La vita quotidiana è molte volte una micro-metafora perfetta dei grandi problemi universali. In un litigio apparentemente banale, magari seduti a tavola a cena in famiglia, possono essere individuati innumerevoli spunti di riflessioni per situazioni sociali e politiche nettamente più rilevanti. Volendo cascare nel cliché si potrebbe citare il celeberrimo Effetto Farfalla, presente nella teoria del Caos, ma non lo faremo poiché la matematica è un campo minato dal quale chi scrive recensioni di film e serie TV sa saggiamente tenersi lontano. Eppure l’esempio risulta calzante. Come un piccolo sasso che cade dalla cima della montagna diviene una valanga una volta arrivato a valle, così una pietra lanciata contro la finestra di una scuola elementare, genera un conflitto religioso di dimensioni bibliche.
Ma chi è stato a lanciare quella pietra galeotta?
La pietra della discordia
È il 23 Dicembre e nella scuola elementare Mamiani di Roma sta per andare in scena la recita di Natale. A questo progetto tiene particolarmente il preside Ottaviani che ha investito tutto il budget scolastico nell’allestimento “artistico” di una messinscena che venga incontro a tutti i credo religiosi dei vari bambini partecipanti. Il durissimo lavoro di regia è tuttavia interrotto da un fatto increscioso. L’alunno Samir Hatab ha lanciato una pietra contro una vetrata della scuola, colpendo la coppia di bidelli Marcello e Loretta, rispettivamente marito e moglie. Convocati nell’ufficio del preside assieme alle due vittime del fattaccio troviamo la madre di Samir e la nonna del bambino, Fatima Hatab. Quest’ultima si rivelerà la vera spina nel fianco per il povero Ottaviani, i cui intenti di pace non troveranno terreno fertile.
La situazione si fa interessante
Appare chiaro che il danno alla finestra vada riparato, eppure la famiglia Hatab rinnega la colpa del figlio. La signora Hatab e Fatima accusano più volte il preside, in maniera anche poco velata, di discriminazione ai danni della loro fede islamica e puntano il dito contro la coppia di bidelli, rea a loro dire di aver aggredito in precedenza il piccolo Samir. La situazione si complica ancor più quando si svela la vera identità di Marcello, ebreo il cui nome è Isacco Mosè. L’accesa discussione deraglia quindi su toni del tutto lontani da quelli di partenza ed il focus sull’accaduto va via via sfumando, fino ad assumere i caratteri del più antico e doloroso conflitto religioso di cui si ha memoria. Eppure tutte le motivazioni portate in causa dalle parti non sono altro che manifesto di un’ipocrisia generale che nasconde gli interessi personali dietro il gesto del ribelle Samir.
Il cieco sguardo di chi non vuol sentire
Ispirato nella sua struttura da Carnage di Roman Polanski, La prima pietra punta a rappresentare tramite la semplicità di un gesto contro il sistema, tutto un universo di falsità ed egoismi che si cela dietro la sfera famigliare e religiosa. La figura di Fatima diviene simbolo del non-dialogo. La nonna immediatamente si pone come figura matriarcale che prevarica e condiziona persino la madre di Samir Hatab, unica vera interessata del caso. Le sue frecciatine sarcastiche, le sue richieste irragionevoli e le sue minacce dallo spirito dittatoriale creano una barriera tra i personaggi che esclude immediatamente la razionalità dalla discussione. Fin dalle prime parole si capisce che non vi sarà l’epilogo sbrigativo alla faccenda che tanto si augurava il preside Ottaviani in prima battuta. A darle manforte contribuisce involontariamente l’atteggiamento esagitato del bidello Marcello che lo porta presto dalla parte della ragione a quella del torto.
Quando l’attore fa il film
Nel suo incedere, la pellicola, inevitabilmente non può che puntare sulle capacità attoriale dei suoi interpreti protagonisti. Il carisma immenso di Corrado Guzzanti, nei panni del preside Ottaviani, è il collante perfetto per tenere legati i due capi opposti dello scontro e per trainare avanti lo sviluppo della vicenda. Valerio Aprea calca a dover la mano sulla caratterizzazione di Marcello, delineandone la cultura retrograda ed aggressiva, contrapposta alla calma fastidiosa e superba di Serra Yilmaz nelle vesti della nonna Fatima. La fruibilità del film poggia tutta sulle spalle degli attori data la costruzione statica dell’azione su schermo. Tuttavia non sempre le grandi doti recitative dei protagonisti riescono ad evitare il sopraggiungere della verbosità, che trova terreno fertile anche a causa della ripetitività delle dinamiche interpersonali.
Un conflitto di cui siamo il riflesso
La prima pietra è una commedia che offre spunti di riflessione su tematiche che quotidianamente ci troviamo ad affrontare e di cui più volte dibattiamo con amici e parenti. Globalizzazione, integrazione, contaminazione, tradizione. Su queste parole chiave il film getta le proprie basi tentando di dipingere, a tratti con successo, una tragicommedia all’italiana che possa mettere a nudo le bonarie bugie che troppo spesso ci raccontiamo guardandoci allo specchio. I pregiudizi che nascondiamo sotto il tappetto emergono difronte alla realtà senza filtri dei bambini, che ci pone tra le mani la pietra da scagliare, non senza peccato, contro coloro a cui falsamente sorridiamo ogni giorno.