Luigi Boille, un’artista europeo
Luigi Boille nasce a Pordenone nel 1926. A 18 anni si trasferisce a Roma, dove nel 1949 consegue il diploma presso l’Accademia di Belle Arti e nel 1950 la laurea in Architettura. Terminati gli studi, inizia a viaggiare in Europa tra Germania, Spagna e Olanda, da dove, nel 1951 passerà in Francia. A Parigi, che diventa la sua città per 16 anni, Boille inizia a dedicarsi alla pittura, avvicinandosi ai movimenti d’avanguardia e all’Informale. Qui, Boille si aggrega al gruppo della Jeune Ecole de Paris, con cui espone i suoi dipinti in numerose collettive sia in Francia che in Italia. Infatti, è proprio con il gruppo francese che Boille avvia il dialogo tra il Barocco e l’Informale.
A cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta, Boille è protagonista di numerose esibizioni in tutta Europa. Un esempio sono l’International Festival Osaka-Tokyo con il gruppo informale Gutai, a cura di Michel Tapié; La Jeune Ecole de Paris II, a cura di Pierre Restany e Nuove tendenze dell’arte italiana, a cura di Lionello Venturi. Come si può leggere, Boille è accolto dai critici più importanti dell’epoca e questi apprezzamenti lanciano la sua carriera a metà degli anni Sessanta. Infatti, nel 1964 Lawrence Alloway invita Boille, Capogrossi, Castellani e Fontana a partecipare con alcune opere al Guggenheim International Award di New York, in qualità di rappresentanti dell’Italia; mentre, sempre nello stesso anno, Boille riceve la visita di Giulio Carlo Argan, il quale lo presenterà alla XXXIII Biennale di Venezia del 1966, dove l’artista è presente con una mostra personale.
Il successo di pubblico e di critica lanciano l’attività del friulano, che nel frattempo è tornato a Roma. Nello studio di Via Flaminia, Boille prosegue la sua ricerca nel solco dell’Informale in maniera del tutto personale. La sua ricerca, che è stata sempre originale e stimolante, ma anche fedele a una cifra stilistica e inconfondibile, va avanti senza soluzione di continuità fino al 2015, anno della sua scomparsa.
I rapporti con i grandi nomi dell’arte
Boille è stato sempre acclamato dal pubblico, dalla critica e dai suoi colleghi. A partire da Achille Perilli, scomparso di recente, che ha scritto di lui come un uomo dotato di una “cultura post-coloniale americana” e che gli ha permesso di avvicinarsi al gruppo francese di Pierre Restany, fondatore del Nouveau Réalisme, che lo ha coinvolto nel gruppo della Jeune École de Paris.
Boille è l’eroe di un’avventura organica, unitaria, gelosa della sua individualità. (…) il mistero di questa creazione si collega alle leggi segrete che regolano la vita stessa dell’universo. In questa pittura che non ha paura di smarrirsi né di perdersi, l’osservatore ispirato potrà avvertire il richiamo o il passaggio delle forze oscure che animano il mondo. Tali sensazioni sono rare. Più rare ancora sono le opere che ce ne danno il pretesto.
Pierre Restany
Tuttavia, la persona che maggiormente ha creduto nel Barocco Informale di Boille è stato Michel Tapiè. Collezionista e soprattutto critico d’arte, Tapiè è stato il padre dell’arte informale francese e ideatore del termine Art informel. Le sue teorizzazioni e le sue esposizioni nella galleria Stadler sono state fondamentali per Boille nella ricerca del colore e della performatività del gesto. Infatti, seppur italiano, Boille si forma in Francia, guidato proprio dal teorico francese che l’ha fatto poi conoscere al mondo intero.
E infine Giulio Carlo Argan, colui che l’ha riportato in Italia, dove nel frattempo l’arte informale stava per lasciare il posto alla teorizzazioni di Célant riguardo l’Arte Povera. Il grande critico si è accorto subito del rapporto che Boille instaura tra gesto e colore, tanto da avvicinarlo alle manifestazioni barocche e settecentesche, che caratterizzano le opere di Boille negli anni Sessanta e Settanta.
Il segno di Boille svolgendosi e modulandosi come pura frase pittorica, realizza e comunica uno stato dell’essere, di immunità o distacco o contemplazione.
Giulio Carlo Argan
Le opere di Luigi Boille
Le opere, in mostra a Palazzo Merulana fino al 27 marzo 2022, mostrano il passaggio da un gesto rarefatto a uno più serrato, dove le campiture dense e scure cedono il passo a cromie vivaci e guizzanti. Sebbene Boille, come è noto, si sia formato ed è stato influenzato dalla Parigi informale di Tapiè, dove le opere di Hartung, Fautrier, Mauthier e Soulages descrivevano la condizione di smarrimento nata già durante la Seconda Guerra Mondiale, tuttavia Boille non ha mai assecondato le mode, né ha mai sconfessato il suo impegno ideologico.
In Francia, Boille rompe con le ricerche geometriche del Cubismo e del Neoplasticismo, per abbracciare il Surrealismo. Di questa corrente, l’artista apprezza soprattutto la descrizione dei vari strati dell’inconscio, per tradurli successivamente nella ideologia informale. Infatti, proprio questa sintesi è la fortuna di Boille il quale immerge il suo stato emotivo nella materia, come Fautrier, oppure riduce il proprio io in una espressione gestuale, come nelle opere di Hartung.
Boille però va oltre. L’artista friulano, realizza quadri dove la componente estetica è fondamentale e dove il suo linguaggio è in grado di unire la dimensione razionale con quella irrazionale. Quindi, non più un gesto che si trasforma sulla tela in metafora delle emozioni, ma un gesto che sulla superficie diventa segno. Un segno che ha valore sia emozionale che estetico, diverso dagli artisti informali.
Infatti, gli informali puntavano a raffigurare sulla tela le loro emozioni, senza tener conto del risultato finale. Estetica, colore e bellezza per gli artisti di Tapiè erano fattori irrilevanti, mentre per Boille sono tenuti in considerazione, e per questo sono caratterizzanti della sua produzione pittorica.
Boille quindi, fa tesoro degli incontri parigini ma anche della sua cultura italiana. Il segno sulla tela ha quindi valore anche cromatico ed estetizzante, facendo avvicinare le sue opere alla vivacità barocca. Ed ecco che l’Informale si veste di Barocco e della sua emotività vivace e mistilinea. Blu, verde, oro e giallo definiscono il segno riconoscibile di Boille, con il quale cerca di comunicarci qualcosa. Gioia, tristezza, angoscia sono gli stati d’animo che emergono da questa arte astratta e psicologica.
Luigi Boille e la politica
Sebbene il dipinto sia del 2014, può essere preso in considerazione per sottolineare lo stile personale di Luigi Boille. Omaggio a Berlinguer, padre del famoso compromesso storico, è sia un quadro politico che intimo. Nel 1973 Berlinguer aveva avviato un percorso di riconoscimento del Partito Comunista come possibile partito di governo, alimentando i sogni di tutta la sinistra italiana dell’epoca. Tra cui anche quelli di Boille, il quale ci restituisce un ritratto intimo e personale.
Il segno è scuro, mosso e non-finito, e simboleggia l’incompletezza di quel processo, finito con l’omicidio di Aldo Moro. Boille, è figlio dei suoi tempi e utilizza l’Informale per esprimere la sua vicinanza alle idee politiche del grande statista. Quindi, da un punto di vista politico, il dipinto si inserisce nel contesto degli anni Settanta, nei quali arte e politica vanno di pari passo.
Ma, se lo si considera da un punto di vista artistico, l’omaggio può essere considerato un manifesto pittorico di Boille. Infatti, come è stato scritto sopra, Boille ha interpretato esteticamente le teorizzazioni di Tapiè traducendole in modo personale e dandogli significato. L’Art Autre non significava altro che la manifestazione personale della condizione umana; mentre qui Boille circostanzia il segno con le idee politiche di sinistra. Il suo segno, simbolo della sua espressione, quindi, non è più fine a se stesso, ma ha un senso che l’artista capta dalla realtà e che restituisce sulla tela.
Il linguaggio pittorico di Boille
Tuttavia, osservando le sue opere, il contatto con l’Informale è sempre rimasto ben saldo. L’arte di Boille, come quella degli informali, si sottrae al figurativo, alla geometria e soprattutto alla matematica. L’assenza di questi elementi, caratteristici dell’astrattismo, connota le opere degli informali del loro elemento informe, dove l’uso del colore è usato in senso psicologico. Boille, a differenza degli informali, punta all’esteticità dinamica e cromatica, per rendere il dipinto una superficie comprensibile e apprezzabile.
Il suo linguaggio pittorico dialoga con le avanguardie e con le teorie di Tapiè, ma si carica di una emotività positiva e vitalistica, sconosciuta ai pittori francesi. Nelle sue opere resta qualcosa di geometrico e armonico, che fa distaccare Boille dagli informali; ma il predominare della traduzione gestuale in segno sulla tela fanno di Boille uno dei maggiori interpreti di quell’arte che, a partire dalla fine degli anni Quaranta, ha segnato tutta l’arte europea.
Per una breve considerazione
Luigi Boille, infine, è l’esempio di come la storia dell’arte, se conosciuta in maniera approfondita, può essere usata come strumento di espressione. Nelle sue opere risulta evidente la vicinanza con i dipinti parigini degli anni Cinquanta, ma la personalità di Boille è stata fondamentale per creare opere dal timbro fortemente soggettivo. Il proprio inconscio, elemento caratterizzante dell’Informale, è il vero soggetto delle sue opere, che segnano il passaggio dall’angoscia della ricostruzione alla vitalità del progresso. Il segno di Boille, quindi, come testimonianza dei cambiamenti della società e della politica europea.
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