“Gli Anelli del Potere”: prime immagini e polemiche

Il 2 settembre 2022 si avvicina. Una data cerchiata in rosso ormai da tempo e che, nel bene o nel male, costituirà con ogni probabilità uno spartiacque importante per la storia della televisione mondiale. Ebbene sì, per chi ancora fosse all’oscuro del conto alla rovescia che “dilania” anima e corpo di cinefili e appassionati, il 2 settembre è la data d’esordio di Il Signore degli Anelli: Gli anelli del Potere. La serie prodotta da Amazon Prime che, affidata ai due showrunner J.D. Payne e Patrick McKay, sta già infrangendo qualsivoglia barriera di natura economica mai registrata per una serie tv. I costi di produzione si aggirano, almeno secondo i rumors, attorno al miliardo di dollari, per una operazione mastodontica volta a riportare in auge quel magico mondo che Peter Jackson mise su grande schermo vent’anni fa.

Tuttavia, proprio in virtù dell’amore che da decenni circonda gli scritti di Tolkien, buona parte del fandom non è apparso entusiasta del progetto, specie in considerazione di scelte di marketing che, ad oggi, pare abbiano svelato aspetti tutt’altro che convincenti e, in particolare, un casting che ha registrato numerose “perplessità”.

 

Crollo verticale

Sembra paradossale pensare al crollo verticale subito dalle aspettative dei fan nel giro di pochi mesi, da quel 2 agosto 2021 in cui la pubblicazione e diffusione della prima immagine della serie aveva mandato in visibilio il web, scatenando hype e teorie. Una misteriosa figura ammantata di bianco, lo sguardo rivolto (così si sono espressi gli esperti) alla città di Valmar, e il sole a illuminare quelli che a tutti gli effetti sembrano i due alberi del regno di Valinor, uno dei regni di Arda dalle caratteristiche assimilabili a quelle di un Paradiso terrestre.

A seguito di un silenzio durato la bellezza di oltre cinque mesi, il comparto marketing del progetto ha poi cominciato, a partire dalla seconda metà di gennaio, a rilasciare una serie di “assaggi promozionali”, con l’intento di catturare l’attenzione del pubblico e iniziare a preparare il terreno in vista di settembre.
Purtroppo però, se il Title Announcement del 19 gennaio e le immagini dei costumi di scena pubblicate in data 3 febbraio avevano instillato negli spettatori una sana curiosità, lo stesso non si può dire per quanto riguarda le prime foto di alcuni dei protagonisti, rese note da Vanity Fair e dagli account ufficiali della serie a una settimana di distanza. Così come, d’altronde, non sembra aver particolarmente brillato neanche il primo trailer rilasciato nella notte del Super Bowl tra domenica 13 e lunedì 14 febbraio.

 

Polemiche e attacchi frontali

Sebbene la campagna pubblicitaria sia, almeno per il momento, culminata con la pubblicazione del trailer, quest’ultimo ha semplicemente rinsaldato il dibattito scatenatosi dopo gli scatti comparsi su Vanity Fair. Se difatti nuove critiche sono sorte, esse hanno lamentato problematiche relative a una computer grafica altalenante, a un’atmosfera generale talvolta lontana dai ricordi Jacksoniani e a una durata forse fin troppo limitata del teaser stesso, ancora fin troppo generico e trattenuto a livello contenutistico. Ma il reale fuoco incrociato risale a una manciata d’ore antecedenti al Super Bowl.

Le prime immagini ufficiali, diffuse per presentare i volti di alcuni personaggi della serie, hanno infatti alimentato un variegato coacervo di polemiche. Owain Arthur, interprete di Durin IV, è stato invero il solo a ricevere un plauso generale per la sua fedeltà all’immaginario visivo de Il Signore degli Anelli, mentre Morfydd Clark e Robert Aramayo (rispettivamente i giovani Galadriel e Elrond) hanno solo parzialmente convinto. Tuttavia, persino la gelida indifferenza riservata al probabile ramingo Halbrand (Charlie Vickers) e all’umana Bronwyn (Nazanin Boniadi), sono da considerarsi oro colato in relazione al rifiuto misto a disprezzo rivolti nei confronti di Sophia Nomvete e Isamel Cruz Córdova.

 

Diversità

L’attrice, incaricata di vestire i panni di Disa, una principessa nana, è stata presa di mira per ragioni legate alla sua etnia e il suo aspetto estetico fin troppo curato (pulizia eccessiva e apparente mancanza di barba), considerati entrambi lontani dalle descrizioni di donne naniche in nostro possesso. Gli attacchi rivolti a Córdova e al suo Arondir, un elfo silvano, sono invece tutti improntati alla sua carnagione scura.
Al di là della stupidità di chi sfrutta qualsiasi occasione per farsi vanto del più ignorante e becero razzismo, le argomentazioni portate avanti dai puristi tolkeniani parlano più che altro di un atteggiamento irrispettoso nei confronti dell’opera originaria del professore, il quale, nel processo creativo che portò alla nascita degli elfi, si rifece essenzialmente a elementi della mitologia nordica. Perché dunque inserire un personaggio che non sembra aver nulla di che spartire con le idee del creatore di questa epopea? Trattasi di provocazione? O di una ennesima ingerenza del famigerato politically correct?

La risposta della produzione non si è fatta attendere e, paradossalmente, ha deciso di fare leva su quello che è considerato uno dei concetti che stanno alla base dell’opera di Tolkien: la diversità. Afferma infatti la produttrice esecutiva Lindsey Weber:

Ci è sembrato naturale che un adattamento del lavoro di Tolkien riflettesse l’aspetto reale del mondo. Tolkien è per tutti. Le sue storie parlano delle sue razze immaginarie che fanno del loro meglio quando lasciano l’isolamento delle proprie culture e si uniscono.

Aggiungiamo inoltre che, sebbene possa essere parzialmente comprensibile il fervore dei fan più accaniti convinti di veder rovinata la propria opera di riferimento, archetipo del genere fantasy, è altrettanto vero che ben poco ci è stato rivelato della trama della serie e delle numerosissime vicende che la riguarderanno e che, inoltre, sia il personaggio di Disa che quello di Arondir sono frutto di invenzione degli autori.

Nulla sappiamo delle loro origini e delle loro storie e pensare di poter esprimere un giudizio a tutto tondo mesi prima dell’uscita della prima puntata appare quantomeno presuntuoso.

Difficile immaginare che le posizioni dei due schieramenti possano ammorbidirsi nell’immediato futuro; la speranza è che il budget elevatissimo de Gli Anelli del Potere e la sua scrittura possano garantire un livello di qualità al di sopra della media, nel rispetto di Tolkien e del mondo del cinema, così da riuscire, chissà, a cancellare dubbi e lamentele che come nuvolacce di Mordor sembrano voler oscurare la bellezza di un agognato ritorno a casa.

Chi pensava di morire combattendo fianco a fianco a un elfo?
E invece fianco a fianco a un amico?

 

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