenze: nel 1966 ottiene il più importante riconoscimento culturale in Ucraina, il Premio Nazionale Shevchenko e diverse sue opere sono state successivamente stampate su dei francobolli. La sua fama raggiunge anche il mondo della scienza: infatti, un piccolo pianeta secondario porta il suo nome. Infine il 2009 è stato dichiarato dall’UNESCO l’anno di Maria Prymachenko, dal momento che in quell’anno l’artista avrebbe compiuto il suo centesimo compleanno. Nel 1970 ottiene dalla Repubblica Socialista Sovietica il titolo di Operaia d’arte onoraria e diciotto anni dopo viene nominata Artista Popolare.
La morte dell’artista e la perdita di alcune sue opere
Maria Prymachenko muore il 18 agosto 1997 a Bolotnja, il suo amato paese natale dove ha sempre vissuto. La maggior parte delle sue opere d’arte sono conservate al National Museum of Applied Folk Art di Kyiv.
Domenica 27 febbraio 2022 l’esercito russo ha distrutto il Museo di Storia Locale di Ivankiv, luogo contenente parte della memoria dell’Ucraina, tra cui venticinque tele di Maria Prymachenko.
Taras Shevchenko, il pilastro della letteratura ucraina
Poeta, scrittore e pittore, Taras Shevchenko nasce a Morynci il 9 marzo 1814; la sua opera letteraria viene considerata l’inizio della letteratura ucraina moderna.
Il padre Hryhory e la madre Kateryna sono stati servi della gleba al servizio del barone Vasile Engelhardt; come è noto, la vita di un servo della gleba era ardua e miserabile. Taras Shevchenko ha avuto la fortuna, però, di viaggiare con suo padre nel sud dell’Ucraina, dal momento che quest’ultimo doveva recarcisi per conto del suo proprietario Enghelhardt. Inoltre Hryhory procura a Taras un insegnante privato e il ragazzo inizia a conoscere e ad avvicinarsi alla lingua ucraina.
Nel giro di due anni Shevchenko perde entrambi i genitori: nel 1823 muore la madre e nel 1825 il padre, così iniziano per lui degli anni difficili. All’età di quattordici anni entra al servizio del barone della famiglia Engelhardt e, tra la fine degli anni Venti e l’inizio degli anni Trenta dell’Ottocento, segue i suoi proprietari prima a Vilnius e poi a San Pietroburgo.
Un componente della famiglia Engelhardt, il barone Pavel, nota il talento artistico di Taras e gli presenta il celebre pittore polacco Jan Rustem. A San Pietroburgo, il barone procura a Shevchenko un apprendistato, dove incontra personaggi importanti come Ivan Soshenko, Yevhen Hrebinka, Vasyl Hryhorovich, Alexey Venchenko e Karl Brioellov. L’amicizia con Brioellov è fondamentale per Taras Shevchenko: il pittore vende uno dei ritratti da lui realizzati per 2500 rubli. Questi soldi serviranno per riscattare Taras che, il 22 aprile 1833, diventa un uomo libero.
La vita a San Pietroburgo e l’inizio della sua carriera di poeta
Nel 1838 Taras Shevchenko si iscrive all’Imperial Accademia di arte di San Pietroburgo, scegliendo il corso proprio del suo amico, professore oltre che pittore, Karl Brioellov. Riceve durante gli esami il suo primo riconoscimento: una medaglia d’argento che ottiene grazie alla sua pittura di paesaggio. Un altro riconoscimento all’interno dell’Accademia lo ha nel 1840, per il dipinto Medicante da il pane a un cane.
Grazie alle sue conoscenze, Taras riesce ad entrare in contatto con il resto degli intellettuali di San Pietroburgo, studiando la fisica, la filosofia e dedicandosi alla lettura. Grazie alla passione per i libri, inizia a scrivere diverse poesie e la sua prima raccolta, il Kobzar, viene pubblicata nel 1840.
Il ritorno in Ucraina
Negli anni Quaranta dell’Ottocento, Taras Shevchenko ritorna in Ucraina e si unisce alla Confraternita dei Santi Cirillo e Metodio. Cirillo e Metodio sono stati in epoca medievale i propagatori del cristianesimo tra i popoli slavi, e la Confraternita aveva l’obiettivo di lottare contro la servitù e l’oppressione, e di realizzare una federazione politica dei paesi slavi.
Molti membri della Confraternita, tra cui Shevchenko, prendono una posizione radicale contro i governatori e i proprietari. Taras in questi anni lavora nella Commissione Archeologica, per la quale crea schizzi e dipinti di siti culturali. Nel 1847 i membri della Confraternita vengono traditi da un anonimo informatore: questo avvenimento conduce all’arresto di molti dei componenti del gruppo, tra cui Taras Shevchenko, che viene condotto a San Pietroburgo il 5 maggio 1847.
In seguito agli interrogatori, Taras Shevchenko viene condannato all’esilio e trasferito in una fortezza a sud dei monti Urali. Lo zar Nicola I lascia ai carcerieri di Taras una nota speciale, dove c’era scritto: «Deve essere sotto stretto controllo con il divieto di scrivere e dipingere»; anche se nei dieci anni di prigionia lo scrittore realizza diverse poesie.
Nonostante la sua condanna prevedesse inizialmente l’ergastolo, Taras Shevchenko viene scarcerato in seguito alla morte dello zar e nel suo diario il poeta afferma: «Mi sembra di essere lo stesso di dieci anni fa. Niente nella mia vita interiore è cambiato».
Le ultime opere e la morte
Il 2 agosto 1857, anno della sua scarcerazione, Taras Shevchenko si trova su un peschereccio ed attraversa il Mar Caspio, diretto al delta del fiume Volga, per raggiungere la città Nizhny Novogorod. Una volta arrivato a Nizhny Novgorod gli viene negato l’accesso alla città, quindi rimane fuori per circa sei mesi.
Lo scopo principale della vita e dell’opera di Taras Shevchenko è quello di predicare la verità; rimane fedele per tutta la vita a questo principio e la verità della sua arte è stata l’arma con la quale ha combattuto per il suo popolo oppresso.
Nel marzo del 1858 torna a San Pietroburgo, libero, ma strettamente controllato dalla polizia. Nonostante questi controlli, stringe amicizie con gli scrittori della rivista «Sovremennik». Le poesie di questo periodo sono caratterizzate da una maturità stilistica e da incoraggiamenti alla lotta.
L’anno successivo Taras Shevchenko torna in Ucraina per l’ultima volta, ma è di nuovo arrestato, espulso dalla sua patria e deportato a San Pietroburgo. In questa metropoli russa trascorre l’ultimo anno della sua vita; infatti il poeta muore il 10 marzo 1861, il giorno dopo il suo quarantasettesimo compleanno.