Vaccino e pillola anti-Covid, Pfizer in calo, ma sarà temporaneo?

Il 2021 per l’azienda farmaceutica americana è stato un anno di puro guadagno, soprattutto grazie al vaccino e la pillola anti-Covid. Pfizer dichiara di aver chiuso il 2021 con un fatturato pari a 23,8 miliardi di dollari, una cifra raddoppiata rispetto all’anno precedente. Gli analisti avevano però previsto una cifra maggiore, ovvero circa 24,1 miliardi di dollari.

Crisi nel mercato di Wall Street per Pfizer

Sono numeri altissimi, che fanno pensare a tutto meno che a un calo dell’azienda, calcolando anche che è proprio alla fine del 2021 che Pfizer ha iniziato a commerciare la nuova pillola Paxlovid. L’azienda si è giustificata sui dati dicendo che negli USA ci sono quattro giorni in meno nel mercato e questo ha comportato un ovvio peggioramento rispetto ai dati previsti, cioè la perdita di 500 mila dollari. Infatti dichiara Pfizer:

Rispetto al trimestre dell’anno precedente, la crescita dei ricavi del quarto trimestre 2021 è stata influenzata in modo sfavorevole per circa 500 milioni di dollari, o il 4%, come risultato del quarto trimestre 2021, a causa del fatto che negli Usa e nei mercati internazionali ci sono stati quattro giorni di vendita in meno. Questo impatto sfavorevole ha influenzato negativamente i tassi di crescita dei prodotti nell’intero portafoglio. 

Nel 2022 Pfizer si attende di incassare 54 miliardi di dollari dalle sue cure per il Covid-19: 32 dal vaccino e 22 dalla pillola Paxlovid, per il quale ha ottenuto recentemente il via libera alla commercializzazione.

Pillola Paxlovid

La pillola di Pfizer, che ha l’importante funzione di inibire la proteasi, l’enzima che causa la produzione di proteine del Sars-CoV-2, cioè la Spike, se somministrata entro i primi cinque giorni dall’inizio dei sintomi, secondo le ricerche, ha un’efficacia dell’89% nel frenare lo sviluppo della malattia. Paxlovid è un’associazione di due antivirali, Nirmatrelvir e Ritonavir (quest’ultimo noto nei trattamenti contro HIV-Aids), che quindi gli conferiscono un effetto potenziato che protegge anche da possibili varianti. Paxlovid si costituisce di sei pillole (quattro di Nirmatrelvir e due di Ritonavir) da assumere una ogni dodici ore.

C’è un serio bisogno di farmaci pratici per curare i pazienti a domicilio e agevolare gli ospedali, soprattutto le terapie intensive. La pillola anti-Covid, come dimostrano le sperimentazioni, sarebbe una soluzione molto semplice ed efficace, soprattutto perché utilizzabile in ogni momento. Il nodo ancora da sciogliere resta legato al fatto che la pillola anti-Covid può essere prescritta solamente dagli specialisti nel campo medico e non dai medici di base. L’idea che si vorrebbe realizzare nel futuro è quella di rendere la pillola anti-Covid più facilmente reperibile sul territorio, abilitando anche i medici di base a prescriverla, in modo da diventare accessibile a tutti.

La distribuzione

La distribuzione alle Regioni e alle Province di tutta Italia delle prime 11.200 dosi del Paxlovid è incominciata a febbraio. Il primo paziente che è stato curato con questa pillola in Italia è un uomo di 54 anni, con malattia cardiovascolare e con sintomi del Covid-19 da 3 giorni. Il contratto stipulato tra il Commissario per l’emergenza Francesco Figliuolo e Pfizer prevede la fornitura di complessivi 600 mila trattamenti nel corso del 2022, che verranno successivamente distribuiti alle strutture sanitarie regionali, non appena disponibili, secondo le indicazioni del Ministero della Salute e dell’Aifa.

Altre cure oltre la pillola Paxlovid

Alcune aziende farmaceutiche stanno testando un nuovo vaccino, somministrabile per via intranasale. Oltre a rendere più pratica e rapida la distribuzione delle dosi, un vaccino senza iniezione potrebbe rivelarsi più efficace nel prevenire l’infezione rispetto ai metodi impiegati fino a adesso. Secondo gli esperti, utilizzare queste cure in futuro potrebbero contribuire a ritornare alla normalità dopo la pandemia, rendendo più semplice la convivenza con il virus, già migliorata sensibilmente proprio grazie alle vaccinazioni. Sarebbe la scoperta che potrebbe portare davvero alla fine di questa pandemia e aiutare a prevenire le prossime.

Come funziona

I vaccini contro il coronavirus che abbiamo impiegato fino a adesso stimolano in particolare la produzione delle IgG, il tipo di anticorpi (immunoglobuline) presente in maggiore quantità nel sangue e in grado di contrastare efficacemente la minaccia (antigene). La loro presenza è però limitata nei tessuti del naso e della gola, inoltre tende a diminuire nel corso del tempo (il sistema immunitario sviluppa intanto altre difese di lungo termine, sempre grazie alla vaccinazione, chiamate cellule della memoria).

Dai test effettuati finora, i vaccini intranasali sembrano essere invece piuttosto efficaci nel fare sviluppare un altro tipo di immunoglobuline, le IgA, presenti in altri fluidi del corpo come la saliva, oltre al sangue. La loro presenza nei punti di ingresso del coronavirus può quindi offrire una migliore protezione, attaccando il virus appena fa ”sbarco” nel nostro corpo. Le IgA sono gli anticorpi più importanti quando si tratta di queste tipo di infezioni.

Le altre ricerche

Per creare uno spray anti-Covid, è importante misurare correttamente le IgA, ma farlo non è semplice, perché i risultati possono cambiare a seconda dei tempi e delle condizioni in cui vengono prelevati i campioni, soprattutto se ci si trova in una stagione influenzale. Le IgG sono solitamente più semplici da rilevare tramite poche gocce di sangue, come nel caso dei test sierologici. Nonostante le soluzioni spray anti-influenzali abbiano avuto un discreto successo in alcuni Paesi, la loro efficacia è spesso limitata soprattutto tra gli adulti che essendo già venuti in contatto con i virus influenzali hanno una certa protezione e reagiscono quindi al virus contenuto nello spray eliminandolo.

L’ostacolo più grande di questo nuovo farmaco, sarebbe paradossalmente l’assenza di domanda per delle soluzioni del genere, soprattutto in occidente. Questo perché ormai la maggior parte dei Paesi ha stretto un forte accordo con le altre cause farmaceutiche, preferendo il vaccino tramite iniezione. Nel caso in cui ci sarà bisogno di richiami più frequenti, il vaccino intranasale diventerebbe la soluzione al problema.

I casi ad oggi sembrano diminuire, come l’anno scorso e quello ancora precedente. Siamo forse arrivati alla fine di tutto? È troppo presto per dirlo, ma si spera che le tante soluzioni nel campo della medicina e della ricerca stiano mettendo il punto conclusivo a un periodo tra i più difficili della storia recente e che una pillola sarà in grado di curare da casa una malattia che ha portato via migliaia di persone.

Fonti

forbes.it

ilpost.it

ilgiorno.it

corriere.it

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