Non siamo soli.
No, non è il titolo di qualche nuovo film fantascientifico ma un dato di fatto. Il corpo umano non è solamente, come spesso si dice, la casa della nostra anima: ha dei coinquilini microscopici che abitano nelle parti più umide del fisico.
Il microbioma della pelle
Una prima introduzione ai microrganismi si può ricavare dal libro di Alanna Collen, I batteri della felicità, un testo che illustra come ogni singolo batterio, a differenza dello stereotipo legato al suo nome, aiuti a gestire la salute dell’essere umano. Questo lascia intuire come non avere una sana relazione con i piccoli ospiti comporti dei danni. Sembrerebbe infatti determinante in relazione all’arrivo o al peggioramento di determinate patologie che colpiscono sia il corpo sia la mente. D’esempio è la flora cutanea, un insieme di batteri, funghi e virus buoni che risiedono sulla pelle. Il suo compito è quello di limitare le infezioni combattendo i germi più aggressivi.
Come suggerito dalla Collen, però, una qualsivoglia variazione, causata da cambiamenti ormonali o nello stile di vita, può compromettere l’efficacia della barriera creata dalla flora. Questo comporterebbe una sensibilizzazione della pelle, che a sua volta potrebbe portare alla comparsa di acne o dermatite atopica.
Le zone abitate dai microrganismi
L’epidermide, in particolare il sotto-strato chiamato strato corneo, è il luogo in cui albergano i microbi. Grazie alla presenza nei pori delle ghiandole sudoripare, alle aperture delle ghiandole sebacee e a un mantello acido protettivo che lo rende leggermente acido, il pH della pelle (compreso tra 5.4 e 5.9), la zona risulta ottimale per lo stanziamento dei microrganismi il cui compito, la demolizione delle loro controparti dannose, avviene tramite la sottrazione di nutrimento a quest’ultime.
Ogni parte del corpo, però, ha un suo spessore e un suo pH. Questo ha comportato, nel tempo, uno sviluppo di flora cutanea particolarmente variegata. La distribuzione, inoltre, non è omogenea: i batteri saranno infatti in quantità maggiore in prossimità delle zone maggiormente sebacee.
L’importanza del mantenimento del pH
Per garantire una stabilità alla colonia batterica e conseguentemente alla salute della pelle, è opportuno, però, che il pH non solo sia leggermente acido, ma costante.
Data l’estrema facilità con cui certi fattori esterni possono alterarne il valore, come lo stress, l’alimentazione e l’inquinamento atmosferico, risulta doveroso impegnarsi ad aiutare i microrganismi con qualche accorgimento igienico, per esempio facendo uso di saponi che non vadano a intaccare l’acidità del pH.
I batteri dell’intestino
Oltre che la pelle, un altro luogo del corpo umano che ospita batteri è l’intestino. Al suo interno si contano centinaia di specie cresciute ed evolute insieme all’uomo nel corso del tempo.
La loro funzione principale è quella di demolire i polisaccaridi che i nostri enzimi da soli non sono in gradi di scindere. Oltre che degli operai, sono anche dei guardiani che difendono l’intestino dall’azione di microbi patogeni e bloccando l’ingresso di tossine.
Recentemente si è verificato che quando il microbiota è alterato, la produzione di sostanze che causano l’obesità aumenta insieme a una maggiore possibilità di andare incontro a malattie cardiovascolari e il diabete di tipo 2. Secondo alcuni studi il mutamento della flora intestinale potrebbe avere effetti anche sulla comparsa del morbo di Parkinson.
Appare dunque sempre più importante capire quali sono i fattori che regolano l’attività dei batteri per poterla preservare. Il consiglio primario è quello di tenere a mente che ogni individuo ha una propria popolazione, correlata ad aspetti genetici e ambientali; anche l’assunzione di farmaci e alimenti, che varia da individuo a individuo, è da prendere in esame in quanto contribuisce alla realizzazione di una colonia batteria unica.
Escherichia coli
Uno dei batteri più presenti nella variegata flora intestinale è l’Escherichia coli. La maggior parte dei ceppi è del tutto innocua, altri invece possono portare a severe infezioni. La contaminazione può avvenire tramite la consumazione di frutta e verdura cruda, latte non pastorizzato e carne non cotta.
I bambini e gli anziani sono i soggetti maggiormente a rischio. Di costituzione più debole, hanno più probabilità di contrarre una particolare infezione renale che può risultare mortale.
Non esistono farmaci in grado di proteggere dall’Escherichia coli, ma poche e semplici accortezze, come lavare accuratamente i cibi crudi, possono scongiurare qualsiasi tipo di contatto con questo batterio.
Gli acari
Di maggiori dimensioni rispetto agli abitanti del corpo umano di cui sopra (ma comunque invisibili a occhio nudo), sul nostro volto, e non solo, vivono gli acari. Il nome scientifico è artropodi, hanno una forma allungata e sono i lontani parenti di ragni e granchi.
Tra i primi animali ad aver abitato il pianeta milioni di anni fa, le specie che con il tempo hanno deciso di convivere con l’essere umano sono due: i Demodex follicorum, che hanno deciso di stanziarsi all’interno dei pori del viso e dei follicoli piliferi, e i Demodex brevis che invece prediligono le profondità delle ghiandole sebacee.
La convivenza con l’uomo
La loro convivenza con gli esseri umani è plurimillenaria ma la presa di coscienza da parte dell’uomo, riguardo alla loro presenza, è di soli due secoli ; nel 1842, per esattezza, si osservò per la prima volta al microscopio un acaro presente nel cerume di un uomo.
Il loro arrivo sul corpo umano rimane ambiguo, ma una delle teorie più accreditate è che la prima migrazione sia avvenuta attraverso i cani e i lupi che un tempo vivevano a stretto contatto con l’uomo. In epoca moderna i neonati riceverebbero invece i primi acari tramite l’allattamento, data l’alta percentuale riscontrata sulla cute mammaria.
La relazione tra acari ed esseri umani, dunque, è del tutto pacifica se non addirittura vantaggiosa. Si nutrono infatti dei batteri che vivono sulla pelle e delle cellule morte aiutando così a mantenere pulita la regione in cui sono stanziati.
Curiosità
L’area in cui alloggiano, però, non è sempre occupata in maniera paritaria: gli acari potrebbero essere distribuiti su tutto il volto oppure su un solo lato. Una volta decisa la zona ideale dove insediarsi, le case vere e proprie degli artropodi sono i pori, che lasciano solamente di notte. Mentre si dorme, infatti, gli acari escono, si riproducono e con un processo lento e faticoso, come mostra il video qui sotto, depongono le uova.
Passando a curiosità meno impressionanti, si è scoperto che l’acaro, oltre a differire per specie, muta a livello genetico di popolazione in popolazione. Studi hanno dimostrato che gli acari dimoranti sui volti delle popolazioni Est-asiatiche sono assai diversi rispetto a quelli riscontrati sui visi delle persone del Centro e Sud America. L’aiuto in campo scientifico e antropologico è enorme. La scoperta potrebbe portare all’approfondimento delle relazioni passate tra popolazioni e le migrazioni di quest’ultime lungo tutto il globo terrestre.
Per quanto bizzarra, la consapevolezza di minuscoli esseri viventi che risiedono nel corpo umano deve ricordarci di essere grati. D’altronde, questi piccoli ma sconosciuti combattenti, fanno del loro meglio ogni giorno per tenerci in salute.
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