L’operatore francese Iliad avrebbe presentato un’offerta per Vodafone Italia qualche giorno fa. l’amministratore delegato di Iliad, Thomas Reynaud ha affermato:
La società ha fatto un’offerta a Vodafone per l’acquisizione del 100% di Vodafone Italia.
La conferma riguardo tutto questo arriva proprio dall’azienda francese, che però inizialmente non ha fornito alcun dettaglio. Vodafone, d’altra parte, non ha rilasciato nessun commento. L’unione fra le due aziende porterebbe a una penetrazione nel mercato mobile di circa il 36% e ricavi totali vicini ai 6 miliardi di euro. Alberto Calcagno, CEO di Fastweb, ha commentato l’idea dell’azienda francese nell’intervista a DigitEconomy.24:
Una possibilità che si aggiunge alle altre ipotesi di riassetto del mercato delle telco, sofferente per i prezzi bassi, soprattutto nel mobile, e per gli alti investimenti richiesti. L’eventuale combinazione di Vodafone e Iliad ridurrebbe a tre gli operatori del mercato del mobile come successo post fusione tra Wind e 3 Italia, a seguito della quale la Ue aveva imposto l’ingresso di un quarto operatore, che è stato proprio Iliad.
Partita chiusa
Dopo pochi giorni dalla proposta di Iliad, Vodafone ha ufficialmente rifiutato l’offerta di 11,2 miliardi di euro affermando che non è nell’interesse dei soci unirsi a un’altra azienda.
Restiamo concentrati sulla fornitura di valore per gli azionisti attraverso la crescita organica a medio termine e l’ottimizzazione continua del portafoglio.
La risposta arrivata da Iliad è stata che avrebbero continuato sulla loro strada facendo leva sui propri successi e i numeri da record. Ricordiamo che è stata una delle poche aziende di telefonia a raggiungere oltre 8,5 milioni di abbonati mobili in tre anni e mezzo, l’offerta a banda ultralarga fissa appena annunciata e oltre il 20% di fatturato dovuto alla crescita dei ricavi degli abbonati nel 2021. Emma Mohr-McClune, Service Director Technology di GlobalData, commenta:
Era chiaro che l’offerta di Iliad per il 100% di Vodafone Italia non sarebbe stata accolta favorevolmente. Dubito che Vodafone sia aperta a perdere il 100% delle sue attività europee, in effetti. Cercherà una joint venture o un modello di fusione più equilibrato, come quello che la società opera attualmente nei Paesi Bassi, per mantenere una partecipazione in questi mercati, massimizzando al contempo i risparmi e le efficienze operative pianificate per emergere dalla sua attività in corso di separazione strutturale a livello aziendale e razionalizzazione della piattaforma digitale.
Il settore telco
Il settore delle telecomunicazioni, abbreviato in TCL, è uno degli elementi più importanti del mercato contemporaneo, capace di trasformare il digitale e di far sentire gli effetti di questo cambiamento, soprattutto nella generazione attuale. Con il termine telecomunicazioni si intende: “l’insieme delle tecniche e dei procedimenti per la comunicazione a distanza di suoni (voce, musica), immagini, testi ecc., ai quali oggi ci si riferisce come segnali, quantità variabili nel tempo e di natura elettromagnetica, acustica o altra ancora, ormai quasi sempre rappresentati in forma numerica (o, più diffusamente, digitale)”. Per cui, la telecomunicazione è una attività di trasmissione a lunga distanza di messaggi tra due o più soggetti attraverso dei dispositivi elettronici che sfruttano un canale fisico di comunicazione. La tecnologia che riguarda le telecomunicazioni, può essere divisa in due gruppi: le tecnologie dell’informazione e della comunicazione.
Il declino delle telco
Nonostante le telco abbiano ricevuto un grande successo già alla fine degli anni ’90, adesso, con l’avvento di internet, si parla del declino delle telecomunicazioni. I numeri aggregati del settore,
Il settore dovrebbe essere sceso sotto la soglia dei 30 miliardi complessivi di ricavi, con un calo che peggiora anche quello del 2018 e del 2019. È ormai la conferma che di quella stabilizzazione che si era avuta nel settore fino al 2017 non c’è più traccia. Il livello della competizione è rimasto altissimo, specie nel mobile. E la conferma viene dal confronto europeo sull’andamento dei prezzi: come rileva Agcom, siamo il “Paese dove negli ultimi 12 mesi prezzi e tariffe sono scesi di più, oltre il 5%”.
Neanche la situazione pandemica, tra smartworking e dad, hanno potuto risanare la situazione. I numeri dunque, non fanno che confermare l’allarme del settore, che pur trovandosi di fronte a una stagione di grandi investimenti sia per le nuove reti mobili 5G, sia per i nuovi cablaggi in fibra, si trova in una seria crisi. Con ricavi e margini in discesa costante diventa quasi impossibile l’equilibrio finanziario dei nuovi investimenti, che vedono i tempi di rientro estendersi.
La crisi delle grandi aziende
Questa situazione non è però uguale per tutte le aziende di telecomunicazioni. I grandi operatori a trovarsi in crisi sono soprattutto Vodafone, Wind3 e Tim, a differenza di Fastweb e Iliad. Tim ha visto i ricavi scendere tra l’8 e il 9% nei primi tre trimestri del 2020. Tutto questo a causa della rete mobile, ma sembra poi essere riuscita a recuperare durante il quarto trimestre. E arrivano anche i primi segnali del cambio di rotta che vede ora Tim spingere di più sulla migrazione dalle vecchie reti Adsl alle nuove in banda ultralarga, i cui ricavi sono quasi triplicati in un anno (+172%).
Non diversamente Vodafone, che nel quarto trimestre dello scorso anno ha visto i ricavi italiani scendere del 7,8%, e Wind3 che a fine dicembre scorso ha dovuto registrare ricavi in calo del 4%. Meglio sono andate le cose a Fastweb, che ha gli stessi numeri di Wind3 ma di segno opposto: +4% i ricavi e +5% il margine lordo. L’operatore mobile francese, Iliad, ha segnalato un quarto trimestre da record in Italia con un +25% di ricavi e un andamento simile anche nel primo quarto di questo 2021.
Conclusioni
Sarà a causa di questa crisi che Iliad ha proposto l’acquisto del 100% di Vodafone? Sicuramente in parte sì, dal momento che avrebbero comunque potuto guadagnarci entrambe le aziende. L’offerta da 11,2 miliardi dell’azienda francese per le attività di Vodafone in Italia (per ora rifiutata) è l’ennesimo segno della necessità di riorganizzazioni, fusioni e ristrutturazioni per fermare il declino delle telecomunicazioni europee. Ma quale sarebbe la soluzione? La mano pubblica, cioè creare un progetto di rete unica, diventando un monopolio sotto il controllo statale, può essere una delle strade, che molti suggeriscono.
FONTI