Da circa dieci anni, nel mondo della letteratura contemporanea è emersa una nuova personalità: quella dello scrittore Joël Dicker.
Un romanzo è un’infinità di possibilità. Più si avanza nel processo creativo, più l’idea diventa chiara. E allora bisogna renderla chiara per i lettori. È come l’ossessione di un pittore che vuole rendere un certo blu di un certo paesaggio: sa esattamente com’è quel blu e vuole riuscire a dipingerlo perché lo sappiano anche gli altri, allo stesso modo.
Biografia
Joël Dicker nasce il 16 giugno 1985, a Ginevra, in Svizzera; è figlio di un insegnante di francese e di una bibliotecaria, e pronipote dell’avvocato e politico di estrema sinistra Jacques Dicker, ebreo di origine russa emigrato in Svizzera nel 1915.
La formazione di Dicker è altalenante: cresciuto a Ginevra, frequenta il Collège Madame de Staël, senza però brillare particolarmente. Concluso il liceo, a 19 anni si trasferisce a Parigi, per frequentare un corso di recitazione all’accademia di arte drammatica Cours Florent, ma abbandona poco dopo. Tornato a Ginevra, inizia a studiare legge, conseguendo la laurea nel 2010.
Nel frattempo, si dedica alla scrittura. Termina la stesura del suo primo romanzo, dal titolo Gli ultimi giorni dei nostri padri, nel 2009. Il libro è ambientato durante la seconda guerra mondiale e parla di un gruppo di ragazzi reclutati dal SOE, una sezione speciale dei servizi segreti costituita da Churchill per compiere azioni di sabotaggio nella Francia occupata dai tedeschi; il romanzo, però, viene rifiutato più volte e nessun editore si dimostra disposto a pubblicarlo.
Il grande esordio
Solo nel dicembre 2010, il suo libro d’esordio riesce a vincere il Prix Genovois des Escrivains, un premio molto prestigioso che, ogni quattro anni, viene assegnato solamente alle opere inedite. Qui, Dicker ha l’opportunità di conoscere Vladimir Dimitrijević, un rilevante editore e scrittore serbo, fondatore nel 1966 della casa editrice svizzera L’Âge d’Homme, che a partire dagli anni Novanta ha sede a Parigi.
Dimitrijević decide di puntare su questa giovane promessa, e organizza il lancio del libro nel settembre del 2010. Ma le vicende prendono una piega drammatica e inaspettata, che sembra rimescolare nuovamente le carte: Dimitrijević, nel giugno del 2010, muore in un terribile incidente, mentre si trova in viaggio tra Losanna e Parigi. Solo l’anno successivo il romanzo riuscirà finalmente ad essere pubblicato dalla casa editrice L’Âge d’Homme.
La fama
Nel 2012 lo scrittore pubblica il suo secondo romanzo, nonché il libro che gli permetterà di raggiungere un successo internazionale: La Vérité sur l’affaire Harry Quebert, tradotto per Bompiani nel 2013 con il titolo La verità sul caso Harry Quebert.
Il romanzo è un giallo di quasi 800 pagine, ambientato nella immaginaria cittadina di Aurora, nel New Hampshire. La trama si snoda su due linee temporali: la prima è nel 2008, anno in cui avviene l’indagine; la seconda è il 1975, l’anno in cui nella cittadina è stato commesso un omicidio di una giovane ragazza di nome Nola Kellergan. Trentatré anni dopo la scomparsa viene trovato il cadavere della ragazza sepolto nella tenuta dello scrittore Harry Quebert. Un amico, Marcus Goldman, decide di indagare personalmente per scagionare lo scrittore Harry Quebert, accusato dell’omicidio.
Il libro è stato subito accolto positivamente, sia dalla critica che dall’opinione pubblica; in poco tempo, vende oltre 5 milioni di copie e viene tradotto in ben 33 lingue. Grazie a questo romanzo, Joël Dicker riceve nel 2012 due prestigiosi premi: il Grand Prix du roman de l’Acadèmie française e il Goncourt des lycéens. A partire dal libro, viene poi realizzata anche una miniserie di dieci episodi, girata dal regista Jean-Jaques Annaud e con Patrick Dempsey nel ruolo del protagonista Harry Quebert. La miniserie dal titolo omonimo è uscita nel Regno Unito e in Irlanda il 4 settembre 2018, mentre in italia è stata trasmessa nel settembre 2019.
Dicker bestseller
Dopo aver dato vita ad Harry Quebert, la strada è stata tutta in discesa: Dicker pubblica poi Il libro dei Baltimore, La scomparsa di Stephanie Mailer e L’enigma della camera 622. Tre libri che, in pochissimo tempo si sono trasformati in bestseller.
Il libro dei Baltimore, pubblicato nel 2015, continua la storia del protagonista de La verità sul caso Harry Quebert. L’autore, in questo spin-off, rivela molti aspetti segreti del personaggio di Marcus Goldman, il famoso scrittore che, anni prima, aveva conquistato il grande pubblico. La scomparsa di Stephanie Mailer è uscito nel 2018 ed è un giallo che mette al centro degli eventi un pluriomicidio. Nel 2020, infine, è uscito L’enigma della camera 622, in cui l’arte della scrittura di Dicker si mischia con un curioso caso di omicidio.
I social e il progetto di una nuova casa editrice
Della vita privata di Dicker sappiamo veramente poco. Lo scrittore, infatti, non si espone, e utilizza i social network solo per le comunicazioni ufficiali e importanti: a tal proposito, ha recentemente diffuso la notizia di un nuovo lavoro, ovvero la progettazione di una sua casa editrice, che dovrebbe essere inaugurata il prossimo anno.
In un’intervista fatta in occasione della sua presenza al Salone Internazionale del Libro di Torino, Dicker ha chiarito il suo rapporto con i social:
Un buon rapporto. Ma non perché mi vada di condividere tutte le mie esperienze. Ci sono alcuni che lo fanno e a volte viene fuori un lavoro narcisistico, io preferisco usare i social per avere un dialogo con i miei lettori, un posto dove potersi scambiare le idee. Non parlo della mia vita privata, discuto di attualità e di libri e di letteratura.
Il modo di concepire i social network non coinvolge solo il suo stile di vita, ma anche le sue opere. Possiamo notare, infatti, in ogni libro l’assenza della tecnologia; nelle sue storie non esistono i social, si parla raramente di internet e le lettere sostituiscono i messaggi whatsapp o le email. In numerose scene de La verità sul caso Harry Quebert, vediamo il protagonista intento a scrivere a mano su numerosi fogli volanti senza l’ausilio di un computer.
In un’intervista, a proposito del poco fascino esercitato dalla tecnologia sullo scrittore, Dicker ha aggiunto:
Io penso che Google sia il nemico di ogni scrittore: se io scrivo che il 19 gennaio a Ginevra ci fu un acquazzone, ci sarà qualcuno che andrà a controllare che tempo faceva a Ginevra il 19 gennaio. Le persone si bevono ogni genere di fake news, si fanno andare bene qualsiasi cosa vista su Facebook, ma poi usano Internet e Google per controllare di continuo una citazione o una data, magari durante una cena con gli amici. Google, o meglio l’uso che ne facciamo, uccide l’immaginazione.