Kiev

Kiev, la bellezza di una città ferita

Bombardamenti e distruzione, terrore e disperazione, gente in fuga, grida, occhi tristi e impauriti; nelle ultime settimane sono queste le immagini che tutti noi abbiamo nella nostra mente quando pensiamo all’Ucraina. Questa nazione, però, vanta una storia millenaria spesso poco conosciuta. Soffermiamoci oggi sulla capitale Kiev, grande centro politico, economico, ma soprattutto culturale di un paese tristemente devastato.

Cenni storici

Non sappiamo con certezza quando è avvenuta la fondazione di Kiev, anche se la città la fa risalire al 480 d.C. La leggenda narra che siano stati quattro fratelli slavi a fondare la capitale ucraina, che prende il suo nome dal maggiore di questi; in onore ai fondatori è stata successivamente eretta una statua sulle rive del fiume Dnepr.

Nel IX secolo la città è stata invasa dalla popolazione scandinava dei Variaghi e nell’882 il principe Oleg si proclama Re del Rus’ (regno) di Kiev. Alla fine del X secolo, con il principe Vladimir I, la città di Kiev consolida il suo legame con Costantinopoli; il culto ortodosso diviene religione di stato e il simbolo di questo periodo è senz’altro l’erezione della chiesa di Santa Sofia.

Da questo momento la città vive quasi due secoli di grande prosperità; ma, nel 1240, i Tartari invadono e devastano Kiev e gli abitanti sono costretti a fuggire e a rifugiarsi dove possono. Si racconta che i cittadini si fossero arrampicati sul tetto della chiesa Desyatynna, facendo crollare la copertura.

Da questo momento la città di Kiev è soggetta a diverse invasioni e sottomissioni: nel XIV secolo diventa proprietà del regno di Lituania, mentre nel 1569 viene annessa a quello di Polonia. Alla fine del XVII secolo la città viene inglobata alla Russia, e nel 1708 viene proclamata dallo zar Pietro il Grande capoluogo di provincia.

La storia di Kiev nel Novecento

Dopo la rivoluzione bolscevica, l’Ucraina vede sul suo territorio diversi e brutali scontri. Oltre alla Grande Guerra, si registrano in questo paese battaglie dovute alla guerra civile russa, fra il 1917 e 1919, e la guerra polacco-sovietica negli anni che vanno dal 1919 e il 1921. Ma sono gli scontri fra le forze legate a Lenin e quelle fedeli al vecchio esercito zarista a far sanguinare la città di Kiev, che diventa così capitale della Repubblica Popolare Ucraina, in contrapposizione alla Repubblica Sovietica Ucraina, la cui capitale è l’attuale Kharkiv. La città passa definitivamente sotto i Soviet nel luglio 1920.

Negli anni Quaranta del Novecento, Kiev viene occupata dalle forze dell’Asse: più di cinquecentomila soldati russi vengono uccisi o imprigionati e la popolazione ebraica viene completamente sterminata. Circa trentamila ucraini si arruolano nel SS, con un fine antirusso e antibolscevico. L’Armata Rossa riesce a liberare la città nel novembre del 1943; Kiev diventa capitale della Repubblica Socialista Sovietica e lo rimarrà per più di mezzo secolo. L’indipendenza dell’Ucraina viene proclamata il 24 agosto 1991, in seguito alla caduta dell’Unione Sovietica.

Cultura e arte

La città di Kiev offre ai suoi abitanti e ai suoi visitatori importanti monumenti delle epoche più varie. La capitale ucraina ospita, per esempio, il monumento alla Madre Patria: il Rodina Matll. Eseguito nel 1970, la statua rappresenta una donna che alza in aria uno scudo e una lancia.

Monumento alla Madre Patria

Nella parte alta di Kiev troviamo la Zoloti Vorota, ovvero la Porta d’Oro. La Porta, in epoca medievale, doveva funzionare come ingresso principale. Alle spalle della costruzione vediamo l’imponente statua del re Yaroslav il Saggio, con in mano il modellino della chiesa di Santa Sofia. La capitale ucraina è anche sede di importanti musei, come quello dedicato alla catastrofe di Chernobyl o il Museo della Grande Guerra Patriottica, nome con cui viene definita la Seconda Guerra Mondiale.

La città ospita inoltre molteplici chiese, come quella di Sant’Andrea, eseguita in stile barocco nel XVII secolo dall’architetto Bartolomeo Rastrelli. La leggenda narra che al posto del fiume Dnepr un tempo ci fosse il mare; quando Sant’Andrea, una volta a Kiev, posò una croce sul punto dove oggi sorge la chiesa, il mare si ritrasse fino a diventare un corso d’acqua. Ricordiamo anche la cattedrale di San Vladimiro, realizzata per commemorare il novecentesimo anniversario della conversione di Kiev al cristianesimo ortodosso, avvenuta nel 988, come detto in precedenza, ad opera del principe Vladimir I.

Santa Sofia, il simbolo ortodosso di Kiev

Santa Sofia di Kiev viene edificata dal figlio di Vladimir, il principe Yaroslav il Saggio (raffigurato dietro la Porta d’Oro) tra il 1037 e il 1046. I modelli architettonici provengono senz’altro da Costantinopoli, come si capisce anche dalla tecnica muraria a mattone arretrato, (una particolare tecnica che consiste nell’alternare file di mattoni ai parimenti in laterizio), ma gli artisti locali li modificano dando vita a esiti originali. Rimaneggiata radicalmente nel XVII secolo, conserva intatto il suo nucleo originario con pianta a croce greca iscritta, cinque navate e altrettante absidi.

Per quanto riguarda la decorazione interna, solamente il bema e il naos sono mosaicati; il resto della chiesa presenta bellissimi affreschi, in parte ridipinti. La cupola ci mostra un’iconografia tipica per quell’epoca: il busto del Cristo Pantocratore racchiuso entro un medaglione, circondato da quattro angeli. Quest’ultimi con la mano sinistra sorreggono il labaro con la scritta trisaghion e con la destra il globo crocesignato.

In basso, tra le dodici finestre del tamburo, si disponevano gli apostoli, oggi andati quasi del tutto perduti. Ancora più sotto, nei pennacchi, vediamo l’evangelista Marco, affrescato mentre intento a scrivere il suo Vangelo. Quello di Marco è l’unico affresco superstite dei pennacchi, dove un tempo erano raffigurati tutti e quattro gli evangelisti. Al di sopra della chiave del grande arco orientale si trova un clipeo con il busto di Cristo Salvatore, che introduce al tema liturgico che si svolge nella parte inferiore dell’abside.

Il tema liturgico

Un’imponente figura della Vergine, alta circa cinque metri, in atteggiamento di orante, domina il catino absidale. Vestita con una tunica blu scuro, poggia su un suppedaneo gemmato che appare bidimensionale nonostante i tentativi prospettici.

Al di sopra dell’arco absidale si trovano tre clipei contenenti rispettivamente il busto della Vergine, di Cristo e del Battista, dando così vita alla tipica iconografia bizantina della Deesis. Tutti e tre i volti sono realizzati tramite l’utilizzo di piccolissime tessere che evidenziano le guance e gli zigomi dei personaggi.

Il tema della Comunione degli Apostoli trova la sua ubicazione nella parte superiore del semi cilindro absidale. Al centro, vediamo l’altare davanti a un ciborio; a sinistra e a destra di quest’ultimo c’è la figura sdoppiata di Cristo che, affiancato da due angeli con un ventaglio liturgico in mano, distribuisce pane e vino ai due gruppi di apostoli, capeggiati da Pietro e Paolo. La scena costituisce la traduzione in senso liturgico dell’Ultima Cena e segna il definitivo affermarsi dei temi legati all’Eucarestia nei contesti iconografici absidali. Siamo di fronte a una scena dalla forte dimensione ultraterrena, esaltata dall’assenza di un realistico piano di appoggio delle figure.

Nella parte inferiore del semi cilindro troviamo allineate otto figure di Padri della Chiesa, frontali e solenni, guidati dai diaconi Stefano e Lorenzo, tutti perfettamente caratterizzati nei loro tratti somatici secondo un’iconografia ormai consolidata e nota.

Santa Sofia, Kiev

Gli storici dell’arte hanno fatto diverse ipotesi nel corso del tempo a proposito delle maestranze operanti nel cantiere di Santa Sofia. L’ipotesi più plausibile vede una collaborazione tra artisti di Costantinopoli e maestri locali; questa supposizione, se apportata al periodo storico che stiamo vivendo, porta a una riflessione sul potere dell’arte che da sempre unisce i cittadini di tutto il mondo.

Quest’imponente basilica è uno dei tanti inestimabili tesori artistici  situati in Ucraina che, in questo momento, si trovano in stato precario a causa dei bombardamenti; oltre distruggere vite umane, la guerra mette a repentaglio simboli millenari di storia e cultura di un popolo, e rischia di spazzare via le testimonianze della memoria di una nazione.

Quello che sta accadendo ora a Kiev e nel resto dell’Ucraina è terribile e ingiustificabile; noi della redazione de Lo Sbuffo ci stringiamo attorno al popolo ucraino augurandoci che tutto questo finisca al più presto.

 

Chissà se la luna di Kiev è bella come la luna di Roma,

chissà se è la stessa o soltanto sua sorella…

Ma son sempre quella!

– la luna protesta –

non sono mica un berretto da notte sulla tua testa!

Viaggiando quassù

faccio lume a tutti quanti,

dall’India al Perù, dal Tevere al Mar Morto,

e i miei raggi viaggiano

senza passaporto

(G. Rodari)


 

Fonti

Il Giorno

Ritagli di viaggio

C. Bersanti, M. Della Valle, R. Flaminio, A. Guiglia, A. Iacobini, A. Paribeni, S. Pasi, S. Pedone, A .Taddei.  Introduzione all’Arte Bizantina. IV- XV secolo. Roma, 2012

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