Sono giorni e settimane convulse quelle che stiamo vivendo da quando, gli scorsi 23 e 24 febbraio, le armate russe hanno cominciato a invadere i territori dell’Ucraina. Ha così avuto inizio un conflitto di cui tutti, russi stessi, avrebbero fatto volentieri a meno.
Mentre l’intero Occidente europeo resta col fiato sospeso in attesa di notizie dal fronte, neanche il mondo della cultura è rimasto esente dalle prime, inevitabili, conseguenze dello scoppio della guerra. Si riaffaccia nella politica internazionale lo spettro di un bipolarismo che, dal 1991, si credeva superato, ma che forse non si è mai estinto del tutto.
Nell’ultima settimana, in Italia, ha fatto discutere la scelta dell’Università Milano Bicocca di sospendere l’inizio di un corso di letteratura russa su Dostoevskij, salvo poi ripristinarlo allo scoppio delle polemiche. Il mondo dell’arte, invece, ha visto il curatore Raimundas Malašauskas rassegnare, per protesta, le proprie dimissioni dalla conduzione del Padiglione Russo alla Biennale d’Arte di Venezia del 2022 e a cui si aggiunge la forte messa a rischio anche della presenza del Padiglione Ucraino.
Il comunicato della Biennale d’Arte di Venezia sul conflitto in Ucraina
Con un comunicato del 25 febbraio, dal sapore apparentemente retorico, ma che in realtà rammenta e sottolinea l’importanza della condivisione culturale, la Biennale – previa condanna della diatriba bellica – ha rilasciato una dichiarazione. L’istituzione ha confermato lo svolgimento della 59° Esposizione Internazionale d’Arte, la cui inaugurazione è prevista per il 23 aprile prossimo.
Questo il comunicato ufficiale della Biennale d’Arte:
La Biennale di Venezia, luogo di incontro fra popoli attraverso le arti e la cultura, è vicina a tutti coloro che soffrono a causa dell’attacco russo all’Ucraina.
Invoca la pace e ripudia fermamente ogni forma di guerra e di violenza, confermandosi luogo del dialogo fra istituzioni, artisti e cittadini di ogni paese, lingua, etnia e religione.
Auspica che la diplomazia internazionale ritrovi la forza per arrivare a una soluzione pacifica condivisa nel più breve tempo possibile.
Anche a questo scopo conferma l’apertura della 59. Esposizione Internazionale d’Arte il prossimo 23 aprile 2022.
Le decisioni del Padiglione Russo
Sullo stesso sito, il 28 febbraio scorso, la Biennale ha anche riportato l’accettazione delle dimissioni del curatore Raimundas Malašauskas e con lui degli artisti Alexandra Sukhareva e Kirill Savchenkov dalla partecipazione all’Esposizione. Il Padiglione Russo, quest’anno, non ci sarà.
La decisione è stata comunicata dal curatore con un post su Instagram, nel quale ha motivato la scelta giustificandola come un “atto di protesta”. Il curatore ha infatti definito il conflitto scoppiato in Ucraina “politically and emotionally unbearable”, ricordando le sue origini lituane e di come è cresciuto e si è formato sotto l’Unione Sovietica, esperendo sulla propria pelle gli strascichi dell’occupazione sovietica in Lituania. Ci si potrebbe allora chiedere, date le considerazioni del curatore (che si rifanno alle sue origini lituane e all’occupazione del suo Paese da parte dell’URSS), che cosa lo avesse spinto ad accettare l’incarico in precedenza.
Discussioni etiche a parte, certamente la Biennale perderà uno dei padiglioni che, considerate le premesse, avrebbe sicuramente presentato una proposta artistica assai interessante. Insieme alla direzione curatoriale di Malašauskas, i due artisti selezionati, Alexandra Sukhareva (1983) e Kirill Savchenkov (1987), avevano ideato un’esposizione incentrata sul concetto di transizione, inteso sia come processo chimico sia come processo filosofico/antropologico. L’esposizione avrebbe preso corpo entro una “una coreografia gestuale [volta ad] affrontare la complessità del concetto di tempo dalla prospettiva del corpo, della materia e della tecnologia.”
Queste erano state le dichiarazioni del curatore dimissionario del Padiglione Russo.
Il tema della Biennale d’Arte di Venezia 2022
Il titolo della Biennale d’Arte di quest’anno, scelto dalla curatrice Cecilia Alemanni, è infatti Il Latte dei sogni. È tratto dall’omonimo libro di favole della scrittrice surrealista Leonora Carrington, compagna del grande pittore tedesco Max Ernst. Nel libro, come ha dichiarato Alemanni:
L’artista surrealista descrive un mondo magico nel quale la vita viene costantemente reinventata attraverso il prisma dell’immaginazione e nel quale è concesso cambiare, trasformarsi, diventare altri da sé. È un universo libero e pieno di infinite possibilità, ma è anche l’allegoria di un secolo che impone una pressione intollerabile sull’identità, forzando Carrington a vivere come un’esiliata, rinchiusa in ospedali psichiatrici, perenne oggetto di fascinazione e desiderio ma anche figura di rara forza e mistero, sempre in fuga dalle costrizioni di un’identità fissa e coerente.
La sospensione delle attività del Padiglione ucraino e il supporto della Biennale
All’indomani dello scoppio del conflitto, il 25 febbraio scorso, anche i curatori e l’artista del Padiglione Ucraino avevano annunciato la loro indisponibilità per l’allestimento del medesimo, a causa della situazione bellica che, oltre a impedire la possibilità di spostamento (con annessa necessità di trasferire anche l’installazione artistica che sarebbe stata presentata), ha compromesso anzitutto l’incolumità delle loro vite, dei loro familiari e della loro attività.
Così, dal profilo Instagram Ukrainian Pavillion in Venice, i curatori (Lizaveta German, Maira Lanko e Borys Filonenko) e l’artista ucraino Pavlo Makov hanno annunciato l’interruzione e la sospensione dei lavori di allestimento del Padiglione. La scelta è stata presa dal gruppo indipendentemente dalla volta del Ministero della Cultura Ucraino, che non si è espresso in merito. Nello stesso messaggio però, il gruppo ha ribadito che la scelta non è una rinuncia alla partecipazione della Biennale, bensì soltanto una sospensione dei lavori di allestimento causata delle ovvie (e ben più importanti) circostanze belliche.
Ciononostante, i curatori e l’artista ucraino (il quale, per l’Esposizione, presenterebbe la sua installazione del 1995 dal titolo The Fountain of Exhaustion) sono “determinati a partecipare alla 59° Esposizione”, pur consapevoli che “non dipende tutto dalla loro volontà”.
Tuttavia, la presenza del Padiglione Ucraino alla 59° Biennale d’Arte potrebbe comunque realizzarsi, grazie alla mobilitazione della stessa Biennale. Questa, infatti, ha fatto sapere che:
sta collaborando e collaborerà in ogni modo con la Partecipazione nazionale dell’Ucraina alla 59. Esposizione Internazionale d’Arte per favorire la presenza dell’artista e del suo team con la sua opera. Alla cui realizzazione è fortemente impegnato nonostante la tragica situazione in Ucraina.
Un commento su “Biennale d’Arte di Venezia: cosa succede tra Ucraina e Russia?”