Era un giorno davvero speciale. Alla notizia trasmessa su ogni giornale, tv, telefono (persino per posta), tutti rimasero a bocca aperta e con gli occhi sgranati. Nessuno ci credeva. ‘Seh dai, io non ci credo, è impossibile’, ‘Ma che buffonata, a chi vogliono farla bere!’, ‘Secondo me è solo un altro inganno del governo.’ Ma che sia una notizia vera o falsa, i casi straordinari stimolano sempre la curiosità anche dei più scettici. E quello era certamente il caso più straordinario mai esistito. Dal momento che si apprese la notizia, non si parlava d’altro. A lavoro, a scuola, a casa, dappertutto se ne parlava .
Per stupore e incredulità, tutti avevano fermato ogni loro occupazione per cercare risposte, la verità a quel tormentoso dubbio. Si scatenò un vero e proprio caos. Dappertutto, a carattere cubitali, c’era scritta la presente notizia: “Incredibile! Trovata l’ultima persona felice al mondo.” Eh sì, proprio incredibile. Un uomo felice… è davvero mai possibile? Si erano dette tante cose su questa figura, ma erano tutte leggende, per far sognare i bambini. E ora, era su ogni mezzo di comunicazione, con tanto di foto, video e dettagli della sua storia. Quest’ultima però non era tanto chiara, dovuta alla manipolazione delle informazioni da parte della stampa e tv. Si erano create così tante storie diverse che nessuno sapeva quale fosse quella originale.
Gli articoli e servizi dedicati alla questione divergevano sui dettagli della storia, ma tutti concordavano sul ritrovamento. È stato ritrovato in un’area di servizio: era entrato per chiedere dell’acqua al commesso di un minimarket, ma quest’ultimo rimase di sasso per il suo aspetto. Aveva anche un aspetto normale, se non fosse stato per i vestiti logori e sporchi, strappati come dopo uno scontro con una bestia feroce. Invece il volto, sebbene con qualche graffio, sembrava ben curato, con folti capelli e barba in ordine.
Il commesso che lo vide si spaventò e gli chiese preoccupato come mai fosse ridotto in quello stato. L’uomo malconcio non gli rispose e si limitò a sorridere benevolmente. Il commesso si terrorizzò ancor di più e, quasi timoroso che quell’uomo potesse attaccarlo da un momento all’altro, scappò in cerca d’aiuto. L’uomo non si mosse per qualche istante, poi si diresse verso l’uscita. Venne fermato da un grido che lo invitava a non muoversi, ad alzare le mani e accasciarsi a terra: il responsabile del negozio era subito accorso all’allarme del suo impiegato e puntava una pistola al grosso pericolo che aveva davanti.
Il selvaggio (come poi verrà denominato e riconosciuto da tutti) obbedì senza opporre resistenza. Gli altri due lo legarono, chiamarono la polizia che se lo portò via. Venne interrogato, ma il selvaggio ancora non pronunciò una parola. Non aveva alcun documento di identità e in più il suo cocciuto silenzio resero impossibile capire chi fosse e da dove venisse. Provarono in molti modi a farlo parlare, ma niente, continuava a sorridere come se nulla fosse. Era proprio questo sorriso spensierato a renderlo così strano; era da anni che non si vedeva una persona sorridere in tale maniera.
Quel suo essere diverso, strano, l’aveva reso unico e raro. Non sembrava umano per quanto fosse diverso dalla normalità. Per questo la polizia si mise subito in contatto col governo che, allarmato, si prese in carico la questione. E così quell’uomo fece la sua scomparsa dato che il governò si impegnò a tenere tutto segreto, ma non riuscendoci tanto bene poiché la notizia era già sulla bocca di tutti. Della notizia del ritrovamento, sebbene s’ignorasse la sua origine, si diceva fosse ‘scappata’, che non v’era alcuna intenzione di divulgarla. Era la traccia di qualcosa di estremamente segreto. Ma se così facilmente si era venuti a saperlo, vuol dire che la volontà di tenere il segreto non era così forte.
Comunque, tutti ora lo sapevano. A fornire la dettagliata storia del ritrovamento furono proprio i testimoni dell’accaduto, il commesso e il responsabile del minimarket. In più, l’apporto decisivo lo diedero alcuni poliziotti che parteciparono agli interrogatori e al dialogo con il governo, che, ingolositi dall’eccezionalità del caso, non resistettero alla tentazione di diffonderlo. Così, non c’era alcun dubbio sulla veridicità della notizia. Tuttavia, appena l’ufficialità della notizia, il governo fu pronto a smentire tutto, dichiarando la falsità non solo del loro coinvolgimento, ma anche dell’intero accaduto.
Non esisteva alcun uomo-bestia felice. Dopo quel primo intervento, i canali di comunicazione del governo non si fecero più sentire, nonostante le insistenti domande e reclami del popolo. Silenzio assoluto. Persino le figure politiche più importanti disdirono tutti i loro impegni pubblici. E quando si ignora un problema così grande, ecco che questo diventa sempre più grande fino a inghiottire e far scomparire tutto. Così, il popolo si riversò nelle piazze, nei luoghi pubblici, per strada, nei social, reclamando a gran voce risposte. Doveva sapere: il popolo doveva sapere. Era vero che esisteva ancora una persona felice? E se non fosse l’unico? Se ce ne fossero altri che si nascondono, persino tra di noi? Il popolo aveva diritto a risposte.
Si susseguirono ore e ore di proteste davanti al palazzo di governo. Si temeva (o si auspicava) persino un assalto al palazzo, come colpo di mano. Questa possibilità non si realizzò poiché finalmente il governo si decise a parlare. Venne comunicato ai manifestanti che le risposte a tutte le loro domande sarebbero state date in una comunicazione ufficiale da parte del presidente quella sera stessa. Gli animi si placarono momentaneamente e tutti tornarono alle loro case, in trepidante attesa. Nessuno aspettava nient’altro che il discorso che doveva essere pronunciato per le otto di sera.
A quell’ora tutti erano davanti alla tv e, come promesso, apparve il presidente. Già dalla sua postura, lo sguardo e il volto, si comprese come quel che che stava per dire era qualcosa di incredibile. Tutti prestarono la loro massima attenzione e, quando il presidente iniziò a parlare, ascoltarono come se in ballo ci fosse stata la loro vita. Non ricordo un discorso pubblico che ebbe un tale ascolto. Il presidente parlò e parlò per un tempo che sembrò infinito, dato che diceva tutto tranne quello che la gente voleva sapere e per cui era lì fissa davanti allo schermo.
Ma dopo aver girato in tondo per così tanto tempo, giunse il momento di arrivare al punto. Così il presidente s’interruppe un istante e abbassò lo sguardo, come se fosse arrivato all’ora fatale nonostante tutti gli sforzi per rimandarla. Tutti guardavano sospesi, con l’unico rumore del cuore che batteva forte. Il presidente si riprese e, travolto da un impeto, guardò seriamente in camera e confessò. Sì, confesso! Era tutto vero. Esisteva! L’uomo felice esisteva per davvero. Tutti rimasero a bocca aperta, in un morto silenzio, come se alla fine non volessero sentire realmente la verità.
Dall’iniziale scetticismo si era passati alla ferrea convinzione che non esistesse storia più vera di quella e volevano ad ogni costo che la verità venisse ufficializzata in pubblico. Ma una volta realizzato questo desiderio, nessuno sembrava contento, anzi, sembravano piuttosto delusi, quasi spaventati. Ci si era concentrati tanto sull’esigenza di palesare la verità che si ignorava cosa significasse realmente e cosa comportasse. Tutti si guardavano l’un l’altro, con quegli occhi che volevano dire ‘e adesso?’ Quella tanto ricercata risposta, ore che era giunta, creava una voragine di domande. Quella risposta esigeva risposte.
Anche il presidente dopo aver confessato, rimase in silenzio per eterni istanti, abbattuto di fronte alla consapevolezza che non si poteva più tornare indietro. Concluse la dichiarazione spiegando che il selvaggio rimaneva in loro custodia finché non avrebbero deciso cosa farne. Fece delle rapide rassicurazioni e stringenti saluti e poi sparì. Fine della trasmissione. Penso che un silenzio generale così carico di tensione difficilmente si potrà ripetere (al massimo davanti alla dichiarazione di un’altra guerra).
Erano tutti sconcertati, impauriti, come se da quel momento le loro vite sarebbero cambiate drasticamente in peggio. C’era chi piangeva, chi in preda a una crisi o attacco d’ansia, chi rimaneva immobile senza sapere cosa fare e cosa dire, chi guardava desolato il vuoto. Fu davvero come lo scoppio di un fulmine che per l’inaudita violenza fa scappare tutti gli animali nei loro rifugi. Dopo l’iniziale sconcerto, la massa riprese a muoversi, a reagire al colpo che le era stato inferto. Però, quel colpo fu talmente ben assestato che il popolo era completamente stordito; privato di tutte le sue forze, a malapena si reggeva in piedi.
Così la reazione al discorso del presidente fu disordinata, in preda al caos. Alcuni andarono a dormire scombussolati, altri rimasero svegli tutta la notte a rimuginare, altri ancora scesero in piazza per protestare. Tuttavia ogni protesta aveva perso forza ed energia. Poi cosa c’era da protestare? Alla fine la risposta che tanto volevano l’avevano ottenuta. Ma era così forte la paura di quello che sarebbe successo in futuro che era necessario sfogarsi in qualche modo. Fu sentita come una notte travolgente, che avrebbe cambiato radicalmente le sorti umane; ma alla fine passò tutto sommato tranquilla.
Il giorno dopo fu uno dei tanti. Tutti si svegliarono con un un grosso peso nel petto e mille pensieri, ma nessuno fiatò e ciascuno adempì a ogni suo dovere come se non fosse successo nulla. Sì certo, se ne parlò, ma come si parla di quelle notizie complicate a cui è quasi impossibile trovare una soluzione e allora ci si rassegna e si lascia scorrere. Quell’uomo felice aveva smesso di essere la questione principale dei media e della gente che, come si conformò al fervore generale quando uscì la notizia, allo stesso modo si abituò a non parlarne più, o di meno, o in segreto.
Tuttavia quel caso lasciò un segno profondo. Se pian piano si smise di parlarne pubblicamente, rimase tuttavia come un nuvolone nero e minaccioso nel cielo dell’umore generale. Erano tutti preoccupati, pensierosi, angosciati. Sebbene tutto scorreva normale come prima dell’accaduto, la gente appariva talmente scossa che si guardava attorno con sospetto, diffidenza, come se fossero crollate tutte le certezze della vita. Anche se il caso dell’uomo felice non era sulla bocca di tutti, lo era nei pensieri. Era come se tutti fossero piombati in una silenziosa depressione. Pian piano la tensione si fece sempre più tagliente, tant’è che la gente finì per rintanarsi in casa, lontano da quella società che dopo quello appena successo, chissà quanti altri segreti celasse…
Il malumore si rese sempre più palese, a tal punto che il governo si rese conto di dover pur far qualcosa. Dopo quella clamorosa dichiarazione, il governo non si fece più sentire, sapendo di averla fatta grossa. E dinanzi a quell’umore nero, urgeva un intervento a ristabilire la serenità. Così tutto l’apparato politico si mobilitò per escogitare una soluzione. Dopo un periodo critico che rischiava di finire veramente male, finalmente arrivò una risposta rincuorante del governo. Venne programmato un altro discorso pubblico, a cui tutti volevano assistere, nonostante fosse grande il timore di un’altra notizia devastante.
All’ora decisa, tutti erano sintonizzati. Apparse il presidente e aprì il discorso con i soliti convenevoli. Nonostante l’inevitabile tensione, il presidente sembrava sicuro di sé, sereno, come se quello che stesse per dire fosse la notizia più bella del mondo. E infatti fu proprio così. Disse che, in seguito a molti interventi al fine di conoscere il soggetto, l’uomo felice non era assolutamente un problema, era del tutto innocuo, tant’è che non aveva detto una parola. Per questo annunciò che sarebbe stato possibile vederlo; avrebbero allestito un’esposizione apposta affinché tutti potessero vedere quella rara creatura.
Fantastico! Fu una notizia grandiosa che rianimò gli animi: tutti gridarono di gioia, brindarono, festeggiarono; si erano levati di dosso un tremendo peso. Il giorno stabilito per l’esposizione fu deciso per la settimana successiva e presto sarebbero arrivate ulteriori informazioni. Il discorso si concluse con un grosso sorriso stampato sul volto del presidente. La tristezza deprimente, dopo il discorso si tramutò in una gioia incontenibile. Andarono a dormire tutti sereni.
Tornò tutto alla normalità e nei giorni successivi ci si dimenticò di quel personaggio misterioso, come se non fosse mai apparsa la notizia della sua esistenza. I giorni trascorsero nella più assoluta normalità e nessuno sembrava tanto interessarsi alla questione, se non per fare speculazioni fini a se stesse. Ma quando vennero rese note data, ora, luogo e tutte le informazioni del caso, allora si sollevò un entusiasmo generale senza eguali. L’esposizione venne programmata per quella domenica, alle 15.00, allo zoo della città.
A tutti parve strano che si tenesse allo zoo, ma anche molto buffo e per questo ci risero su e non ci diedero tanto peso. Anzi, era un’ottima opportunità: al solo prezzo di 5 euro (che era il prezzo standard per l’entrata allo zoo), si poteva assistere a quel gran evento. In una botta sola si potevano vedere tutte quelle rare creature sconosciute all’occhio dell’uomo di città. Non male, vero? I biglietti andarono a ruba; nel giro di un’ora erano già tutti esauriti. Ma non c’era da preoccuparsi: l’evento sarebbe stato trasmesso anche in diretta televisiva.
Nei giorni che separavano all’evento grandioso, c’era un clima di trepidante attesa, come nei preparativi per un giorno di gran festa. Si era diffusa l’idea che quello a cui si sarebbe assistito fosse un evento destinato a inserirsi nella storia umana. Si attendeva con tanta eccitazione che ogni altra cosa che non riguardasse l’evento non aveva più alcuna importanza. Vi erano persino dei countdown ovunque, in modo da essere sempre al corrente di quanto tempo mancasse.
E potete ben immaginarvi l’euforia la domenica mattina! Appena tutti gli occhi si aprirono quella mattina, il primo pensiero che nacque andò subito all’evento. Beh, ci fu pure gente che non riuscì a dormire. Poco prima delle 15.00 la città morì: non c’era assolutamente nessuno in giro, tutto era fermo. Lo zoo era stracolmo e, persino fuori dai confini, accorse una quantità di gente spropositata; sarebbe dovuta intervenire la polizia, ma non poteva di certo perdersi la diretta. Ed ecco che finalmente scoccarono le 15.00.
La diretta cominciò e allo zoo i visitatori vennero invitati a riunirsi nel luogo dove si sarebbe tenuta l’esposizione. Il luogo era uno spiazzetto all’interno dell’area riservato alle scimmie e consisteva soltanto in una di quelle che si presumeva fosse una gabbia, ricoperta da un grosso telo. Si erano tutti affollati là davanti e aspettavano ansiosi, col cuore che tambureggiava. Sbucò un uomo vestito di tutto punto, sorridente, che salutò la folla e si mise davanti al tesoro celato, pronto a svelarlo. E uno, due, tre e… via il telo!
Si levò un breve grido di stupore; tutti, che fossero lì presenti o davanti a uno schermo, erano rimasti attoniti. Il clamore non era tanto per il suo aspetto, ma per il semplice fatto di veder con i propri occhi quello che si riteneva inesistente. L’uomo felice era lì, in carne e ossa. Era un semplice uomo, esattamente come l’avevano già descritto i media. Stava seduto, sereno, guardando il cielo. La folla sembrò un po’ delusa. Infatti dopo lo stupore generale, si fece un silenzio tombale, come per dire ‘tutto qui?’ Perché anche se si aspettava esattamente quello, la gente sognava qualcosa di straordinario, come un qualche corno, ala… qualcosa che palesasse la sua unicità. Invece era un uomo come tutti gli altri.
Di particolare aveva soltanto un po’ di lunga barba, i capelli arruffati, e vestiti rozzi… ma quello si poteva ben vedere tra le varie vie della città, non c’era mica bisogno di andare allo zoo e spendere soldi. Il presentatore si accorse della delusione che si faceva sempre più spazio nell’umore generale e quindi dovette intervenire. Parlò a un megafono che rintronò per tutto il parco. Cercava di far mantenere la calma e vivo l’interesse del pubblico, ma questo era ormai troppo scontento. Allora si decise a raccontare la storia dell’uomo felice e dei suoi segreti. La gente, appena sentì ‘segreti’, drizzò le orecchie.
Venne raccontata la stessa storia ritrita dai media: un uomo selvaggio ritrovato in un’area di servizio che imperturbabile non aveva mai detto una parola né mostrato segni di debolezza. Già stava per esaurirsi la pazienza del pubblico, quando il presentatore, disperato, disse che avrebbe svelato il motivo della sua felicità. Allora tutti silenzio; d’altronde era per questo che si erano riuniti là. L’uomo felice era felice perché… perché sì, perché aveva sempre questo sorriso compiaciuto in faccia e niente sembrava in grado di cancellarglielo. Il vero motivo, per quale ragione avesse così tanto da essere felice, questo non si sapeva.
Solo il soggetto in causa, il selvaggio, sapeva perché, ma dato il suo ostinato silenzio, il suo segreto era destinato a rimanere tale. Fu tremenda la reazione del pubblico. Urla, fischi, lamenti, insulti, si scagliarono contro il presentatore, l’uomo felice, e tutto ciò che ci fosse dietro. “Ladri! Questa è una truffa!”, “E io vado a credere a questo?! Che esiste un uomo perfetto e felice solo perché così sembra, solo perché così dite voi?! Ma fatemi il piacere!, “Che ne sappiamo noi che sia veramente felice, magari finge, anzi sicuramente!”, “Che spreco di soldi! Ingannati un’altra volta.” E la folla se ne andò, veramente delusa. Perché in realtà ci sperava tanto di vedere un uomo felice, ma quello che videro, per loro non lo era.
Tutta la popolazione che assistette a quella tragedia, si sentì offesa e difficilmente digerì il colpo. Ma presto quello sfortunato evento cadde nell’oblio, si perse il ricordo, come d’altronde succede con tutti i grandi dolori. Certo ci fu un periodo turbolento, subito dopo l’accaduto, ma si manifestò subito anche la volontà di lasciare stare tutto, come se non fosse mai accaduto. Oggi quasi nessuno se lo ricorda e se chiedi a qualcuno riguardo a quel periodo, questo ti risponde ridendo, come di solito si fa quando ci si ricorda di quello che sembrava ormai sepolto nel cimitero della dimenticanza. Peccato, perché sarebbe grandioso vedere un uomo veramente felice.
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