Negli ultimi anni quello degli auricolari bluetooth è stato un fenomeno che ha spopolato in ogni angolo del mondo. Infatti ad oggi sono veramente poche le persone che ancora possiedono degli auricolari con il filo. Le cuffiette wireless si sono meritate l’appellativo di “mainstream“.
Tutti le vogliono
In tutto il mondo, dal 2017 ad oggi, si stima che siano state vendute qualcosa come 750 milioni di auricolari bluetooth, stiamo parlando delle cuffiette senza fili utili per parlare al telefono, ma anche ascoltare musica e podcast.
A dominare le classifiche dei dispositivi indossabili troviamo la Apple con le sue AirPods che ha rappresentato il 29% delle vendite tra gli auricolari wireless. Al secondo posto troviamo Xiaomi con un 13% di quota di mercato raggiunta, seguite a distanza da Samsung e JBL. Nella stima troviamo anche alcuni marchi di provenienza cinese come QCY, Realme e Edifier.
Considerando il dato di 750 milioni di paia di auricolari attualmente in circolazione, viene da chiedersi che fine facciano una volta che smettono di funzionare.
Quando si rompono
Molte compagnie, come per esempio la Apple, in alcuni Paesi, si offrono di ritirare gratuitamente i dispositivi non più funzionanti allo scopo di riciclarli. Viene offerto anche il servizio di “sostituzione, assistenza e riparazione per le AirPods“. Stessa identica cosa per quanto riguarda la Samsung.
C’è da dire che molti consumatori non contattano nemmeno l’assistenza ma buttano direttamente questi apparecchi una volta che abbiano smesso di funzionare. La maggior parte delle volte, quando questi vengono buttati, non sono trattati come dispositivi elettronici, ma come semplice spazzatura, rendendo in questo modo il processo di riciclo pressoché inefficace. Solo nel 2019 è stato possibile riciclare appena un quinto delle 54 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici che sono stati buttati.
I piccoli prodotti elettronici rientrano nella categoria dei problemi più gravi. Il gestore di uno stabilimento di riciclo di rifiuti elettronici a Londra, Justin Greenway ha affermato: “Come consumatori, fatichiamo a smaltire in maniera corretta prodotti come tostapane e bollitori. Figuriamoci un piccolo insignificante auricolare”.
La prova
Alexandra Heal, una giornalista del «Financial Times», aveva comprato un paio di auricolari wireless, gli EarFun prodotti da una ditta cinese. Sebbene siano costati sessantanove sterline, meno della metà di un paio di AirPods, sono durati poco meno di un anno. È un fatto piuttosto comune, infatti, si stima che la vita media di un paio di auricolari bluetooth sia di appena due anni, a meno che ovviamente non vengano persi. Una volta che le EarFun si sono rotte, smettendo di funzionare, Heal ha contattato l’assistenza che si è prontamente offerta di inviare un paio di auricolari nuovi, senza nemmeno volere quelli rotti indietro.
Ci rendiamo conto che quindi il servizio di riparazione è pressoché inesistente, in quanto infatti le aziende preferiscono piuttosto sostituire il dispositivo con uno nuovo piuttosto che ripararlo.
Incuriosita da quanto accaduto, Heal ha deciso di contattare prima Apple e poi Samsung per capire come si comportassero questi due colossi della tecnologia di fronte a un dispositivo come gli auricolari wireless non funzionanti. Heal voleva indagare e capire se si sarebbero anche loro offerte di sostituire il prodotto rotto con un prodotto nuovo oppure l’avessero riparato. Con suo grande stupore, una volta contattate entrambe le aziende, i rispettivi rappresentanti le hanno spiegato che quando un consumatore invia i propri auricolari per una riparazione in garanzia, sia Apple che Samsung ne manda direttamente un paio nuovo.
Le casistiche
Dalla parte del consumatore, quando un paio di questi dispositivi si rompono, di solito vengono buttati e se ne compra un altro paio. Questo avviene principalmente per convenienza, nel caso per esempio delle EarFun di Heal è un prodotto che è costato poco e i consumatori non pensano che valga la pena perdere tempo e denaro per cercare di ripararli. Tra l’altro, capita molto spesso che si rompano in modi che non sono coperti dalla garanzia: finiscono sotto una scarpa oppure cadono.
Anche se non vengono “maltrattati”, comunque essendo dei prodotti elettronici hanno una vita non eccessivamente lunga, di appena un paio d’anni. Le batterie che si trovano al loro interno sono molto piccole e soggette a un processo di degradazione che nel giro di qualche anno li rendono inutilizzabili. Le batterie tra l’altro non sono sostituibili.
Gli auricolari di Alexandra Heal non erano né caduti né stati schiacciati. Ha deciso infatti di provare a ripararli, scoprendo che è una cosa praticamente impossibile. Rivolgendosi direttamente alle aziende aveva scoperto che non venivano aggiustati ma sostituiti, perciò ha pensato di rivolgersi a dei riparatori indipendenti.
Tutti i riparatori si sono rifiutati di lavorare sui suoi auricolari perché, viste le dimensioni molto piccole, cercare di aggiustarli porterebbe loro via troppo tempo e non ne varrebbe la pena, considerando poi il loro prezzo da nuovi. Inoltre, i vari componenti delle cuffiette bluetooth non sono avvitati, ma sono incollati perciò, non si possono aprire senza rovinare definitivamente il prodotto.
Non si possono riparare
Uno dei tecnici di iFixit, un sito molto famoso che si occupa di valutare attraverso una votazione il livello di riparabilità dei prodotti elettronici, ha affermato che: “Non sono dei prodotti pensati per essere riparabili”. Ha dato alle AirPods un voto di 0 su 10.
Perciò, in conclusione, quando un auricolare wireless smette di funzionare o si rompe, non resta altro da fare che buttarlo. Ricordando però che si tratta di prodotti elettronici e in quanto tali sono composti da metalli e altri componenti chimici altamente inquinanti.
Per tutelare l’ambiente in cui viviamo e riciclare correttamente i dispositivi elettronici, le opzioni sono molteplici: si possono per esempio portare direttamente all’isola ecologica comunale, dove sono presenti dei contenitori particolari che permettono di portare i rifiuti verso un riciclo corretto, o decidere di consegnarli presso i punti vendita specializzati o anche i supermercati, senza alcun obbligo d’acquisto. Come si diceva, inoltre, molte delle aziende che vendono gli auricolari bluetooth, come Apple, Samsung e Xiaomi, offrono il servizio di ritiro dei prodotti rotti o da cambiare.
Credits:
[/one_half]