La solar-canal solution, ovvero la solarizzazione dei canali, ossia un metodo innovativo per produrre energia pulita e, al tempo stesso, diminuire lo sfruttamento delle risorse naturali è già in atto in alcuni Stati, una prospettiva e potrebbe essere una prospettiva concreta per la California e forse anche per l’Italia. La solarizzazione consiste nel porre sopra ai canali dei pannelli solari; ciò potrebbe contribuire alla risoluzione di ben tre problemi: la mancanza d’acqua, la necessità di produrre più energia rinnovabile e lo sfruttamento del suolo.
Effetti benefici della solarizzazione
Analizziamo dunque i benefici partendo dal più ovvio: la produzione di energia. Il potenziale di produzione energetica dovuta a questi canali è importante, soprattutto considerando che la presenza dell’acqua dei canali migliorerebbe le prestazioni dei pannelli solari, mantenendoli più freschi e rendendoli più efficienti del 2,5-5% (per quanto riguarda il caso indiano di cui parleremo dopo).
Ma il rapporto fra pannelli solari e canali è di mutuo beneficio, anche questi ultimi infatti beneficiano di questa simbiosi. Infatti, grazie alla presenza dei pannelli solari, il problema dell’evaporazione dell’acqua, molto consistente in Stati come la California (di cui parleremo più dettagliatamente) dove il caldo estremo e la lunghezza dei canali provocano una grande dispersione di risorse idriche, potrebbe essere lenito. La perdita dovuta all’evaporazione si stima essere compresa fra l’uno e il due percento; dunque grazie a questa soluzione si risparmierebbero circa 65 miliardi di galloni all’anno (quasi 300 miliardi di litri).
E infine a trarne vantaggio sarebbe anche il suolo californiano, difatti i pannelli solari hanno il difetto di richiedere molto spazio, parliamo di misure che vanno da 1 a 2,5 ettari di suolo per megawatt. Installandoli sui canali, anziché in spazi ad hoc, si potrebbero preservare importanti porzioni di suolo pubblico.
Un po’ di dati riguardo la California
Secondo gli studi, il periodo che intercorre fra il 2000 e il 2021 sono stati i ventidue anni più secchi del sud-ovest del Nord America da almeno 1200 anni. Inoltre questa mega-siccità sembra destinata a persistere per il 2022. Le forniture d’acqua sotterranea sono abusate, gli incendi aumentano, le riserve d’acqua diminuiscono. Uno degli Stati più colpiti è la California; qui ai problemi climatici si uniscono quelli logistici: la maggior parte delle piogge cade nel nord della California durante l’inverno, ma la maggior parte della richiesta d’acqua proviene da sud (l’80%) prevalentemente durante l’estate. Per trasportare da nord a sud l’acqua necessaria per i cittadini e l’agricoltura sono necessari ben 4000 miglia di canali.
Il progetto californiano
Da questi dati ben si evince che il potenziale di questi canali solarizzati potrebbe essere decisivo per la California; anche perché lo Stato in questione mira a raggiungere il 60% di produzione elettrica carbon-free entro il 2030 e il 100% della produzione tramite fonti rinnovabili entro il 2045. In più, oltre a fornire una fonte di energia rinnovabile, senza andare a sfruttare e antropizzare altro suolo, questa soluzione ridurrebbe, producendo energia localmente, la dispersione elettrica dovuta alla trasmissione dell’energia. E infine, oltre a diminuire l’evaporazione dell’acqua, la dispersione energetica e il consumo di suolo, questa soluzione porterebbe a un consistente risparmio economico, si parla, secondo le stime, di ben 40.000 dollari per miglio, ovvero 69 milioni di dollari all’anno, considerando tutto lo Stato.
India: un esempio di solarizzazione
Un esempio positivo per quanto riguarda questa tecnica di posizionamento dei pannelli solari è l’India. La nazione storicamente dipendente dal carbone per la produzione di energia elettrica (per il 72% nel 2018-2019), sta tentando di affrancarsi da quest’ultimo tramite l’utilizzo delle rinnovabili. L’utilizzo dei pannelli solari, in particolare, è l’ideale per l’India dove il sole certo non manca (i giorni di sole ogni anno sono circa 300). Il problema riguarda invece lo spazio: come abbiamo già detto i pannelli solari richiedono molto spazio, a ciò si aggiunga che in India il terreno è abbastanza costoso e spesso co-posseduto da più persone rendendo le procedure per la sua acquisizione complicate. Dal momento che neanche i tetti delle case offrono spazio sufficiente, la soluzione che è stata adottata è quella di porre i pannelli solari sopra i canali.
Come è andata fin qui? Bene. Infatti al primo prototipo su larga scala (di 750 metri) nel Gujarat nel 2014 è seguito il primo grande progetto nel medesimo Stato, per un costo di 18,3 milioni di dollari. Dopo quest’ultimo progetto ne sono arrivati molti altri, tant’è vero che ad oggi, grazie anche al contributo di questo innovativo sistema, l’India ha raggiunto i 150 GW di produzione energetica rinnovabile. Bene, ma si può fare anche di meglio, difatti nel solo Stato del Gujarat scorrono 80.000 km di canali e, se anche solo il 30% di questi fossero solarizzati, 18.000 MW di energia verrebbero prodotti, risparmiando al contempo quasi 365 km quadri di suolo.
Il progetto emiliano-romagnolo
Anche in Italia, per la precisione in Emilia Romagna, inizia a smuoversi qualcosa con il progetto di solarizzazione di un tratto del Cer (Canale emiliano-romagnolo). A spiegarlo è Nicola Dalmonte, presidente del Cer, intervistato dall’agenzia Dire, parlando dei problemi climatici che sta affrontando la regione “una climatologia molto particolare: non abbiamo avuto piovosità e siamo addirittura sotto ai valori di Israele” poi dice riguardo al progetto “Se ne parla da tempo ma oggi è un aspetto fondamentale, legato anche all’aumento esponenziale dell’energia. Dobbiamo abbassare i nostri costi energetici, perché nel 2021 abbiamo avuto un salto importante” e poi aggiunge “[la regione è] impegnata a realizzare uno studio di fattibilità per l’installazione di pannelli fotovoltaici” spiega Dalmonte, che specifica che i pannelli saranno installati, non sopra, bensì ai lati del canale e “solo per un tratto del canale, perché altrimenti non sarebbe sostenibile e comunque il fabbisogno energetico del Cer è ridotto”.
Prospettive italiane
Quello sopracitato rimane, per ora, l’unico progetto italiano, ma questa innovazione dovrebbe venir, se non applicata, quanto meno considerata come possibile soluzione per il problema della siccità italiana. Recentemente vi abbiamo parlato del problema della siccità nel nord Italia, che d’altronde è sotto gli occhi di chiunque faccia una passeggiata sul lungo Po, oppure presso uno dei suoi affluenti, o anche solo di chi si prenda un caffe in piazza Vittorio Veneto. Ma gli esempi che si potrebbero citare sono molti, basti pensare al desolante spettacolo offerto dal lago di Ceresole vuoto e in secca.
E come non andare col pensiero al costo crescente dell’energia, a causa di quel signore russo che invade l’Ucraina e sanziona l’occidente, e alla proposta di incrementare la produzione energetica tramite carbone? Magari una possibile soluzione potrebbe essere proprio quella di solarizzare alcuni tratti dei numerosi canali per l’irrigazione che partono dal Po? Per esempio, mettere dei pannelli solari su dei tratti del canale Cavour potrebbe forse aiutare? Non sappiamo ancora se sia la soluzione giusta per l’Italia; per ora possiamo solo rallegrarci della messa in pratica di questo nuovo modo di produrre energia solare e constatarne gli effetti all’estero, con la speranza che, con questo metodo o con un altro, e la situazione energetica e quella idrica migliorino anche in Italia.
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