Lamberto Pignotti tra Dada e Pop

La mostra collettiva Aller Boille Pignotti | Tre outsider a Roma, disponibile a Palazzo Merulana a Roma fino al 27 marzo 2022, si fruisce con il supporto della storia dell’arte. Le opere presenti di Lamberto Pignotti sono estratte dalle serie che caratterizzano la sua attività: poesia visiva e installazioni. Una mostra che mette insieme poesia e arte, oggettività e performance, in un’esperienza di visita stimolante e partecipativa.

Biografia di un rivoluzionario

Lamberto Pignotti nasce a Firenze nel 1926. L’approccio all’arte avviene tra le mura di casa, dove il padre eseguiva dipinti di paesaggio, con un approccio a metà tra i macchiaioli e i divisionisti. Conseguita la laurea, nel 1944 avvia il suo percorso artistico di arte verbo-visiva, partendo dalle lezioni delle avanguardie europee, Dadaismo in testa. Nel 1968 si trasferisce a Roma, dove può entrare maggiormente in contatto con il movimento culturale dell’epoca. Infatti, è nella Capitale che inizia a collaborare e a pubblicare le sue opere su riviste come «Paese sera», «La Nazione», «L’Unità», «Rinascita»; a partecipare alla scrittura di programmi per la RAI; e, in queste occasioni, a concepire e a teorizzare le prime forme di “poesia tecnologica” e “poesia visiva”, di cui cura nel 1965 la prima antologia.

L’attività di saggista inizia in questi stessi anni, che sono caratterizzati dall’attività politica e dalla militanza culturale, ai quali Pignotti partecipa con i suoi scritti. Nel 1963 dà vita al Gruppo 70 e partecipa alle attività del Gruppo 63, un collettivo di neoavanguardia letteraria molto apprezzato nei circoli intellettuali di Roma.

Gruppo 63 è una sigla di comodo di cui spiegheremo un po’ più avanti l’origine. Di fatto dietro a questa sigla c’era un movimento spontaneo suscitato da una vivace insofferenza per lo stato allora dominante delle cose letterarie: opere magari anche decorose ma per lo più prive di vitalità […] Furono l’ultima fiammata del neorealismo in letteratura, fioca eco populista della grande stagione cinematografica dei Rossellini e dei De Sica. 

Nanni Balestrini

Da questo momento in poi, l’attività di Pignotti prosegue a gonfie vele. Numerose sono le mostre personali e collettive alle quali ha partecipato in Italia e nel mondo, dove ha presentato le sue opere ottenendo grande successo di pubblico e di critica. Professore di Architettura a Firenze e successivamente al DAMS della Facoltà di Lettere di Bologna, ha proseguito la sua ricerca artistica sempre nel segno della parola.

La sua attività artistica

Osservando le opere in mostra, si può notare come l’attività di Pignotti si inserisca a pieno diritto nel novero delle avanguardie novecentesche. Il Dadaismo e l’arte polimaterica di Enrico Prampolini sono i due punti di partenza per le opere di Pignotti, dai quali procede rapportando segni e codici di diversa provenienza. Nascono così alcune serie di opere, come Poesie e no, le cine-poesie, le cassette logo-musicali, i libri oggetto di plastica; o ancora,  le poesie da toccare, da bere, da mangiare; i chewing poems e le poesie visive, sotto forma di collage o di intervento su foto di cronaca, di moda, di pubblicità. Come si può notare già fin dai titoli di queste serie di opere, i due concetti artistici menzionati si intrecciano, ma Pignotti va oltre. Se al Dadaismo guarda in segno critico e letterario, alle teorie futuriste del quadro tattile Pignotti si rapporta invece in senso espressivo.

La parola stessa, decontestualizzata e destrutturata, in Pignotti ha valore di segno e di conseguenza valore espressivo. Questa, inserita in un contesto di immagini Pop, restituisce il contesto semantico e oggettivo di cui fa parte. Ed ecco che Dadaismo e Pop Art si fondano, con l’obiettivo di creare un nuovo linguaggio moderno. Quella di Pignotti è una modernità che dialoga anche con la storia dell’arte: ad esempio con i quadri tattili realizzati da Prampolini negli anni Venti, la cui conformazione doveva suggerire e stimolare i sensi. Se i futuristi come Prampolini avevano lo scopo di proiettare il quadro in una dimensione sensoriale, Pignotti però aggiunge anche una dimensione funzionale e linguistica.

Le sue installazioni si presentano non solo nello spazio fisico, ma anche in quello linguistico. Le sue poesie visive hanno lo scopo di rendere matericamente la parola con l’aiuto delle immagini e, in questo modo, restituiscono alla comunicazione stessa la dimensione estetica negata dalla società consumistica. Così, grazie all’utilizzo dei concetti dell’avanguardia, Pignotti crea un nuovo linguaggio, dal forte valore sinestetico e sensoriale e dal gusto fortemente ironico.

Poesia visiva

Lamberto Pignotti, Non è più tempo di decadentismo, 1967 circa.

Un esempio del rapporto con il Dadaismo è l’opera Non è più tempo di decadentismo, del 1967 circa. Pignotti costruisce la superficie del quadro con il supporto della tecnica del collage, il quale non ha valore pittorico, ma puramente materico. Infatti, testo e immagini sono composte insieme per rielaborare, con effetti efficaci di tipo parodistico, la dimensione patinata delle riviste di moda e della pubblicità, nell’intento di restituire alla comunicazione stessa la dimensione estetica negata dalla società consumistica. Infatti, le cosiddette poesie visive fanno uso dell’ironia, del rovesciamento, e della riflessione metalinguistica per discutere e mettere alla prova le capacità comunicative del linguaggio in modo analitico e strumentale.

Sono anche opere da calare nel contesto degli anni Sessanta. Il boom economico, la conquista dei diritti personali e sociali, le contestazioni politiche e culturali sono lo strumento di indagine di Pignotti; il quale, con intelligenza e creatività, riporta tutto sulla tela. Pignotti, in questo modo, è allo stesso tempo sia artista che critico della società e delle trasformazioni contemporanee; e questo strumento creativo gli consente di esprimersi con maggiore libertà.

Le poesie da toccare

Lamberto Pignotti, Touch Poem, 1970 circa.

La polimatericità e il tattilismo di Prampolini e Marinetti sono il punto di riferimento dell’opera Touch Poem. La tradizione del simultaneismo futurista e dell’intreccio tra spazio e tempo, arte e vita, pittura e scrittura e materiali diversi, sono il carattere distintivo di questa serie artistica. Pignotti crea dei testi visivi e performativi, attraverso il montaggio e l’interazione tra immagine e parole: qui sta la rivoluzione dell’artista fiorentino, che unisce vecchio e nuovo sistema di comunicazione di massa.

In questo caso, Pignotti gioca la sua costruzione sull’ironia. Un guanto trasparente decorato con un intervento letterario, invita il visitatore ad esperire l’opera direttamente con il semplice uso del proprio tatto. Il fatto che sia incorniciato ed esposto, colloca giustamente il quadro nel sistema dell’arte; e, in questo modo, Pignotti gioca con la critica, alla quale offre “qualcosa di cui sparlare”. Un’opera dal forte carattere dadaista che, polimatericamente, contesta il sistema della critica d’arte.

I Chewing poems

Lamberto Pignotti, Eat Poetry, 1977.

Infine, la comunicazione viene dissacrata completamente con Eat Poetry. Con queste due piccole installazioni, Pignotti ironizza sulla comunicazione culturale, sia sacra che profana. Una cultura da somministrare al popolo, il quale non deve fare altro che ingerire, senza che ne conosca la provenienza. L’opera si presenta come una vera e propria critica alla passività della gente nei confronti della comunicazione di massa; e, di nuovo con un intervento di tipo dadaista, Pignotti strappa un sorriso al visitatore. Acriticità, passività e sensazione di essere succubi del sistema sono i temi maggiormente utilizzati dai movimenti di contestazione degli anni Sessanta e Settanta; e Pignotti li sintetizza tutti in questi due piccoli quadretti da camera. Cultura borghese e proletaria si fondono con l’obiettivo di ironizzare sulla società contemporanea.

Il Dada e il Pop come strumento sociale

La socio-centrica attività di Pignotti si è sviluppata di pari passo ai cambiamenti sociali dello scorso secolo. Partendo dai concetti delle avanguardie storiche, l’artista ha sempre osservato la società, sia dal punto di vista globale che personale. Nel corso degli anni Sessanta, l’Italia ha assistito al cambiamento radicale dell’uso dei media e la conseguente invadenza e costante presenza nella quotidianità. Giornali e televisioni hanno scandito la nostra storia, di cui Pignotti ha estrapolato i momenti salienti per condensarli sulla tela. Che si tratti di poesie visive, installazioni, oppure video installazioni, l’obiettivo di Pignotti è sempre stato quello di  realizzare libri oggetto con diversi materiali e performance, usando frammenti di testi variamente combinati.

Lamberto Pignotti, figura di spicco della poesia visiva italiana, utilizza il segno letterale per confrontarsi con la nuova realtà tecnologica raccontata dai futuristi e quella mercificata svelata dalla Pop Art. L’artista, pur utilizzando l’ironia e il segno come mezzi espressivi, approccia con razionalità alla società industrializzata e oggettivizzata di cui fa parte, restituendoci i cambiamenti del Novecento in maniera visiva e polisensoriale.


CREDITI

Tutte le immagini sono a cura del redattore.

 

 

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