Dopo due anni di temporaneo arresto causato dalla situazione pandemica, il 2022 ha finalmente accolto nuovamente la Milano Art Week, il consueto appuntamento annuale dedicato alle tendenze dell’arte e della cultura visiva contemporanee. L’evento ha occupato la settimana compresa tra il 28 marzo e il 3 aprile, durante la quale sono state inaugurate mostre, eventi, esposizioni personali d’artista nei principali centri milanesi dell’arte contemporanea. Tra questi il PAC (Padiglione d’Arte Contemporanea), la GAM (Galleria d’Arte Moderna), il Mudec (Museo delle Culture) e la Fondazione Prada, ma anche altri spazi espositivi inediti e collezioni indipendenti.
Durante la settimana dell’evento è stato possibile assistere all’inaugurazione di esposizioni pensate ad hoc per l’evento stesso (e dunque visitabili solo fino al 3 aprile). Altre invece continueranno a essere accessibili anche se la Milano Art Week ha reso disponibili ingressi a prezzi ridotti o ad accesso libero, oppure visite guidate completamente gratuite.
Milano Art Week: un termometro delle tendenze contemporanee
Sebbene, rispetto alla più celebre Milano Fashion Week, la Milano Art Week passi spesso in sordina (quantomeno a livello di fruibilità mainstream), costituisce tuttavia una delle principali occasioni annuali per misurare la “temperatura” delle tendenze artistiche contemporanee in Italia e nel mondo.
Sarebbe però impossibile stilare un resoconto totale di tutti gli eventi che sono stati promossi nel capoluogo lombardo in occasione della Milano Art Week, così come sarebbe impossibile prendere visione di tutti nell’arco di una sola settimana. È per ciò utile selezionare alcune delle più interessanti iniziative che sono state inaugurate in occasione dell’evento.
L’irreprensibile Cattelan: Lullaby
Maurizio Cattelan, l’artista italiano vivente più conosciuto a livello internazionale, ha fatto ancora parlare di sé, ma questa volta in un duplice modo. Due sono stati infatti i contributi del poliedrico artista di origini padovane alla Milano Art Week 2022.
In collaborazione con il Comune di Milano e il Museo del Novecento, l’opera Lullaby, realizzata nel 1994, è stata collocata all’interno della sala del Tempio Crematorio del Cimitero Monumentale di Milano, dove rimarrà fino al novembre prossimo, quando poi entrerà a far parte delle collezioni del Museo del Novecento. Cattelan ha realizzato l’opera nel 1994 per commemorare le vittime che persero la vita durante un attentato esplosivo di matrice mafiosa avvenuto in via Palestro nel 27 luglio del 1993, a causa del quale venne anche colpita la struttura del Pac (Padiglione d’Arte Contemporanea).
Nelle settimane seguenti all’attentato, Maurizio Cattelan recuperò i resti delle macerie dell’edificio, assemblandole all’interno di sacchi di iuta bianchi ammontati gli uni sopra gli altri e inseriti in due grandi cellofan di plastica.
Ringrazio Maurizio Cattelan per Lullaby […] per ciò che questa opera rappresenta. Lullaby racconta una pagina dolorosa per la nostra città […]. Milano non dimentica e nel luogo deputato al ricordo, il nostro Monumentale, oggi con Lullaby onora la memoria di chi ha perso la vita nella strage del PAC. L’arte ha quella straordinaria dote di provocare riflessioni e di cogliere significati profondi e nuovi, ogni qualvolta la si ammiri. E l’opera di Cattelan lo fa con grande concretezza.
Queste le dichiarazioni del Sindaco Giuseppe Sala, in occasione della collocazione dell’opera.
L’irreprensibile Cattelan: YOU
Di tutt’altro respiro e più provocatoriamente “cattelanesca” è YOU (visitabile fino al 25 giugno 2022): un’ opera inedita realizzata dall’artista appositamente per la Milano Art Week e collocata all’interno del bagno della Galleria Massimo de Carlo. L’opera consiste in un fantoccio iperrealistico dalle sembianze dell’artista (tipico è il ricorso a fantocci nell’arte di Cattelan) abbigliato con un completo da matrimonio e recante nella mano destra un bouquet di fiori, ma appeso con un cappio pendente dal soffitto del bagno.
Un’opera straniante, dunque, sebbene la riflessione di Cattelan sul tema della morte non sia nuova (si ricordano, ad esempio, i fantocci di tre bambini impiccati in Piazza XXIV Maggio a Milano). Come infatti si legge nella scheda di presentazione dell’opera, redatta dalla Galleria Massimo de Carlo:
YOU è un’allucinazione, un’immagine simultanea di controllo e fallimento. Un generoso gesto di benvenuto e al tempo stesso un triste e inevitabile gesto d’addio. YOU esplora il ruolo dell’individuo nella collettività: è un’ammissione di resa, oppure una dichiarazione di gentilezza.
La fotografia di Henri Cartier-Bresson al Mudec
In occasione della Milano Art Week, il Mudec ha invece inaugurato, offendo accessi liberi al pubblico e visite guidate gratuite, la mostra, realizzata in collaborazione con la Fondazione Cartier-Bresson, Henri Cartier-Bresson. Cina 1948/49-1958.
Visitabile fino al 3 luglio 2022, la mostra espone più di 100 stampe originali di fotografie realizzate dal grande fotografo francese in Cina tra il 1948 e il 1958, raccontando, attraverso l’occhio dell’obiettivo, l’arco cronologico compreso tra due momenti cruciali delle storia cinese del secolo scorso: l’istituzione del Regime Comunista Cinese (1948/49) e l’avvio del piano quinquennale del c.d. Grande Balzo in Avanti del 1958.
Nel novembre del 1948, infatti, l’importantissima rivista «Life» commissionò a Cartier-Bresson la realizzazione di un reportage fotografico su quanto stava accadendo in quell’anno a Pechino con l’inarrestabile avanzata delle truppe di Mao Tse-tung, che avrebbero poi portato (l’anno successivo) all’instaurazione della Repubblica Popolare Cinese. Cartier-Bresson, che inizialmente doveva soggiornare solo due settimane a Pechino, rimase in Cina per dieci mesi, documentando con i suoi scatti gli attimi salienti degli eventi accaduti.
Il linguaggio visivo di Steve McQueen in mostra all’HangarBicocca
Il Pirelli HangarBicocca ha invece aperto la sua Milano Art Week con l’inaugurazione della mostra (accessibile fino al 31 luglio) Steve McQueen. Sunshine State. Questa è dedicata ad esplorare, attraverso video-proiezioni e ambienti immersivi, il linguaggio visivo di uno dei più interessanti registi contemporanei, Steve McQueen (vincitore del premio Oscar con 12 anni schiavo).
Pochi sanno che McQueen (da non confondere, data l’omonimia, con l’attore statunitense del secondo ‘900) nasce e si forma nell’ambito artistico della videoarte, nella quale il regista continua, tra un film e l’altro, a cimentarsi, esplorando gli orizzonti di possibilità del linguaggio visivo cinetico.
La Tate Modern di Londra (città d’origine del regista-artista) ha collaborato per la realizzazione della mostra, che trae il nome proprio dall’installazione del medesimo McQueen, Sunshine State (2022), realizzata su commissione dell’International Film Festival di Rotterdam ed esposta per la prima volta proprio al Pirelli HangarBicocca in occasione dell’omonima mostra.
Elisa Singhicelli con As Above, So Below alla GAM
La Galleria d’Arte Moderna (GAM) di Milano ha inaugurato la propria Art Week con l’apertura della mostra personale dell’artista Elisa Singhicelli dal titolo As Above, So Below, accessibile fino al 3 luglio 2022.
La mostra, curata da Paola Zatti e progettata dall’artista, offre essenzialmente una fusione tra le opere dell’artista stessa e le statue (compresi gessi e modelli) che solitamente non vengono esposte, in quanto conservate nei depositi e archivi della Galleria. Si manifesta così l’opportunità di prendere visione del cospicuo gruppo di opere (per lo più sculture) che normalmente sono celate alla vista dello spettatore e che per l’occasione sono poste in dialogo con le opere di Elisa Singhicelli, costituite in maggioranza da stampe fotografiche retroilluminate, allestite con la tecnica del lightbox.
Elisa Singhicelli è infatti nota soprattutto per lavorare prevalentemente con la tecnica del lightbox, che consiste nell’applicare fotografie (da lei scattate) su pannelli di plexiglass o vetro poi retroilluminati, cosicché la fonte di luce illumini la fotografia, ma soltanto in alcuni punti. L’artista (attiva attualmente tra Torino e Londra) predispone infatti le sue stampe lasciando appositamente alcune parti piene e altre invece “trasparenti”, cosicché la luce (retro-proiettata) illumini le parti trasparenti, conferendo all’immagine fotografica un aspetto radiante, vivo, che permette di riflettere artisticamente sul fondamentale ruolo della luce nella fotografia e, più in generale, anche nell’arte.
Useless Bodies di Elmgreen & Dragset alla Fondazione Prada
La Fondazione Prada ha inaugurato, in occasione della Milano Art Week 2022, la grande ed estesa esposizione Useless Bodies, concepita dal duo di artisti Elmgreen & Dragset e visitabile fino al 22 agosto.
Si tratta di una mostra di grandissime dimensioni che si estende in quattro spazi espositivi, più il cortile di Fondazione Prada, per un totale di più di 300 mq: al centro vi è una riflessione sulla condizione del corpo nell’era tecnologica post-industriale governata dal regno del virtuale. L’indagine artistica del duo intende infatti riflettere sulla tematica in oggetto analizzandola nei diversi contesti della vita: dal lavoro alla relazioni sociali, fino ad arrivare alla politica.
I nostri corpi non sono più i soggetti attivi delle nostre esistenze. Diversamente da quanto accadeva nell’era industriale, oggi non generano più valore all’interno degli avanzati meccanismi produttivi tipici della società contemporanea. […] Nel 19° secolo il corpo produceva i beni di consumo, mentre nel secolo successivo ha assunto prevalentemente il ruolo di consumatore. […] In un’epoca in cui la mercificazione dei dati personali da parte delle aziende tecnologiche è di dominio pubblico […], ci fa un po’ paura pensare al ruolo futuro dei nostri corpi.
Queste le dichiarazioni del duo di artisti rilasciate in occasione della mostra.
Artur Żmijewski. Quando la paura mangia l’anima al Pac
La Milano Art Week del Pac di Milano (Padiglione d’Arte Contemporanea) ha invece visto l’inaugurazione della mostra Quando la paura mangia l’anima, la prima personale in Italia dell’artista e fotografo polacco Artur Żmijewski. Quest’ultimo vanta già in curriculum esposizioni alla Biennale di Venezia e al MoMa di New York ed è stato anche curatore della VII Edizione della Biennale d’Arte Contemporanea di Berlino nel 2012.
La mostra (accessibile fino al 12 giugno 2022), e più in generale la ricerca artistica di Żmijewski, riflettono sul sentimento della paura come condizione psicologica, comportamentale, esistenziale e sociale, fortemente connotata in senso politico. Il materiale in esposizione è cospicuo e l’opera di maggiore rilevanza è sicuramente la serie Refugees/Cardboards, una sorta di murale fotografico con fotografie in bianco e nero, ritraenti principalmente esseri umani, soprattutto figure di profughi, immersi nell’oscurità e in preda alla paura e alla desolazione.
La serie è stata concepita da Żmijewski nel 2021 in riferimento al volume di profughi sul confine polacco-bielorusso, ma è curioso osservare come la riflessione sul tema della fuga e della paura (declinata nell’esperienza dei profughi) trovi in questo momento un’eco tremendamente suggestiva e di stretta attualità con quanto sta accadendo a causa del conflitto in Ucraina.
FONTI
MilanoArtWeek (programma)