Lucio Dalla: il poeta bolognese che con le sue canzoni sapeva amare

Il primo marzo di dieci anni ci lasciava Lucio Dalla, compositore e poeta della nostra canzone. Il suo nome è sinonimo di verità e di bellezza; la sua musica, di purezza e di emozione. Tanto tempo è oramai trascorso dalla sua improvvisa uscita di scena, stroncato da un infarto mentre si trovava a Montreux, in Svizzera, per un tour europeo. Ma tuttora si fatica a pensare che non ci sia più, e la contemporaneità della sua musica, che giorno dopo giorno si rinnova, non fa che accentuare quest’incredulità.

Ancora oggi ci chiediamo quanto siano importanti per ciascuno di noi le canzoni di Lucio, e quanto potente sia l’eco che queste si portano dietro, cariche di una forza speciale. E quale miglior cosa di un medley di musica e parole per ricordare il grandissimo Lucio Dalla. Nelle prossime righe, infatti, si aprirà una selezione di alcuni tra i suoi brani più amati, un piccolo omaggio dedicato a un cantante che davvero non ci basta mai.

4/3/1943

Incisa nel 1971 e presentata al Festival di Sanremo dello stesso anno, 4/3/1943 è tra le canzoni più conosciute e apprezzate di Dalla. Il titolo riporta proprio la data di nascita del cantautore bolognese, ma, a differenza di quanto si potrebbe pensare, non è un brano autobiografico. In origine, infatti, il titolo previsto era Gesùbambino; tuttavia, in vista della kermesse sanremese, è intervenuta la censura a modificarne alcune parti, tra cui il nome e qualche strofa.

Compiva sedici anni
Quel giorno la mia mamma
Le strofe di taverna
Le cantò la ninna nanna
E stringendomi al petto che sapeva,
Sapeva di mare, giocava a far la donna
Con il bimbo da fasciare

Anche se il brano non racconta direttamente la storia dell’infanzia di Dalla, si ispira comunque ad un fatto realmente accaduto: all’età di sette anni il piccolo Lucio rimane orfano di padre. Da qui poi si dipana l’intera storia, destinata a rimanere nei cuori del pubblico. Le parole, talvolta amare, sono accompagnate da una melodia allegra e indimenticabile. Il successo del brano si conferma anche grazie alle numerose cover. Prima fra tutte quella di Francesco De Gregori, che ha riproposto la versione non censurata nel suo album live Sotto il vulcano.

Piazza Grande

La fama di Lucio Dalla passa anche attraverso il cuore della sua città, Bologna, che lo ha amato e protetto sempre. La sua casa in via D’Azeglio, oggi trasformata in museo, è ancora adesso il nucleo principale delle storie raccontate dal cantautore. Ne è l’esempio Piazza Grande, altro singolo tra i più conosciuti. Il luogo a cui si fa riferimento non è Piazza Maggiore, come spesso erroneamente si crede, ma Piazza Cavour, nel centro storico bolognese.

Una famiglia vera e propria non ce l’ho
E la mia casa è Piazza Grande
A chi mi crede prendo amore e amore do, quanto ne ho

La trama che scorre attraverso le note leggere è in realtà l’istinto di un’esigenza d’amore, allo stesso tempo cercato e respinto. Il bisogno di sognare e di amare si traduce in una preghiera laica in grado di leggere l’animo di ciascuno.

A modo mio avrei bisogno di carezze anch’io
Avrei bisogno di pregare Dio
Ma la mia vita non la cambierò mai, mai

L’anno che verrà

Più passa il tempo e più Dalla mette a fuoco la propria personalità cantautoriale negli album. È infatti proprio Lucio Dalla il titolo del disco che esce nel ’79, un concentrato di numerose poesie musicali. Tra queste c’è senza dubbio L’anno che verrà, una sorta di pagina di diario personale e, contemporaneamente, collettiva, che sa esprimere in musica il bisogno di novità e di cambiamento.

Caro amico, ti scrivo, così mi distraggo un po’
E siccome sei molto lontano, più forte ti scriverò
Da quando sei partito c’è una grande novità
L’anno vecchio è finito, ormai
Ma qualcosa ancora qui non va

Gli anni entro cui la canzone si colloca sono politicamente e storicamente molto complessi, e in effetti il testo rispecchia a pieno l’esigenza di un cambio di rotta. Il futuro sperato però appare come qualcosa di astratto, un’utopia agli occhi di chi vive sperando che il domani sarà migliore. Soltanto il singolo istante, se vissuto intensamente, acquisisce significato, racchiudendo in sé la valenza temporale di un intero anno.

Vedi amico mio
Come diventa importante
Che in questo istante ci sia anch’io
L’anno che sta arrivando tra un anno passerà
Io mi sto preparando, è questa la novità

Cara

Il 1980 è segnato dalla pubblicazione dell’album probabilmente più famoso e più venduto del cantautore bolognese, intitolato appunto Dalla. Cara è uno dei singoli estratti di maggior successo, un brano che è capace di toccare le corde più profonde del nostro animo. Si tratta di un racconto d’amore che si apre tra le strofe delicate di un testo straordinario, scritto dal filosofo bolognese Stefano Bonaga, in cui appaiono le fasi di un innamoramento di una coppia in cui lei è molto più giovane di lui.

Conosco un posto nel mio cuore
Dove tira sempre il vento
Per i tuoi pochi anni e per i miei che sono cento
Non c’è niente da capire, basta sedersi ed ascoltare

Ma la disillusione è dietro l’angolo e il finale non prevede la realizzazione dell’amore, ma solo la presa di coscienza di un sentimento non ricambiato. La luce si spegne, finisce il sogno.

Lontano si ferma un treno
Ma che bella mattina, il cielo è sereno
Buonanotte, anima mia
Adesso spengo la luce e così sia

Caruso

È il 1986 quando Lucio Dalla scrive Caruso. Questa volta a far da sfondo non è più Bologna, ma una località marittima, Sorrento. Alcune coincidenze perfette sembrano muovere in un attimo la penna del cantautore, e ciò che ne viene fuori è un vero capolavoro. Durante un’uscita in barca nel golfo di Sorrento, un improvviso guasto al motore impedisce a Lucio di proseguire. A recuperarlo nel bel mezzo del mare interviene un suo amico nonché proprietario dell’Hotel Excelsior Vittoria. Così Dalla viene ospitato in una delle stanze più lussuose, che scopre esser stata l’alloggio del tenore Enrico Caruso, durante i suoi ultimi mesi di vita.

Qui dove il mare luccica,
E tira forte il vento
Su una vecchia terrazza
Davanti al golfo di Surriento
Un uomo abbraccia una ragazza,
Dopo che aveva pianto
Poi si schiarisce la voce,
E ricomincia il canto.

Dalla viene a conoscenza della storia affascinante e drammatica del cantante napoletano, che, innamoratosi perdutamente di una ragazza a cui dava lezioni di canto, e sentendo prossima l’ora della morte, le dedica un brano emozionante. Lucio rimane folgorato e durante quella stessa notte scrive di getto uno dei componimenti destinati a diventare un simbolo della musica italiana. L’omaggio alla canzone napoletana si unisce ad una storia d’amore tra le più struggenti e poetiche.

Te voglio bene assaje,
Ma tanto tanto bene sai
è una catena ormai,
Che scioglie il sangue dint’ ‘e ‘vvene sai.


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